La Cgil sarda in difesa della lingua. Che bello, se non fosse che...

Creato il 18 luglio 2012 da Zfrantziscu
Ogni volta che dei nemici (consapevoli o involontari che siano) della lingua sarda si convertono alla democrazia linguistica, personalmente ne sono felice. Oggi lo sono perché uno dei leader più autorevoli della Cgil, Peppino Loddo, difende la specificità linguistica della Sardegna dalla pretesa del governo Monti di escludere dalla tutela il sardo, insieme ad altri “dialetti storici” e di includervi le lingue garantite da stati europei. Magari, le new entry alla Loddo avrebbero dovuto usare prudenza nello scagliarsi contro l'assessore regionale della cultura che qualcosa ha imbastito a difesa della lingua sarda. Se non altro per non dare l'impressione di essere, per ragioni di lotta politica, il bue che dà del cornuto all'asino. Per via dei provvedimenti di revisione della spese, la cosiddetta Spending Review, il governo intende tagliare nell'isola una decina di posti nell'organico di dirigenti scolastici e Direttori dei servizi generali e amministrativi. La irrilevanza del numero (quaranta in tutto lo Stato) non rende meno grave la incolta ripartizione delle lingue riconosciute dalla legge 482, in “minoranze di lingua madre straniera” (che bischerata) e in “dialetti storici”. Conferma semmai la certezza che, come avevo scritto (Democrazia linguistica kaputt, ma il risparmio non c'entra), il governo tecnico ha cominciato una lenta marcia verso la abrogazione dei diritti civili. Oggi si abrogano le lingue senza un esercito alle spalle, domani sarà la volta delle autonomie speciali, a cominciare da quella siciliana. La protesta della Cgil scuola della Sardegna è sacrosanta e poco importa se tardiva: la conversione sulla via di Damasco segue vie che a noi non è dato conoscere. Ma è in quell'attacco all'avversario politico che si annida il demone dello strumentalismo e rende poco credibile il resto. Naturale, quindi, la reazione dell'assessore Sergio Milia. Quella che segue: Leggo con stupore e disappunto le dichiarazioni di Peppino Loddo (CGIL) sull'azzeramento della specificità linguistica della Sardegna in merito alla cancellazione del "dimensionamento scolastico agevolato" proposta dal Governo Monti con la cosiddetta "Spending Review " e mi domando se tale leader sindacale condivida la nostra realtà o viva in qualche dimensione onirica e fantascientifica che gli impedisca di essere serio, obiettivo e concreto.
In un comunicato dai toni piuttosto allarmistici, Loddo accusa la Regione, che in realtà è vittima, di un atto unilaterale del governo che, dopo aver stabilito un "dimensionamento scolastico agevolato" per le regioni con presenza di minoranze linguistiche, ora, proprio perché regioni come la Sardegna e il Friuli hanno prospettato la possibilità di servirsene per le loro lingue regionali, fa un passo indietro e limita tale "dimensionamento ridotto" alle sole regioni nelle quali sono presenti "minoranze di lingua madre straniera", ovvero la Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (limitatamente allo sloveno). A parte le considerazioni di tale proposta normativa fatta dal Governo, e sui suoi profili di inopportunità e anche di probabile incostituzionalità o comunque di discriminazione delle "lingue regionali", che per il momento metto da parte, mi meraviglia molto che Loddo diventi, dopo anni di silenzio e di assenza, un paladino di quella minoranza linguistica sarda che, il suo sindacato e la sua parte politica di riferimento, hanno sempre contrastato e avversato nel mondo della scuola giungendo fino ad azioni legislative e lobbistiche che hanno sempre impedito di adempiere a una reale presenza della lingua sarda nelle nostre istituzioni scolastiche. Questo interessamento ad intermittenza di Loddo e del suo sindacato per l'insegnamento del sardo a scuola, dopo anni di guerra silenziosa e aspra nei confronti delle