Carissime e carissimi, come state?
Sto cercando di godermi queste vacanze e di organizzare la mia prossima partenza cercando di non scapparci troppo di testa, ma i risultati non sono dei più soddisfacenti, ecco perchè ci sto mettendo tanto a completare questa sezione riguardante l'argomento Matrimonio.
Ok, siamo adesso pronti per vedere il risultato di tutti questi sforzi di organizzazione, questo capolavoro di catering, questo evento personale e sociale a cui tutti speravano di arrivare.
Insomma, scelto il giorno, scelto il mese, siamo al fatidico dì del matrimonio.
Vediamolo nel dettaglio con qualche approfondimento.
La cerimonia di nozze
Come già precedentemente affermato, la cerimonia di nozze poteva essere prevista sia in chiesa che in casa della sposa, o comunque dove si sceglieva di avere poi il piccolo ricevimento o rinfresco di festeggiamento.
Sebbene questa distinzione esistesse da sempre ed esista tuttora, si calcola che nel 1850 quasi la totalità dei matrimoni fosse celebrata in chiesa, chiesa che poteva essere quella frequentata dalla sposa e dalla sua famiglia, oppure quella visitata se per caso il matrimonio era celebrato in città o in luoghi differenti dalla propria residenza.
La chiesa era addobbata per l'occasione con ghirlande, festoni, nastri e fiori, composizioni e piccoli bouquet, tutto questo, naturalmente, in linea con l'abito di lei e il tono della cerimonia e, ovviamente, la stagione in cui ci si trovava.
Ad occhuparsi delle decorazioni erano principalmente le damigelle e le testimoni della sposa, aiutate dalle altre ragazze invitate o dalle ragazzine del villaggio. Tutte insieme si occupavano sia della chiesa che della casa di lei o dove si sarebbe svolto il ricevimento e, nel caso il tragitto tra le due fosse breve e fosse prevista una passeggiata a piedi dalla chiesa alla casa, allora anche la strada sarebbe stata cosparsa di nastri e fiori.
Con il passare dei decenni, gli addobbi per la chiesa divennero sempre piùelaborati e sfarzosi, comprendenti anche piante esotiche o drappi costosi.
Verso la fine dell'Ottocento cominciò ad essere previsto che non solo i luoghi, ma anche i servitori che si occupavano del rinfresco, e i cavalli fossero bardati con fiori e nastri.
La cerimonia in chiesa era celebrata da un ecclesiastico della chiesa anglicana, costui usualmente era il parroco della ragazza (per matrimoni cattolici, di solito il suo confessore perchè, ricordiamo, nella dottrina anglicana non esiste il Sacramento della confessione), salvo mancata disponibilità dello stesso.
Al termine della cerimonia prettamente religiosa, tramite cui i due sposi erano dichiarati tali sia agli occhi della legge che di Dio, si firmava il registro parrocchiale, per la sposa la firma comprendeva ancora il nome e cognome da nubile, per non fare confusione.
I registri delle parrocchie, in Inghilterra come in Italia, sono il mezzo più veloce e sicuro per ricostruire i propri alberi genealogici, questo perchè con la capillare diffusione della religione e al fatto che tutti ne fossero più o meno coinvoli, si poteva facilmente risalire alle date salienti della vita delle persone, annotate nei vari libri di nascite, matrimoni e morti. Le parrocchie rappresentavano un po' l'anagrafe e l'ufficio di stato civile odierni [mi raccomando, non facciamo la solita confusione da telefilm dove i protagonisti esclamano sorridenti: "andiamo all'Anagrafe a sposarci!", NO! Ci si sposa allo Stato Civile, non all'Anagrafe!].
La cerimonia, per specifica legge vigente, doveva svolgersi di mattina, era quindi solito organizzare il matrimonio per il mezzogiorno e il ricevimento trenta minuti dopo.
