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La Chiesa cattolica non permette l'aborto neppure per salvare la vita della donna

Creato il 31 dicembre 2010 da Andream
A commento del mio post "Suora scomunicata per aver salvato una vita", Fabrizio ha scritto un post nel suo blog, "Il Caso McBridge". La posizione di Fabrizio è che nella morale cattolica esistano "zone grigie", casi per i quali la Chiesa non fornisce risposte dirette ma che sono lasciati alla coscienza dei fedeli; che nel caso della suora e dell'ospedale, la loro colpa sarebbe stata quella di affermare che quella interruzione di gravidanza era invece apertamente compatibile con la dottrina cattolica; che, infine, i medici avrebbero potuto riconoscere di essere nella zona grigia, praticare l'aborto e rimettersi con umiltà al giudizio del vescovo, invece di ribellarsi affermando di avere ragione nella loro interpretazione.
La posizione sostenuta da Fabrizio è fattualmente sbagliata, in quanto non combacia con quello che sostiene la dottrina cattolica; è anche moralmente incompatibile con una religione rivelata.
L'inspiegabile esistenza delle presunte "zone grige" nella morale cattolica
Trovo incredibile che una religione rivelata, secondo la quale Dio ha comunicato esplicitamente il proprio volere e secondo la quale avremmo persino la fortuna di avere il suo vicario in Terra, possa avere una morale in cui esistono "zone grigie".
Nel mondo di oggi ci troviamo ad avere tanti problemi etici, come quello dell'aborto di cui stiamo discutendo, davanti ai quali i cattolici si trovano senza alcuna guida, esattamente come si troverebbero se la loro morale derivasse da insegnamenti di un rabbi del I secolo rielaborati da filosofi medioevali o poco più tardi.
Possibile che in duemila anni di cultura cattolica, la Chiesa non sia riuscita a comprendere se in casi del genere sia giusto far morire donna e feto o piuttosto solo il feto? L'avere dalla vostra parte Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo, che vi guida/no e ispira/no in ogni occasione, riuscendo a farvi dire con certezza che un uomo di duemila anni fa morì fisicamente e risorse fisicamente e tante altre affermazioni dottrinali simili - non sarebbe stato in grado di farvi capire se in casi come quelli del St. Joseph's si possa o meno praticare un aborto che salvi la vita di una donna?
In una morale rivelata, problemi come quello teorico del trolley non dovrebbero essere problemi, e men che meno dovrebbe esserlo il salvare una vita ad una donna.
L'inesistenza della "zona grigia" e la mostruosa posizione cattolica
Fabrizio afferma:
Quale è la posizione della Chiesa difronte a questi casi? La risposta è che non esiste una risposta certa e chiara a questa domanda, almeno dei documenti ufficiali. Il caso “Trolley” rimane, nella Dottrina Cattolica, in una “zona grigia”: cioè esistono tanto degli argomenti “pro”, che “contro”. Con quale criterio allora dovevano agire i medici dell’ospedale, e con esso la McBridge? Il Catechismo ricorda che la coscienza è il primo vicario di Cristo: in questi casi dunque non si può far altro che ricorrere alla coscienza. [...] questo non vuol dire che non dobbiamo o non possiamo prendere una decisione nel singolo caso concreto: non possiamo affidarci solo sulle regolette del Cetechismo (che tra l’altro non è scritto affatto in forma di “regolette”) o al Vangelo o a ogni altra fonte “giuridica” della Chiesa come fosse una specie di Corano o un Codice di Procedura Civile.
[...]
L’ospedale e la McBridge avrebbero potuto avere un comportamento diverso: riconoscere che il fatto era un caso-limite, che era chiarita la posizione della Chiesa, descrivere le cose come sono andate, che alla fine si è consigliato di agire secondo coscienza pur sapendo della “zona grigia”, e agendo comunque con l’intenzione di salvare la madre, senza fare appello a nessuna legge morale cattolica, direttiva o documento della Chiesa, e infine rimettersi umilmente al giudizio del Vescovo: che a quel punto non avrebbe certo proceduto ne a scomunica ne alla revoca.

