LA CHIESA DI SAN NICOLO’ A SANGEMINI: ascesa, crollo e rinascita di un monastero benedettino

Creato il 08 ottobre 2014 da Benedetta Tintillini @BiTintillini

Appena fuori dalle mura urbiche di Sangemini si trova il complesso benedettino di San Nicolò, attualmente di proprietà degli eredi Violati.

La chiesa, dedicata a San Nicolò, appunto, fu edificata poco dopo l’anno mille, ed è tra le più antiche, se non la più antica, dell’intera regione, su edifici preesistenti “riadattati” allo scopo.

A prima vista sembra una chiesa come molte altre, ma, a guardare bene, sono molti i particolari che la rendono unica, e particolarmente suggestiva.

Appena dopo l’ingresso la prima cosa che salta all’occhio è la presenza di una “torre”, ovvero di mura di un edificio preesistente inglobato nella struttura della chiesa; non un caso isolato in Umbria, ma questo, di certo, è l’esempio più antico.

Le navate sono tre, ma quella di sinistra ha un andamento non rettilineo: la parete esterna da stretta tende ad allargarsi, per poi stringersi nuovamente, il ritmo dettato poi dalle colonne e dai pilastri non è speculare tra la fila di destra e quella di sinistra.

Anche i capitelli non sfuggono a questa particolare legge: il più antico, con figure umane, è sicuramente materiale di spoglio di epoca tardo romana, gli altri, invece, sono coevi alla sistemazione della chiesa.

Anche se non ce ne rendiamo conto, la facciata è obliqua rispetto all’asse della chiesa e, percorrendo la navata fino in fondo, sono visibili i resti di un preesistente abside emisferico dentro l’attuale, quadrato.

Purtroppo il complesso di San Nicolò è passato attraverso alterne fortune. Raggiunse il massimo dello splendore tra il 1000 ed il 1200, e dopo un inesorabile declino, nel 1500 era già in totale abbandono.

Il portale originale della chiesa Metropolitan Museum – New York

Crollò il muro di destra, parte della facciata ed il tetto. Il portale venne asportato e venduto ad un antiquario ed ora fa bella mostra di se al Metropolitan Museum di New York, quello che vediamo ne è una copia fedele. Il pavimento fu invaso dall’erba e gli affreschi che la decoravano, esposti per secoli alle intemperie, andarono inesorabilmente perduti per sempre.

Tutto ciò che rimane di essi è qualche frammento, una Madonna con Bambino firmata da Ruggero da Todi ed un San Gregorio Magno.

Solo negli anni ’60 del secolo scorso il sito fu acquistato dalla famiglia Violati e totalmente recuperato. Gli ambienti del Monastero non sono visitabili perché adibiti ad abitazione.

Nonostante le alterne fortune il fascino del sito è indiscutibile, più di mille anni di storia conferiscono un’atmosfera che si respira e che coinvolge il visitatore. Già dall’esterno sono leggibili i segni della sua storia, dal marcapiano della facciata non allineato, segno di uno smottamento del terreno, a piccoli particolari come i “gufi” materiale di spoglio anch’essi, inglobati nelle mura.

Trovare tutti questi piccoli particolari sarà per il visitatore una piacevole caccia al tesoro, in un percorso a ritroso nella nostra Storia.



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