La casa a Melides, sulla costa meridionale di Alentejo, progettata da Pedro Reis, rappresenta la concretizzazione del desiderio di una casa vacanza come luogo ideale per una fuga dal caos della grande città.
Il cliente ha bandito un insolito concorso di architettura tra tre atelier differenti per permettersi la scelta in una gamma più vasta di possibili soluzioni. La proposta vincitrice, ideata da Pedro Reis, presenta una lettura dell’aspetto più scenografico del paesaggio rurale naturale, poiché costruisce la casa in cima ad una ripida collina, relativamente protetta dall’irregolare topografia del contesto.
Abitare questo sito significa “fondare un luogo” per mezzo di un “forte impronta geometrica” realizzata tramite due volumi sovrapposti a “croce”. L’obiettivo di questa strategia dialettica non è solo quello di ridurre “la scala e la presenza” dell’edificio nell’ambiente, ma anche di “dividere” il progetto in due aree, una più “esuberante” ed esposta e una più “intima” e contenuta.
Se il volume superiore di colore chiaro richiama l’immagine sintetica della casa moderna, con ampie superfici vetrate aperte verso la pittoresca campagna, il volume inferiore “ancorato”, rivestito con lastre di cemento color terra prefabbricate in situ, siede sul suolo dando supporto e stabilità alla casa.
In termini di organizzazione programmatica, il volume “sospeso” superiore concentra al suo interno gli spazi principali, determinando l’unità abitativa minima, mentre il volume inferiore agisce come “zona di espansione” che ospita zone più private e aree di servizio, consentendo maggiori spazi di occupazione.
La cucina, come centro della casa, assume importanza fondamentale in qualità di zona di attraversamento per tutti gli spostamenti: entrare, attraversare l’interno e uscire in giardino dove un lungo pergolato fornisce ombra a tutta la casa.
L’esperienza di questa casa si pone come obiettivo il concentrarsi sull’essenza della stessa, sull’essere dentro e fuori, sulla contemplazione e sulla piacevole gioia che scaturisce dal viverla.
fonte: archiportale.com
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