Il vescovo Thomas Olmsted, quello che ha ritirato il patronato all'ospedale, non la pensa come lui, e infatti ha dichiarato ("Statements from the Diocese of Phoenix and St. Joseph's", The Arizona Republic, 15 maggio 2010, enfasi mia):
L'uccisione diretta di un bambino non nato è sempre immorale, indipendentemente dalle circostanze, e non può essere permessa in nessuna istituzione che affermi di essere autenticamente cattolica.
Come il nosto precendete Santo Padre, papa Giovanni Paolo II, insegnò solennemente nella sua enciclica 'Evangelium vitae', "l'aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente" (Evangelium vitae #62).
Le Ethical and Religious Directives for Catholic Healthcare Institutions (ERDS) sono molto chiare su questo argomento: 'Il ministero cattolico della cura della salute è testimone della santità della vita dal monento del concepimento fino alla morte. La difesa della vita della Chiesa include il non-nato e la cura delle donne e dei loro figli durante e dopo la gravidanza.' (ERD, Parte quarta, Introduzione)
Le ERDs affermano anche che "l'aborto [...] non è mai permesso. Ogni procedura il cui unico immediato effetto sia la conclusione della gravidanza prima della vitalità è un aborto ... Le strutture sanitarie cattoliche non hanno il permesso di fornire servizi abortivi, anche semplicemente basati sul principio di cooperazione materiale. In questo contesto, le istituzioni sanitarie cattoliche devono preoccuparsi del pericolo dello scandalo per ogni associazione con praticanti di aborti." (ERD 45)

La posizione del vescovo, dunque, è che l'enciclica Evangelium vitae affermi esplicitamente che l'aborto praticato al St. Joseph's fosse immorale, sempre e comunque; in base a quanto detto da Olmsted, l'ospedale sarebbe stato punito anche se i medici avessero praticato l'aborto dopo essersi appellati a presunte "zone grigie" e avessero dichiarato di aver agito "secondo coscienza".
La posizione di Fabrizio è riassunta, secondo me, dalla sua affermazione:
E’ priva di fondamento, e basata sull’ignoranza, l’idea che l’unica opzione giusta secondo la diocesi e il Vescovo e secondo la Dottrina Cattolica dovesse essere quella di lasciar morire sia la madre che il bambino: se così fosse allora da qualche parte nel Catechismo o del Magistero o altre fonti ci dovrebbe essere scritto che la cosa giusta da fare in problemi come quello del Trolley è quello di non toccare la leva dello scambio: ma questo non è vero.

Anche in questo caso, Olmsted non concorda con Fabrizio, in quanto sostiene invece che:
Dobbiamo sempre ricordare che quando una situazione medica difficile coinvolge una donna incinta, ci sono due pazienti che hanno bisogno di cure e attenzione; non solo una. La vita del bambino non nato è sacra tanto quanto quella della madre, e nessuna vita può essere preferita all'altra.
[...]
Ogni istituzione cattolica è obbligata a difendere la vita umana in tutte le sue fasi; dal concepimento alla morte naturale. Questo obbligo è imposto a ciascun cattolico. Se un cattolico coopera formalmente nella pratica di un aborto, egli è automaticamente scomunicato a causa di quell'atto. La Chiesa cattolica continuerà a difendere la vita e a proclamare il male dell'aborto senza compromessi, e deve agire per correggere anche i suoi membri se non rispettano questo loro dovere.

Considerazione finale
Fabrizio non è il primo cattolico che, di fronte a certe mostruose posizioni della Chiesa, lotta e si impegna per difenderle e giustificarle, pur senza loro stessi condividano tali posizioni. Anzi, il loro impegno a trovare una giustificazione in favore della Chiesa nasce proprio dal loro disagio di fronte a quelle che sono, a tutti gli effetti, delle oscenità morali dell'autorità ecclesiastica, oscenità partorite da un'istituzione cui attribuiscono, invece, il ruolo di bussola morale della loro vita.
Questo contrasto tra due credenze - che salvare la vita di una donna sia importante e che la Chiesa non possa avere delle posizioni immorali - è proprio la causa della lotta interiore di queste persone, lotta che prende il nome di "dissonanza cognitiva".
Secondo la mia esperienza, la soluzione di questa dissonanza non è quella diretta, ma sempre faticosa e spesso impossibile, ricerca di una conciliazione tra le due credenze; la soluzione sta nel comprendere che almeno una delle due è sbagliata, che la credenza che la Chiesa sia moralmente infallibile è sbagliata.
Le persone sono spesso più buone della religione che professano.

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