La Casa Rossa di Giulio Scarpati: una Mamma da Ricordare

Creato il 18 giugno 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

"Non c'è futuro, e senza futuro il presente è solo il passato. Per questo sono qui accanto ma non mi vedi. O mi vedi e non mi riconosci. Mi fissi e mi attraversi con lo sguardo. Vedi altri, di altri tempi. [...] Sei nel nostro spazio ma sospesa in un tempo tutto tuo".

Ti ricordi la Casa Rossa? (Mondadori) è la lettera di un figlio a una madre malata di Alzheimer. Una lettera che, infarcita di ricordi, viene redatta per aiutare una mamma che ormai non riesce più a parlare e a rammentare, una lettera che viene redatta per cercare di non perdere nulla di ciò che è stato. Un libro, dunque, che Giulio Scarpati, il bravissimo attore che tutti ricordiamo come il Lele Martini della serie TV Un medico in famiglia, ha scritto per parlare alla mamma, una donna volitiva, forte, vitale ed attiva, e per rinfrescarle la memoria, quella memoria che pian piano sta svanendo.

Importante ricordare come il volume, pubblicato nel gennaio 2014 e composto durante i giorni della malattia (la madre dell'attore è poi purtroppo scomparsa nel maggio 2014), in un certo senso ha aiutato Scarpati a vivere la difficile situazione "con meno ansie e meno angoscia" e a trovare "una maniera diversa di comunicare con lei, non sul piano logico delle parole, ma su quello emotivo".

Nelle pagine del libro Giulio si mette a nudo. Usa questa sorta di missiva per (ri)sistemare cose, persone, ricordi di una vita. Non più il grande attore, ma soltanto un figlio che racconta della Casa Rossa, la casa delle vacanze in provincia di Salerno, luogo di spensieratezza e gioia, dove ogni estate la madre portava da sola i figli. Un viaggio nei ricordi che comincia a bordo di un'auto, carica di bagagli, bambini e affetti familiari. Un itinerario fatto di ricordi belli e brutti, di conflitti, litigate, incomprensioni, momenti che qualsiasi famiglia vive e attraversa.

Ti ricordi la Casa Rossa? rappresenta in un certo senso il tentativo (riuscito) di risalire la corrente contraria di un fiume: se l'anziana madre non può più essere la memoria della famiglia, non può più raccontare a figli e nipoti gli aneddoti di una vita, ecco che tocca a Giulio il compito di ricostruirli per salvarli dall'oblìo e poterli così riproporre all'amata genitrice. Cosa possibile anche grazie a sua sorella, memoria storica della famiglia, come dice lo stesso Scarpati, che tutti questi ricordi ha conservato in maniera scrupolosa e sempre viva.

Il libro di Scarpati molto ricorda Lessico familiare di Natalia Ginzburg. Un'opera che riesce a commuovere, ma anche a strappare più di un sorriso, come, ad esempio, nella descrizione della volontà materna di lasciare che la natura del luogo in cui vivono non venga ostacolata dall'intervento umano, nella ricerca di indipendenza dalle convenzioni della società oppure nella divisione delle cose in "cafone" e "non cafone": "La spiaggia? Cafonissima! Lo scoglio? Non cafone! La borsetta bianca? Molto cafona! [...] Il perché di questa "divisione" forse non lo sappiamo neanche bene... ma per la nostra famiglia è ancora così!".

Ti ricordi la Casa Rossa? viene descritto da Scarpati come un manuale di sopravvivenza al dolore, non come una biografia. Anche se in certi momenti sembra esserlo. Vi ritroviamo, infatti, momenti della sua infanzia, della sua adolescenza ma anche dell'attore e uomo di spettacolo. E anche genitori che diventano figli, e figli che diventano genitori. Scorgiamo i dubbi di un uomo che non riesce a capacitarsi di quanto è in atto e di come è iniziato: "Mamma, com'è iniziato questo calvario? Non lo so. È difficile anche capire quando. A un certo punto sei diventata molto aggressiva, senza motivo. Pensavamo: "Sarà l'età". Quando una persona iperattiva perde colpi diventa irascibile. Ti arrabbiavi perché "il computer non funzionava più". Invece funzionava eccome. Eri tu che non riuscivi più a usarlo".

In definitiva, Ti ricordi la Casa Rossa? rappresenta una sorta di viaggio che ha "costretto" lo stesso autore a fare un lavoro su sé stesso: "Alla fine è stato così, perché ripensandoci ho dovuto ritornare su tante situazioni del passato, anche sugli scontri con mia madre, è stato un modo per fare una sorta di bilancio personale, di questa vita con mia mamma, di questo rapporto con la famiglia. Mi è servito per superare il dolore, per farlo diventare un'occasione per mettere in gioco non solo certi ricordi ma anche certi valori, che uno magari dimentica".


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