Voglio essere sincera, non sono riuscita ad apprezzare a pieno il gusto di quest'opera, forse per il fatto che più che una tragicommedia quella che ho letto mi è sembrata una commedia dell'assurdo, piena anche di monologhi pesanti e privi di qualsiasi brivido. Di classici ne ho letti tanti ma questo purtroppo non mi ha entusiasmata. Mi aspettavo una storia appassionante come Romeo e Giulietta ma si sa, se Shakespeare è conosciuto anche dai bambini di otto anni un motivo ci sarà!
Sicuramente passerò per eretica ai tanti estimatori di Rojas ma come si suol dire "De Gustibus".
LA CELESTINA:
L'opera, cominciata a titolo di divertimento, come rappresentazione diretta della realtà, si è poi trasformata gradatamente, su una trama di delicata psicologia, in un intrigo di passioni, che si scioglie fatalmente nel lutto e nella tragedia. L'ordito della commedia è di una semplicità lineare: Calisto, entrando in un giardino per rintracciarvi il suo falcone, s'incontra con Melibea, la cui bellezza subitamente lo abbaglia: una visione, seguita da una pienezza affettiva, che lo esalta e lo porta a esaltare. Le prime parole d'amore, che gli sgorgano dal cuore in tumulto, sono ascoltate sdegnosamente da Melibea, che lo respinge sentendosi colpita nel suo onore. In preda alla disperazione Calisto, tornato a casa, non è più padrone di sé. Invano il suo servo Sempronio lo mette in guardia contro gli inganni dell'amore.Sempronio lo consiglia allora di rivolgersi a Celestina, una vecchia mezzana, che in amore sa piegare le volontà ribelli. Accecato dalla passione e ignaro della via ignobile per cui si mette. Calisto manda Sempronio a chiamare e Celestina e l'accoglie in casa senza ascoltare Parmeno, l'altro suo servitore, che gli fa presente la figura di quella mala femmina, esperta di tutti i raggiri, simulatrice astuta e sempre pronta a favorire il vizio e a gettare nel disonore le sue vittime per cavarne danaro. Da una parte, Calisto: la realtà di un'amore umano che si dona tutto al suo sogno e che, aspirando alla bellezza ideale, si angoscia e si tormenta, incurante dei mezzi pur di trionfare e di giungere al suo fine. Dall'altra parte, la Celestina: un'anima perversa, che calcola soltanto il proprio interesse materiale, e lo esige sfacciatamente, e vi provvede con un'intelligenza lucida e perspicace, piegando senza scrupolo ai propri fini ogni impeto generoso di natura o la forza bruta dell'istinto. E Celestina, sollecitata e pressata da Calisto, si mette all'opera. Con un pretesto che le è fornito da una delle sue molteplici attività, ella penetra nella casa di Melibea e riesce a parlarle da sola. Melibea, quando crede di comprendere le ambigue parole della vecchia, si chiude nel suo orgoglio di donna e s'indigna che si sia dubitato della sua onestà. Ma Celestina, con proteste ipocrite, le spiega che è venuta a chiederle il suo amuleto, per guarire Calisto che soffre di un terribile mal di denti. Senza più motivi, lo sdegno di Melibea sfuma d'incanto e subentra in lei la compassione. Ella è donna, o perciò portata a compatire. Dalla materna pietà germina l'amore, che divampa impetuoso nella sua anima, stringendola alla vecchia mezzana, divenuta necessaria anche per lei. E Celestina, che bada soltanto al proprio interesse, ne approfitta, portando i due giovani innamorati al loro primo colloquio notturno. Sempronio e Parmeno si recano allora alla casa della vecchia, per avere la loro parte del premio del lenocinio; e poiché ella rifiuta, senz'altro la uccidono. Afferrati dalla polizia, accorsa sul luogo del delitto, essi vengono consegnati al boia. |