Il ricevimento dopo la cerimonia a mezzogiorno viene ancora chiamato colazione, questo perchè in Inghilterra la colazione era, all'epoca, quello che per noi sarebbe in pranzo.
Dal 1880 in poi, la legge venne modificata e le ore adeguate agli sposalizi si dilatarono fino all tre di pomeriggio.
La sposa, specialmente se era una ragazza di campagna, raggiungeva la chiesa a piedi, passeggiando su un tappeto di petali di fiori che dovevano rappresentare i migliori auguri per la nuova vita.
Per i più facoltosi, la ragazza poteva giungere in un carrozza trainata da un cavallo grigio, simbolo di buona fortuna.
La sposa arrivava alla chiesa accompagnata dai suoi genitori o, nel caso non fossero presenti, dai suoi tutori, questi potevano anche arrivare in carrozza con lei, in alternativa la ragazza poteva scegliere di portare con sè le sue damigelle.
L'ingresso in chiesa degli sposi era regolato da precise etichette di comportamento.
La prima regola, inviolabile, era che i primi a percorrere la navata quando tutti gli ospiti erano ormai seduti, fossero il testimone dello sposo e la prima damigella della sposa. I due dovevano procedere lentamente [più per scena che per altro].
Arrivati in fondo, la damigella e il testimone si aprivano sui due lati: lei a sinistra e lui a destra, attendendo l'arrivo degli sposi.
Sul seguito ci sono diversi comportamenti: nel caso ci fossero altre damigelle oltre a quella che avrebbe fatto anche da testimone, allora queste avrebbero seguito la prima, che faceva da capofila, ciascuna appaiata con un paggetto [voglio sentire le prese in giro che bambini e bambine si facevano percorrendo la navata ^___^]. Ciascuna damigella si sarebbe disposta al fianco della prima damigella, in ordine decrescente d'importanza, analogamente avrebbero fatto i paggetti, in questo modo si sarebbe avuta la caratteristica forma a conchiglia in attesa.
Seguivano il padre della sposa con la sposa al braccio.
Arrivati all'altare, mentre i due genitori si fermavano, la sposa procedeva fino a prendere il suo posto alla sinistra dello sposo.
All'ingresso degli sposi nella chiesa, le campane suonavano a festa e a lungo, non solo per attirare la popolazione e portarla a conoscenza del matrimonio, ma anche per spaventare gli spiriti maligni, che si sarebbero allontanati dalla coppia, concedendogli una giornata serena e non ammorbando la loro futura esistenza con la loro presenza.
La vera matrimoniale dei due sposi era di solito costituita da una fascetta di oro senza particolari decorazioni o pietre incastonate; all'interno della fede erano incise le iniziali dei due sposi e la data di matrimonio così come usa ancora oggi.
Era costume che, arrivati all'altare e posizionati i due sposi, questi togliessero il guanto della mano destra [i guanti erano presenti in moltissimi aspetti della vita di due giovani, non come al giorno d'oggi, era quindi comune che anche lo sposo li indossasse].
Quando era presente lo scambio degli anelli, era compito della prima damigella rimuovere il guanto della mano sinistra della sposa, in modo che il marito potesse posizionare la vera.
La caduta dell'anello durante la cerimonia, a differenza dei pregiudizi che ci giungono, non era simbolo di sfortuna, tutt'altro, essa era un augurio di felicità e indicava l'allontanamento definitivo dei demoni cattivi da quell'unione. La caduta
L'anello andava rigorosamente infilato al terzo dito della mano sinistra.
Si procedeva quindi con lo scambio delle promesse e delle intenzioni matrimoniali, queste non andavano pronunciate né con troppo fervore né a voce troppo alta, poco male che gli spettatori delle ultime file non sentissero bene, lo scambio di promesse era un fatto intimo tra lo sposo, la sposa e i loro testimoni [come dice il nome, dovevano testimoniare che queste fossero fatte in totale libertà e senza coercizioni di sorta, oltre al fatto che fossero effettivamente state fatte].
