La chimica degli effetti

Da Icalamari @frperinelli
- Lei è proprio, proprio sicuro che mi farà bene? [...]- Glielo "garantisco". [...] Si sentirà emotivamente più elastica, [...] più flessibile, fiduciosa, tranquilla con sé stessa. La sua ansia e la sua ipersensibilità scompariranno, insieme alle preoccupazioni morbose per l'opinione degli altri. [...] "Se salterà fuori ne parlerò; altrimenti, perché discuterne?" Questo sarà il suo atteggiamento. La bipolarità perversa della vergogna, il rapido passaggio dalla confessione alla reticenza... Ha di questi disturbi?- Credo che lei mi capisca.

Il medico della nave da crociera sulla quale si trova Enid Lambert, una protagonista delle Correzioni*, propone una soluzione chimica a un problema che dichiara essere di origine essenzialmente chimica (e Franzen ne approfitta per insinuare nella mente del lettore, facendo luce sui retropensieri che nel frattempo si generano nella mente di Enid, che invece tutto risalga alla paura della morte come fatto definitivo, se si rinuncia all'effetto consolatorio delle religioni che promettono un aldilà).

Ho un'altra soluzione.

Chimica, sì, anche questa chimica. Autoindurre la scomparsa, nel medio periodo, di tutti i sintomi connessi al lato oscuro del colore blu.

Si fa così:

A terra, in ginocchio, prendere con le due mani il palo, piegare il mento sul petto, far aderire il collo e la parte alta della schiena, stendere le gambe e subito iniziare a sollevarle piano, cercando di sentire l'elevazione progressiva come la conquista di una nuova dimensione (aprire gli occhi, nota bene, tenere gli occhi aperti: il mondo assumerà nuovi connotati!). Raggiunto il punto di contatto, andare oltre, portandosi con piedi, polpacci e ginocchia uniti fuori dal proprio asse. Allo stesso tempo, è necessario precisare, occorre forzare un po' l'inarcatura naturale della schiena, per mantenere l'equilibrio. Strette bene le cosce attorno al palo, alla performer allenata sarà facile sfruttare il tono della parete addominale per una contrazione integrale, una tensione rollante, costante e progressiva, sospinta dallo sterno al perineo. Abbandonare la presa delle mani diventerà apertura delle ali al volo. Che spiccherà naturalmente, come se non si fosse fatto altro che planare nella vita, quando il mento darà l'avvio alla curva dinamica (flesso appiccato alla sommità del pube) nelle tre dimensioni. Allora la fronte (asse z), e le due braccia (x ed y), mireranno al congiungimento sull'asintoto, dove la contrattura dell'interno coscia attende di lasciare il posto agli arti superiori. Nell'attimo in cui la presa delle mani sostituirà la precedente stretta, le gambe si apriranno, descrivendo ciascuna un arco da compasso e raggiungendo il suolo sottilmente, piedi di punta e sorriso garantito.

Lì per lì si sperimenterà un piacere coreografico, pratico, di soddisfazione per l'impresa impeccabilmente riuscita. Il giorno successivo potrà accadere che, nella folla dell'autobus, o nella camminata mattutina a passo svelto, nel prendere il caffè con un'amica, nell'osservare il cielo com'è limpido, e il sole quant'è caldo oggi, si approdi alla contemplazione pura, attiva e lucida, un senso di gratitudine per ogni cosa o essere vivente, una pace che non ci visitava da tanto. È l'effetto di una modificazione chimica, s'intende, e dura finché dura. Ma poi basta ripeterne la causa. Più o meno.

Questa era una ricetta. Un'altra, forse non un'indicazione originalissima per gli amici più informati, si può trovare qui.

Mayer Hawthorne - Thin Moon

*) Jonathan Franzen, Le correzioni. Ed. Einaudi, 2005 Sono alla seconda rilettura, questa sì che è una droga :-D