La Cina e il monopolio del progresso economico

Creato il 20 marzo 2014 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

Larry Summers, dell’Università di Harvard osserva che gli Stati Uniti quando stavano crescendo alla massima velocità, hanno duplicato il suo standard di vita grosso modo ogni 30 anni. La Cina sta duplicando i suoi standard pressappoco ogni decennio negli ultimi 30 anni.

Le elites cinesi argomentano che lo stretto modello di controllo sulla società operato dal Partito Comunista si accoppia con un stancabile sforzo di ricerca dei migliori talenti da inserire nelle alte sfere economiche e politiche.  “E’ più efficiente della democrazia e meno suscettibile a ingorghi” obiettano.

La leadership politica in Cina cambia più o meno ogni decennio e c’è un costante rifornimento di freschi talenti come quadri di partito, apparentemente promossi sulla base del raggiungimento dei loro obiettivi.

Probabilmente il Partito Comunista Cinese ha rotto il monopolio del mondo democratico sul progresso economico.

I critici della Cina giustamente condannano il controllo dell’opinione pubblica applicato con ogni mezzo, dall’imprigionamento dei dissidenti alla censura di internet. Questo controllo paradossalmente sembra avvicinare l’opinione pubblica.

I dirigenti politici cinesi sono stati capaci di prendere di petto alcuni dei grandi problemi sull’efficienza dello Stato che prenderebbero decenni nelle moderne democrazie occidentali per sistemarli.

In appena due anni la Cina ha esteso la copertura pensionistica a 240 milioni di persone che vivono nelle campagne rurali. Una cifra molto superiore di quella coperta dal sistema pensionistico statunitense nel suo totale.

Secondo il Pew Survey of Global Attitudes mostra che l’85% dei cinesi è molto soddisfatto della direzione che ha preso il proprio paese a differenza del 31% degli americani.

Pensatori un pochino “estremisti” come Zhang Weiwei dell’Univesità di Fudan argomenta la democrazia sta distruggendo l’Occidente, e particolarmente gli Stati Uniti, perché istituzionalizza stalli, banalizza l’attività decisionale e promuove presidenti di seconda scelata come George Bush junior.

Un altro “scienziato” dell’Università di Pechino, Yu Keiping, sostiene che la democrazia rende cose molto semplici “troppo complicate e superficiali” e permette a certi ammalianti politici oratori di ingannare il popolo”.

Wang Jisi, anche lui dell’Università di Pechino, osserva “molti paesi in via di sviluppo che hanno introdotto i valori Occidentali e un sistema politico stanno sperimentando disordine e caos” e la Cina offre un modello alternativo.

Paesi in Africa (Ruanda), in Medio  Oriente (Dubai) e nel sudest dell’Asia (Vietnam) stanno prendendo questo avvertimento molto seriamente.

Oltre il virus democratico, il Pianeta Terra sta sperimentando anche il germe cinese nella difficile via per un benessere globale.


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