Un'enfasi troppo accentuata a questo punto della cerimonia sarebbe stato grossolano e di cattivo gusto.
I genitori degli sposi erano i primi a lasciare la chiesa, il testimone dello sposo l'ultimo e anche colui che avrebbe dovuto pagare il pastore per i suoi servizi, naturalmente con i soli degli sposi ^_^
Il testimone doveva inoltre ritirare la licenza di matrimonio, ovvero il foglio che attestava l'effetivo avvenimento della cerimonia. Il foglio, bianco in origine, era compilato dall'ecclesiastico o dal magistrato che aveva officiato la celebrazione, ed era la prova della validità del matrimonio.
L'usanza di lanciare agli sposi il riso è una variazione del rito di nozze romano, che prevedeva che si lanciassero ai neosposi delle castagne o delle nocciole, questa tradizione si modificò nel corso del secoli fino a come la conosciamo noi; nell'epoca Vittoriana, comunque, persisteva l'usanza di tirare nocciole, ma anche riso, grano, mangime per uccelli o petali di fiori.
Quella di tirare cibo, come caramelle o confetti, era invece considerata un'abitudine deprecabile e di cattivo gusto, visto che il cibo andrà sprecato.
I due sposi lasciavano quindi la chiesa, a piedi, ma più spesso in carrozza insieme. A questo punto non sarebbe più stato considerato scandaloso che i due dividessero la stessa carrozza chiusa, cosa che invece era assolutamente fuori questione se lei fosse stata ancora nubile.
Il ricevimento
Come già spiegato, il ricevimento si svolgeva di solito a casa di lei. Non si trattava di un autentico banchetto luculliano come siamo abituati coi matrimoni moderni, dove dopo la cerimonia bisogna ancora sorbirsi tre o quattro ore di pranzo/cena a sfinimento, ma era piuttosto un piccolo rinfresco dove gli invitati si congratulavano con i novelli sposi e consumavano pietanze leggere.
Un angolo della casa era appositamente adibito allo scopo di far sistemare marito e moglie per ricevere le felicitazioni, quest'angolo era riccamente addobbato con nastri e fiori e rappresentava, di solito, la parte migliore della casa.
Qui si accomodavano lo sposo, la sposa e la sua damigella d'onore, che doveva aiutare la neomoglie nell'espletazione delle formalità. Non ridete del ruolo di questa donnina, dovete mettervi nei panni di una sposa, con un abito ancora più ingrombrante del consueto, strizzata in un bustino da svenimento assicurato e circondata, più che dai parenti, da metri di gonna e crinolina. Oltre a loro, dai lati si sitemavano le altre damigelle e i paggetti, costoro dovevano aiutare i due sposi che per una buona parte del pomeriggio sarebbero rimasti seduti lì ad accettare auguri e festeggiamenti.
L'usanza dell'angolo di casa adibito ad "angolo di ricevimento degli sposi" è stata sostituita nel corso degli anni da una pergola di rose chiare, rosa o bianche, sotto cui si accomodavano i neosposi, ideale anche per le fotografie.
La procedura prevedeva che ci si rivolgesse prima alla sposa e, successivamente, allo sposo.
I doni per il matrimonio potevano esserci come no; essi erano mandati da amici, parenti e conoscenti di entrambi gli sposi, ma la destinataria era sempre e solo la sposa, in particolare dei doni che avevano il nome del donatore segnato sopra o su un biglietto.
Personalità immancabili di un matrimonio vittoriano erano i cosiddetti uscieri, costoro non erano, come si può credere, dei servitori, bensì persone scelte tra amici e parenti degli sposi che per quel giorno si sarebbero preoccupati di fare gli onori di casa, avrebbero accolto gli ospiti sulla soglia, li avrebbero fatti accomodare, offerto loro qualcosa o chiamato la servitù perchè potessero dissetarsi e rinfrenscarsi e poi li avrebbero accompagnati dagli sposi.
