La Cina lancia nel cielo i droni anti-smog

Creato il 13 marzo 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online
mar 13, 2014    Scritto da Gabriele Ciuffreda    Asia, Attualità, Mondo 0

La Cina lancia nel cielo i droni anti-smog

Si parla di droni, ma non di Amazon. Siamo in Cina e i velivoli senza pilota verranno utilizzati come arma per contrastare il problema più mastodontico del Paese: L’inquinamento.
Il prototipo è stato testato con successo durante il fine settimana nella provincia di Hubei nell’est del paese.  I droni “anti-inquinamento”, dotati di mini paracadute per il volo planato, avranno come obiettivo  quello di disperdere ed eliminare le particelle inquinanti nei cieli della città.

Il progetto guidato dalla China Meteorological Admnistration e da esperti nel campo dell’aviazione è stato realizzato dalla società cinese AVIC (Industry Corp of China).
La distruzione dei corpuscoli inquinanti avverrà tramite un dispositivo, chiamato Parafoil, montato sullo stesso drone. Con un serbatoio con capienza fino a 700 chilogrammi di prodotti chimici anti-smog, il raggio di azione sarà di 5 chilometri. Questi prodotti catalizzatori chimici al momento dell’incontro con le particelle di smog, neutralizzeranno le stesse facendole cadere a terra.
Il drone come arma contro inquinamento non è una novità. In Cina è già utilizzato il modello ad ala fissa, adoperato maggiormente per riprese dall’alto grazie alla sua elica posta posteriormente alle ali che gli permette la stabilità in posizione ferma.
Il drone alato testato a Hubei, in tutti somiglianti ad aereomodelli, avranno il vantaggio di essere più veloci e di avere lunga autonomia rispetto al “cugino” ad ala fissa.
Oltre che per motivi funzionali, i nuovi droni sostituiranno i precedenti soprattutto grazie alla loro economicità. Secondo i progettisti la riduzione dei costi sarà ben del 90%, grazie anche all’eliminazione di particolari requisiti atterraggio, utilizzando un semplice paracadute al termine del serbatoio del Parafoil.

Nel fiume Fuhe, che tocca la regione dell’Hubei, nel settembre scorso emersero 40 chilometri di pesci morti per via di uno scarico indstriale della Shuanghaun Science and Tecnology colosso industriale nella produzione di prodotti chimici. In Cina, secondo un rapporto pubblicato il 18 febbraio  scorso pubblicato  sul Strait Times di Fujian Il 90% delle delle falde acquifere fluviali è inquinato, il 60% gravemente inquinato, considerato cancerogeno.

L’inquinamento in Cina, sta araggiungendo livelli inimmaginabili e non più sopportabili. Pochi giorni fa gli scienziati, in particolare He Dongxian intervistato dal Guardian, parlavano di “inverno nucleare”, denunciando come l’inquinamento atmosferico stia impedendo la fotosintesi delle piante, mettendo così a rischio la produzione agricola del Paese. Venerdì 21 febbraio nel nord del Paese e a Pechino l’allarme inquinamento è risultato ancora più evidente dalla quantità nei cieli delle particelle note come 2,5pm superiori a 500 microgrammi per metro cubo. La soglia fissata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ente dell’Onu con sede centrale a Ginevra, è di 25 microgrammi.

Il 5 marzo il premier Li Keqiang ha ufficialmente dichiarato guerra all’inquinamento che inesorabile flagella il Paese, in nome del progresso e del Pil. La speranza, sempre ultima a morire, è che non sia tutto troppo tardi.


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