La crespa figlia scuote il capo come per dire mannaggia, pensando a perchè Ate abbia deciso di accanirsi in maniera letterale al destino delle donne della sua famiglia.
“Su ibbèi non puoi vedere se vendono una lente che ingrandisca VERAMENTE, di dimensioni A4 dotata di luce, facilmente manovrabile anche da stesi? Esisterà no?”
Lacrespa figlia risponde: “Sì certo, possiamo fare una ricerca sull’ ibbèi di Saturno, forse lì la tecnologia è più avanzata della nostra”
La madre non ha senso dell’umorismo e dà della cretina a sua figlia, che insieme ai suoi fratelli ha dotato la madre di ogni tipo di lente, tonde, semi sferiche, lenti con luci, lenti con braccio movibile, lenti professionali da estetista…ma niente, le lenti non ingrandiscono.
Non ci sono più gli artigiani di una volta: forse Galileo Galilei avrebbe potuto risolvere il problema della madre, ma purtroppo è difficile da rintracciare.
Però è ammirevole l’incorreggibile disarrendevolezza di questa donna che mi ha dato la crespezza, la caparbietà nel pensare che la lente che ingrandisce come si deve, c’è, esiste nascosta chissà dove. E il problema è che questo suo pensiero è contagioso e i suoi figli come segugi sono alla ricerca di questa chimerica lente. Ci sentiamo come i paladini di re Artù, loro impegnati nella ricerca del Santo Graal, noi invece in quella della chimerica lente, fonte dell’eterna vista; Ada la grigia è il nostro Gandalf e noi i suoi hobbit, la Compagnia della Lente, che cercano di portare a termine questa missione apparentemente impossibile con arrendevole amore per lei che, sappiamo bene, ha guardato, e guarda ancora, sempre lontano, pronta a guidarci col suo bastone, proprio come Gandalf nella Terra di Mezzo.