Gli uscieri di un matrimonio erano contraddistinti da un bocciolo di rosa bianca appuntata sulla parte sinistra del vestito, essi potevano essere i testimoni degli sposi, la prima damigella o chiunque altro, magari scelto tra le damigelle ufficiali della ragazza, che poteva averne fino a cinque o sei.
Non solo a casa: gli uscieri si sarebbero occupati dell'organizzazione anche in chiesa, occupando le prime file di posti e indirizzando ciascun invitato alla propria panca designata.
La parte migliore del ricevimento era la torta.
In epoca vittoriana le torte erano tre: una più grande e due più piccole. La ricetta era quella di una torta di frutta.
La torta più grande era tagliata a fette e consegnata agli ospiti perchè potessero portarsene a casa una fettina, mentre le altre due, una chiara ed una scura, erano consumate sul posto. La torta faceva un po' la funzione dei moderni confetti, che all'epoca erano dei dolcetti come i cioccolatini, non venivano regalati a chi era invitato al matrimonio.
Dentro alla torta erano spesso impastati diversi segni di buona fortuna per gli sposi, così che se fossero capitati proprio a loro sarebbe stato proprio un segno del destino.
La filastrocca recita pressappoco come segue:
The ring for marriage within a year;
The penny for wealth, my dear;
The thimble for an old maid or bachelor born;
The button for sweethearts all forlorn.
La luna di miele
Il nome luna di miele è stato inventato quando i matrimoni si celebravano con il rapimento o la forzatura della sposa, non certo per scelta. Lo sposo rapiva la sposa per un periodo di 30 giorni in cui i genitori di lei non avrebbero potuto scovarli; l'obiettivo dello sposo era quello di avere salva la pelle e, possibilmente, ingravidare la
[Osservazione personale: nel nostro secolo si dà grandissima importanza alla luna di miele, momento di stacco e di relax dedicato alla reciproca soddisfazione dei due sposi, ma nonostante i significati romantici che le si vuole attribuire, l'origine della luna di miele non era certo romantica e sensuale... forse qualche sposo in più dovrebbe studiare un po' di storia].
Tornando al matrimonio vittoriano: i due sposi partivano per la luna di miele subito dopo il ricevimento a casa di lei [riuscendo a fuggire in tempo, oserei aggiungere].
La sposa si cambiava prima della partenza, indossando un abito da viaggio per stare in carrozza o in treno a lungo per raggiungere la meta finale.
Ad aiutarla era la damigella d'onore, che l'avrebbe liberata dall'ingombrante e poco pratico abito da cerimonia, facendole indossare qualcosa di più pratico.
Prima di partire, la sposa distribuiva a ciascuna delle sue damigelle un fiore del proprio bouquet, non esisteva la tradizione di lanciarlo alle invitate e vedere chi l'avrebbe colto per prima.
Era anche usanza che la sposa portasse con sé una compagnia femminile con cui distrarsi e divertirsi [non per essere cattiva, ma tuo marito? Inanto questo era il modo migliore per farsi mettere un palco di corna da paura, eppoi mi sembra
Dietro la carrozza in partenza, amici e parenti avrebbero gettato nuovamente nocciole, riso, grano e pantofole (!!!), se una di queste riusciva a centrare il finestrino, era considerato di ottimo auspicio per il matrimonio.
Il testimone dello sposo li avrebbe accompagnati fino alla stazione o alla carrozza, curandosi dei loro bagagli.
Nessuno doveva domandare la destinazione della luna di miele, considerata di cattivo auspicio, solo il testimone lo sapeva e doveva tenerlo rigorosamente segreto. Costui si sarebbe anche occupato degli affari dello sposo durante la sua assenza, se ve ne fosse stata la necessità.
Infine, era necessario che, al rientro dal viaggio di nozze, lo sposo prendesse in braccio la moglie e la conducesse oltre la soglia di casa.
Anche questa è una tradizione antica e pagana, probabilmente risalente all'epoca romana e che ricorda un po' i riti di rapimento, come il Ratto delle Sabine.
