La Cassazione del Tg3

Creato il 06 ottobre 2011 da Malvino
“Nel nostro ordinamento vige il principio del libero convincimento del giudice. Noi abbiamo ritenuto che tutte quelle prove – pur molto significative, importanti, ecc. – non ci convincessero”. Così dice Claudio Pratillo Hellmann, presidente della Corte d’Appello di Perugia, al microfono di Alvaro Fiorucci (Tg3, 5.10.2011). È il modo migliore per aprire il servizio, che per qualche istante – solo qualche istante – sembra prendere la piega giusta. Infatti Flavia Paone – è lei che firma il pezzo – chiosa: “Oltre ogni ragionevole dubbio: solo in questo caso si può condannare qualcuno nel nostro sistema giudiziario. E di dubbi, nel processo ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, ne erano rimasti troppi. Lo spiega oggi il Presidente della Corte d’Appello di Perugia, che in quella camera di consiglio c’è stato per ore”. D’altra parte, a chi tocca stabilire se le prove che l’accusa porta a carico di un imputato di omicidio siano davvero convincenti? Ai parenti della vittima? A Bruno Vespa? A quanti si sono appassionati al caso? Decidiamo con un referendum? Potrà dar fastidio quando la sentenza non incontra il nostro pieno gradimento, ma forse sarà il caso di lasciare la decisione ai giudici.Sembra che anche Flavia Paone convenga, ma subito si capisce che lo fa a malincuore. Poi il malincuore diventa franco malumore, incazzatura acida, e allora il suo servizio prende una brutta piega. Di insinuazione in insinuazione cerca di condurci alla convinzione che la sentenza di assoluzione sia stata ingiusta, anzi, sommamente ingiusta. E comincia col parlarci del povero Rudy Guede, “condannato per concorso in omicidio, ma in concorso con chi, a questo punto, non si capisce più”.Se vogliamo assecondare Flavia Paone, dobbiamo chiederci perché Guede stia in galera e quei due no. Se vogliamo assecondarla, dobbiamo convenire che il concorso non possa esserci stato che con quei due, impossibile pensare ad altri complici, sarebbe una inutile perdita di tempo visto che ne abbiamo già due a disposizione, che per giunta hanno tutte le carte in regola per stare sul cazzo a Flavia Paone: se Guede è colpevole, dunque, devono esserlo anche Knox e Sollecito. E qui, volendo assecondarla, viene il sospetto che il processo d’appello ai due sia stato del tutto superfluo, visto che Guede era già stato condannato in secondo grado.A Flavia Paone sfugge – o vuol farselo sfuggire o vuole che sfugga a chi le presta attenzione – che sulla presenza di Guede sulla scena del delitto non ci sono dubbi (egli stesso non l’ha mai smentita), mentre per Knox e Sollecito sono stati tanto seri da non consentire una condanna “oltre ogni ragionevole dubbio”. In pratica, il fatto che Guede stia in galera e che quei due siano liberi non è affatto un controsenso, né logico, né giudiziario. E tuttavia Flavia Paone ci invita a cercare un senso in quello che ci invita a considerare un controsenso: Rudy è povero, è nero, non è particolarmente carino, non aveva avvocati famosi a difenderlo, non aveva dalla sua la simpatia dei media, nessun potente perorava la sua causa; per Amanda e Raffaele, tutto il contrario.Flavia Paone non può esserne sicura, ma pare esserne proprio convinta: “Forse sarebbe andata diversamente se anche lui [Rudy Guede] avesse goduto dei mezzi economici e del potere comunicativo degli altri due: facce telegeniche per accattivarsi il pubblico, lobbies innocentiste a far pressione mediatica e, soprattutto, avvocati di grido con parcelle da svariati zero, principi e principesse del foro capaci di far riscrivere la verità giudiziaria e far passare due fidanzatini per le vittime del nostro sistema”. Quasi certamente colpevoli, insomma, e allora ingiustamente assolti.“Oltre ogni ragionevole dubbio”, si diceva, e si diceva del “principio del libero convincimento del giudice”. Cazzate, in quella camera di consiglio non deve aver avuto alcun peso il fatto che le prove a carico dei due fossero tutt’altro che certe, comunque non convincenti al punto da azzardarsi alla condanna di due innocenti. Quand’anche lo siano, sono colpevoli per aver usato tutti i mezzi a loro disposizione per non essere condannati. Il signore che era intervistato in apertura del servizio li assolti perché si è fatto infinocchiare (chi lo avrebbe mai detto, sembrava una persona così seria), ma per fortuna abbiamo il Tg3 che rimette le cose in ordine sotto il cielo: assolti dalla giustizia in forza dei loro mezzi economici? Proprio per quelli condannati da Flavia Paone, tiè! Certo, “nessuno può dire con certezza quanto questa calcolata e costosa riabilitazione dell’immagine di Amanda abbia influenzato la Corte d’Appello”, ma che importa? La Cassazione del Tg3 ha emesso la sua inappellabile sentenza. 

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