La cassa disintegrazione

Creato il 21 febbraio 2014 da Lebarricate @gaetano_rizza

Pare che i partiti, vista la scomoda presenza del M5S in  parlamento, siano costretti a prendere delle decisioni alle quali mai avrebbero pensato in precedenza, anzi! Però ho iniziato dicendo “pare che”, infatti.

Dopo l’annuncio su Twitter dell’asfaltato ex presidente del consiglio Enrico Letta (soprannominato “staisereno”) che aveva eliminato il rimborso elettorale ai partiti (che poi naturalmente si è rivelato una bufala), sono passati molti mesi dall’approvazione della legge, contestata dal M5S. Nel frattempo i partiti hanno pensato ad aggiustarsela ancora un po’. Vedi per esempio l’aggiunta di un piccolo particolare: estendere la cassa integrazione ai dipendenti dei partiti coi loro mega apparati. Ebbene si sa che la cassa integrazione la paghiamo noi, anche coloro di noi che non riescono a far fronte neppure alle proprie spese personali e s’impiccano, ma questa cassa integrazione specifica, per i dipendenti dei mega apparati dei partiti, indovinate un po’ da dove se la tirano fuori? Avete indovinato: dalla “eliminazione” dei rimborsi pubblici. Ovvero una parte degli ex (ex per modo di dire) rimborsi ai partiti sarà destinata alla cassa integrazione dei loro dipendenti. E noi? E noi sempre col sedere al vento, soprattutto quelli di noi che si sono sempre barcamenati lavorando per piccole ditte che della cassa integrazione non hanno mai sentito neppure l’odore, perché non facenti parte e non meritevoli di simili tutele. Un altro mondo, ai quali molti lavoratori non hanno mai avuto accesso e non si sono neppure mai sognato.

Un’altra cosa però molti lavoratori non si erano mai sognati, quando avevano iniziato a lavorare da ragazzini negli anni sessanta, che qualcuno per loro avesse escogitato il contrario della cassa integrazione: LA CASSA DISINTEGRAZIONE, l’esodo con un calcio in culo, senza pensione, senza stipendio e senza neppure gli spiccioli per comprarsi una corda per potersi impiccare.

Vero signora Fornero? E si asciughi quelle sporche lacrime naziste.

IL CRONISTA