Qualche curiosità
Dopo il 1823 lìetà del matrimonio si abbassò drasticamente e fu previsto che ci si potesse sposare a 14 anni per i maschietti e a 12 per le femminucce (che però dovevano già essere diventate signorine), qui però occorreva il consenso delle famiglie.
La maggior parte delle ragazze, comunque, si sposava in un'età compresa tra i 18 e i 23 anni.
- Era vietato dalla legge sposare la sorella della propria moglie, qualora si fosse rimasti vedovi. Questa regola aveva subito numerose variazioni durante la storia: all'epoca di Giovanni Senza Terra e fino alla pubblicazione della Magna Charta era altresì vietato, dopo di allora però divenne consentito, sebbene religiosamente parlando fosse ancora sospetto, si veda il caso di
- Non era invece considerato reato sposare un o una prima cugina. Questi comportamenti, comunque, divennero considerati intollerabili con il volgere del XX secolo. Al giorno d'oggi per sposare un cugino occorre una particolare dispensa.
In epoca Regency, comunque, era piuttosto comune, infatti se ricordiamo O&P, il cugino Collins arriva a Longbourn per prendere in moglie una a caso delle sorelle Bennet e nessuno fa una piega.
Analogamente in Mansfield Park.
-La dote che la ragazza portava con sé nel matrimonio le sarebbe ritornata qualora fosse rimasta vedova. Era il lasciapassare per una vita libera da controlli e costrizioni e tutte le donne tenevano moltissimo a questa clausola.
- Con il matrimonio, qualsiasi diritto potesse avere la sposa, il suo ruolo era sempre e comunque al di sotto del marito, che acquisiva le sue proprietà e le amministrava. Era obbligo della moglie obbedirgli in tutto e per tutto, nel caso egli avesse ordinato di uccidere, lei avrebbe dovuto farlo, poi costituirsi alla polizia. In quel caso lui avrebbe passato delle conseguenze, mentre lei sarebbe stata considerata una buona cittadina (da fonti storiche certe! Si tratta di un episodio realmente avvenuto!).
- L'usanza dello sposo che toglie la giarrettiera alla sposa risale proprio a questo periodo, quando spesso entrambi i
Il rito di togliere la giarrettiera, andrebbe fatto ancora oggi in camera, non certo in mezzo agli invitati del matrimonio -.-'
- Le fotografie sono un dettaglio su cui occorre soffermarsi.
Intanto si tratta di un'invenzione relativamente recente, ma che cominciò a diffondersi rapidamente; nella fotografia del matrimonio, spesso l'unica che i due sposi si facevano in tutta la vita se erano poveri, erano rappresentati i due in abito da cerimonia; lo sfondo era sempre lo stesso, scuro, con un tavolino e una sedia su cui era accomodato l'uomo, mentre la donna era in piedi alle sue spalle con una mano poggiata sulla spalla del consorte. Le posizioni potevano mutare a seconda dei casi e delle circostanze.
Le fotografie di matrimoni dell'epoca non sono tutte splendide come succede ai giorni nostri, dove esperti fotografini sanno ritrarre qualunque coppia di sposini come se fossero attori di hollywood, anzi! La maggior parte delle immagini ritrae sposi terrorizzati di fronte all'obiettivo (spesso era la prima volta che ne vedevano uno, specie lei, e non conoscevano il principio di funzionamento della macchina fotografia).
Prima delle fotografie era usanza farsi fare delle silhouette dei due visi, da portare in un medaglione o in una cornice, una di fronte all'altra.
