Erano costruzioni parzialmente interrate, con i muri in pietra e il tetto in zolle di muschio e di torba sostenute da costole di balena o tronchi d'albero spiaggiati.
Avevano dimensioni mediamente di sei/sette metri dk lunghezza per cinque/sei di larghezza, e potevano ospitare dalle dieci alle 25 persone, tutte appartenenti al medesimo nucleo famigliare.
Vi si accedeva camminando curvi tramite uno stretto e basso cunicolo lungo un paio di metri, che impediva alla neve e al vento di entrare.
All'interno le pareti erano coperte da pelli di foca, il che creava un ambiente interno abbastanza caldo. Tutto intorno era sistemata una piattaforma, dove sedevano e dormivano gli abitanti.
L'illuminazione era fornita da lampade scavate in pietra di steatite, ove veniva bruciato grasso di foca.
L'aerazione si otteneva tramite un buco nel soffitto.
In un angolo vi era un grande otre, dove i maschi orinavano direttamente, e le femmine vi depositavano la propria versandola da un contenitore più piccolo: l'orina veniva poi utilizzata per la concia delle pelli.
Ogni gruppo famigliare era diviso dagli altri da una tenda in pelle.
Queste case erano abitazioni 'temporanee', essendo gli abitanti di Ammasslik nomadi.
In estate venivano abbandonate, e il nucleo famigliare si muoveva alla ricerca di territori di caccia più abbondanti.
Durante questo periodo le famiglie soggiornavano in tende di pelli, come in uso ancora ai tempi nostri presso gli allevatori nomadi di renne della Siberia.
Questi accampamenti estivi di caccia potevano essere visti ancora negli anni 1950, eretti nelle zone più a nord dei fiordi di Sermilik e di Sermiligaaq.
Ai primi freddi gli inuit rientravano verso la costa, dove il clima era più mite, ma non tornavano alle case abitate l'anno prima. Ne costruivano di nuove in un altro luogo, oppure ne utilizzavano una trovata abbandonata.
Questo migrare continuo ha creato la mancanza del concetto culturale di 'casa' così come lo intendiamo noi, e ha fatto sì che questa popolazione ancora oggi dia poca importanza all'abitazione, considerandola più un luogo di 'permanenza' che un luogo dove trascorrere la propria vita.