“Nello stesso tempo scoprii, mentre mi alzavo dalla sedia, che ero invecchiato insieme a loro. Ero spezzato e fragile. Avevo perso le scarpe nell’incidente. Camminavo tra loro, inciampando. Mia madre mi prese per mano.”
La donna si chiude in sé stessa e tutta la famiglia Coutts, compreso il padre, giudice di professione, vive un periodo così buio da non riuscire ad intravederne la luce. Ma Joe è nel pieno della sua adolescenza e si ritrova a vivere una doppia vita, quella in stallo che vede sua madre sofferente e quella più spensierata in compagnia dei suoi amici. Ma nessuna delle due vite è così semplice, crescere non lo è mai e talvolta si è costretti a divenire adulti prima di quanto si dovrebbe.
“La casa tonda” (Feltrinelli, 2013) non è un giallo come tanti portali Internet lo descrivono fuorviando il lettore. È senza dubbio più adeguato definirlo romanzo di formazione dalle tinte gialle. Louise Erdrich (un’indiana Chippewa) ha descritto l’estate di un ragazzo diviso tra il dolore per ciò che è accaduto ai suoi familiari e la voglia di divertirsi e trascorrere giornate liete. Ed è la voce dello stesso protagonista a narrare ogni vicenda, in un modo semplice e forte al tempo stesso.
L’adolescenza non è un periodo così felice per nessuno e tantomeno per un ragazzo che deve combattere con i bianchi che cercano di dettar legge nelle loro riserve dove la vita si svolgerebbe altrimenti in modo molto più semplice. E quest’ultimo è certamente l’aspetto che distingue il romanzo da tanti altri.
Louise Erdrich ci porta all’interno di un modo a lei ben noto fatto di tante questioni ancora irrisolte e di tristi vicende che tante donne di origine indiana si ritrovano a vivere quotidianamente.
E lo fa ancora senza scordare le tradizioni con le quali la scrittrice è cresciuta, tra leggende e storie narrate dagli anziani, dando importanza ai sogni e a tanti elementi della natura che per altre popolazioni non sono così rilevanti.
“La casa tonda” è un viaggio nella storia e nel presente, è un tornare bambini e risvegliarsi tra le oscurità dell’età adulta.
È un romanzo che in parte ci riconduce a “Ricordi di un’estate” di Stephen King perché se ne respira la stessa atmosfera ma che in qualche modo risulta ancora più duro ed incisivo.
Ed è senza dubbio uno dei più bei libri degli ultimi anni che in tanti dovrebbero leggere per essere condotti, quasi magicamente, in una profonda riflessione.
Written by Rebecca Mais