Nel caso della nobiltà o di persone particolarmente facoltose, i due sposi si facevano fare durante la vita diversi ritratti, singoli, con i figli o insieme [se proprio erano innamorati...]; se avete visto il secondo film della trilogia di Sissi, senz'altro ricorderete che dopo il matrimonio, nello studio di Franz c'è un bellissimo ritratto della moglie. La maggior parte dei grandi pittori lavorava spesso come ritrattista per
- Era consuetudine, se non si partiva per un viaggio, che le parenti e amiche vergini della sposa organizzassero qualche scherzetto per la prima notte di nozze, in particolare si sistemavano tra le coltri del letto fiori, pupazzi, ceci e altri oggetti di piccole dimensioni che rendessero scomoda la dormita.
- Scordiamoci pregiudizi medievali come la mostra delle lenzuola insanguinate, volgari e di pessimo gusto, così come un primo rapporto trascorso a cortine chiuse con i parenti schierati intorno al letto.
- Essendo spesso entrambi gli sposi vergini, non era inconsueto che ci volesse un po' prima che i due avessero la sicurezza e confidenza di consumare effettivamente il matrimonio.
- Il rapporto sessuale in una coppia sposata era spesso consumato a luci spente, con le camicie da note indosso e sotto le coperte, dimentichiamoci quindi scene passionali e corpi nudi che si contorcono come voglio farci credere nella recente tradizione cinematografica americana: anche il sesso era qualcosa di estremamente casto, i contorcimenti erotici li si lasciavano alle cortigiane e agli amanti, non certo a marito e moglie [Corollario: la serie dei Tudors non è storicamente attendibile, dimenticatevene].
[...] E gli sarebbe stata fedele. Solo lui l'avrebbe vista con i capelli sciolti e una sottile sottoveste bianca... Solo lui avrebbe provato la sensazione di sentirla dormire fiduciosa al suo fianco. Avrebbero fatto l'amore con il favore delle tenebre e sotto strati di lenzuola, gli occhi chiusi, i movimenti dominati dal pudore e dal ritegno. Nessuno avrebbe mai risvegliato la passione di Sara Fielding, strappandole via le inibizioni, provocandola e stuzzicandola...
Lisa Kleypas, Sognando te, Mondadori
La frase scritta sopra è tratta da uno dei libri più famosi di Lisa Kleypas, come esplicitato nella bibliografia; si tratta dei pensieri del protagonista maschile, le sue considerazioni circa il rapporto tra la donna che ama, Sara, e il suo fidanzato Perry Kingswood. Come si evince dall'ultima frase, non si trattava di un rapporto idilliaco, specie a livello fisico, pieno di timori e inibizioni, vergogna e pudore.
Obiettivamente, anche se l'ultima frase non è utile ai fini del matrimonio che stiamo analizzando, è un ottimo spunto per riflettere su quanto potesse essere soddisfacente la sessualità all'interno di una coppia vittoriana; Tabitha e Violet, due delle prostitute della sala da gioco di Craven's sostengono infatti:
«Ve lo dico io i signori eleganti che vengono qua» disse Tabitha, con un lucicchio biricchino negli occhi azzurri. «A quelli piace fottere, ma sono una frana. Due botte e han già finito.» Le altre ragazze scoppiarono a ridere, mostrando il loro consenso.
e potrebbe anche essere un buon punto di partenza per capire quanto e perchè il problema di libertinaggio e prostituzione fosse tanto gigantesco.
- Una coppia sposata non faceva l'amore tutte le notti, ma era l'uomo che andava a trovare la moglie nella sua stanza (al tempo le camere erano separate), mai il viceversa!
Ok, al termine di questo lunghissimo approfondimento, sono tortuosamente arrivata alla fine, quasi non ci credo!
Essendo una che di solito lascia i lavori a metà, quando ho iniziato questa serie di approfondimenti sul matrimonio pensavo che ne avrei scritti un paio e poi avrei piantato lì, ma a quanto pare gli esercizi di pazienda a qualcosa servono ^___^
Scherzi a parte, dal mio punto di vista è stato davvero interessante, la parte meno bella è quella di inserire tutte le didascalie alle immagini, forse devo seriamente cominciare ad assumere qualche elfo domestico...
Beh carissimi, ci vediamo presto,
baci
Mauser