La chiamavano Bocca di Rosa..

Creato il 25 novembre 2011 da Amaranthinemess @AmaranthineMess
Bocca di Rosa è sicuramente un must che un amante della musica italiana d'autore non può esimersi dall'ascoltare.
Lungi da me dichiarare De Andrè un genio indiscusso - non tanto per De Andrè, quanto per il mio idiosincratico rapporto con il concetto di genio - non posso fare a meno di sottolineare che quest'uomo è stato, quantomeno, un cantante ed un autore davvero sui generis. L'atipicità di De Andrè si coglie in primis nei suoi testi, intrisi di una cultura e di una capacità di analisi introvabili in altri seppur bravissimi cantanti del suo tempo. 
La commistione di riferimenti storici, letterari, di critica politica e sociale, di richiami alla cultura popolare e alla religione fanno dei suoi testi qualcosa di originale ed inimitabile.  La cosa che più mi spinge ad apprezzare le sue canzoni è l'atteggiamento in cui si pone il cantautore, critico e spregiudicato, ma sempre composto e rispettoso. Sarà forse per questo che sentir cantare a De Andrè del parroco che, non disprezzando la bellezza di Bocca di Rosa, la porta con sè in processione e la fa  camminare a poca distanza dalla statua della Vergine, non desta alcuno scandalo.  L'intelligenza di questi testi si riconosce proprio in questo: De Andrè ci parla di fatti scandalosi in un modo che non scadalizza. De Andrè attinge a piene mani dalla cultura italiana passata e presente, la mette in musica e ce la restituisce del tutto denudata, priva di qualsiasi abbellimento conformista.
In Bocca di Rosa tutti i comuni valori dell'uomo per bene vengono ribaltati: Bocca di Rosa porta in sè l'essenza della rivoluzione, è il bianco che si pone a contrasto col nero delle donne cornificate, che vengono raccontate da De Andrè non come vittime della vicenda, bensì come carnefici. L'ipocrisia è svelata: Bocca di Rosa è, sì, una prostituta, ma porta l'amore nel paese, mentre le mogli cornute sono solo l'espressione del conformismo e di una sterile morale perbenista.
La versione che vi propongo in questo post è cantata da L'Aura su un arrangiamento ad archi davvero bello.

La chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore, metteva l'amore,
la chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa.
Appena scese alla stazione
nel paesino di Sant'Ilario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di un missionario.
C'è chi l'amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
bocca di rosa né l'uno né l'altro
lei lo faceva per passione.
Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.
E fu così che da un giorno all'altro
bocca di rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso.
Ma le comari di un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva.
Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.
Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli, senza più voglie,
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.
E rivolgendosi alle cornute
le apostrofò con parole argute:
"il furto d'amore sarà punito-
disse- dall'ordine costituito".
E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare".
E arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
e arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi e con le armi.
Il cuore tenero non è una dote
di cui sian colmi i carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri.
Alla stazione c'erano tutti
dal commissario al sagrestano
alla stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano,
a salutare chi per un poco
senza pretese, senza pretese,
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese.
C'era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva "Addio bocca di rosa
con te se ne parte la primavera".
Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.
E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi mandò un bacio, chi gettò un fiore
chi si prenota per due ore.
Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.
E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano. 
____________________________ Curiosità sul testo: I versi che in origine recitavano «Spesso gli sbirri e i carabinieri al proprio dovere vengono meno / ma non quando sono in alta uniforme e l'accompagnarono al primo treno» vennero modificati (dietro "cortesi pressioni dell'Arma dei Carabinieri") in «Il cuore tenero non è una dote di cui siano colmi i carabinieri / ma quella volta a prendere il treno l'accompagnarono malvolentieri». La versione originaria è stata recuperata nella raccolta ufficiale In direzione ostinata e contraria, uscita postuma nel 2005 [dalla voce Volume I (Fabrizio De Andrè) di Wikipedia]