forze culturali e politiche che hanno fatto questa sacrosanta battaglia, sembra alquanto sospetto. Cioè, lascerebbe intendere che, Loddo e la Cgil, intendano far finta di essere stati grandi sostenitori del bilinguismo, per raggirare le norme e salvare una manciata di posti di lavoro. Ovvero che essi intendano far finta che l'insegnamento del sardo sia a regime in tutte le scuole della Sardegna per convincere il Governo a non applicare i tagli. Ebbene vorrei comunicare a Loddo, proprio perché ritengo che la questione della presenza del sardo a scuola sia una cosa seria e auspicabile anche in tempi brevi, che la Regione non ha voluto fin dall'inizio usare questa arma demagogica e strumentale, proprio per non svilire questa delicata materia in un uso cinico, opportunistico e paradossale così come sembrano voler fare altri. Usare strumentalmente ora il problema della lingua, solo per ottenere qualche vantaggio normativo, danneggia sia la scuola sia la lingua. Ed è anche sbagliato eticamente, prima ancora che moralmente. Anche perché nel ministero a Roma non siedono dei baluba, ma dei funzionari che conoscono bene la realtà sarda. A chi giova far pensare che possano essere raggirati? La realtà vera è che la Regione, già dal 2009, ha approvato una norma che consente di sostenere finanziariamente le istituzioni scolastiche che, a norma dell'art. 4 della legge 482/99, intendono inserire un'ora o più di sardo nell'orario curricolare. In questi anni, i progetti che sono stati finanziati sono circa una novantina, portati avanti però, è bene dirlo, anche se con la collaborazione fattiva della Direzione Scolastica Regionale, nell'indifferenza o nell'ostracismo di un mondo scolastico, in molti suoi settori, spesso sordo alle istanze del bilinguismo. “ Non ci è sembrato che in questi anni, Loddo o la Cgil, abbiano mai preso posizione sulla “stabilizzazione” del sardo a scuola, né abbiano spalleggiato quelle forze politico-culturali che hanno sempre sostenuto la necessità di una scuola bilingue. Sostenere ora, a distanza di anni, proprio la lingua sarda che si è demonizzata per lungo tempo, è un escamotage da sindacalismo politicante di cui francamente non si sentiva il bisogno. Loddo dimostra perfino di non conoscere la storia del suo sindacato perché, è risaputo, che l'avversione alla lingua sarda scolarizzata nasce negli Anni Settanta ad opera di Girolamo Sotgiu, segretario regionale della Cgil e intellettuale guida di un'area molto diversa dalla mia, il quale precisò le direttive antilingua in un famoso articolo pubblicato da Rinascita il 26 giugno 1977 dal titolo "Il mito della nazione sarda", nel quale i sostenitori del sardo venivano bollati come "devianti". Fa piacere che nei decenni gli operatori della Cgil abbiano superato questi stigmi dell'ortodossia vetero marxista e si battano ora per il bilinguismo a scuola. Ne terremo conto coinvolgendo Loddo nelle iniziative istituzionali che portiamo avanti quotidianamente per la nostra lingua. Se infatti prevalesse la serietà e la coerenza, invece della strumentalità e dell'opportunismo, inviteremo Loddo al tavolo che abbiamo aperto con i parlamentari sardi in merito alla Ratifica della Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie nel quale si è parlato anche di attuare alcune iniziative per rafforzare la lingua sarda in merito alla norma contestata della "spending review" . Chiameremo inoltre Loddo a supportare la richiesta che la Regione si accinge a fare tramite la Commissione Paritetica Stato Regione per il trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione in riferimento agli articoli 4, 9 e 15 della legge 482/99. Siamo certi che Loddo sa di cosa si tratta e che, da vero alfiere della lingua sarda, non mancherà di darci il suo sostegno insieme al sindacato che rappresenta per salvare posti di lavoro e aprirne di nuovi.

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