La Cina vuole l’Amazzonia: costruirà la ferrovia che taglierà in due la foresta

Creato il 01 giugno 2015 da Eldorado

È arrivato perfino il primo ministro, Li Keqiang –la visita è di qualche giorno fa-, per assicurare alle aziende cinesi la costruzione della ferrovia che, passando per l’Amazzonia, unirà gli oceani Atlantico e Pacifico. Un’altra megaopera nel cuore dell’America Latina, un’altra facile risposta all’economia che ristagna, un nuovo attacco all’ambiente. Brasile e Perù hanno bisogno di risvegliare il prodotto interno e la Cina di stabilire legami forti nel continente americano. La contingenza, insomma, come si dice, non può essere migliore per rinsaldare accordi commerciali ed economici definiti ad alti ritmi negli anni scorsi. Solo per fare un esempio, nel 2014 la Cina ha distribuito 22.000 milioni di dollari ai paesi latinoamericani in progetti di differente indole. In precedenza, dal 2005 al 2013, i prestiti cinesi in America Latina erano arrivati alla cifra record di 102.000 milioni di dollari. In testa, naturalmente, il Brasile, seguito da Argentina e Venezuela.
Proprio il Brasile, dopo anni di crescita, si vede ora ad affrontare una recessione e il governo, spesso traballante di Dilma Rousseff, ha identificato nella mancanza di un’infrastruttura adeguata per fare muovere merci e uomini, il punto debole per la crescita. Tagliare in due l’Amazzonia riporterebbe in ordine i numeri a bilancio. Pechino, da parte sua, ha tutto l’interesse di smerciare i suoi prodotti che giungono nei mercati della regione come un fiume in piena. L’asse Brasile-Cina è destinato a definire il futuro del Sudamerica e delle relazioni economiche e commerciali di tutto il continente (soppiantati ormai gli Stati Uniti) e la visita di Li Keqiang ha ribadito il concetto con investimenti a pioggia. La ferrovia tra gli oceani, un polo siderurgico tra i più grandi al mondo, prestiti a Petrobras, acquisto di una moderna flotta mercantile: il Brasile è un gran parco giochi per gli investitori cinesi.
Intanto, il progetto della ferrovia ha già un nome, un tracciato ed un costo provvisorio. Il Tren Bioceánico partirà da Porto do Acu, un superporto costruito recentemente nella regione di Rio de Janeiro e costerà 10.000 milioni di dollari. Dalla costa, la ferrovia si avventurerà per gli stati di Minas Gerais, Goiás, Mato Grosso, Rondonia e Acre per entrare quindi in Perù, altro Paese che rientra nelle mire degli investimenti cinesi. Ricco in materie prime, il Perù già l’anno scorso ha visto il passaggio di consegne dagli svizzeri della Glencore Xstrata ai cinesi della MMG LTD della miniera di rame di Las Bambas e, ad oggi, secondo le stime della Camera del Commercio locale, il 35% del settore minerario peruviano è controllato proprio dai cinesi.
Ma la ferrovia di più di cinquemila chilometri quanti e quali danni causerà all’ambiente? Impossibile da dire. Al momento, non ci sono studi di impatto ambientale, ma esiste l’esperienza dell’autostrada transamazzonica, che nel corso della sua costruzione ha decretato non solo danni ingenti e irrecuperabili alla natura, ma anche alle tribù, alcune delle quali oggi scomparse per sempre. Le assicurazioni che provegono dagli investitori, però, sono sempre le stesse, una conosciuta cantilena che parla di rispetto per le risorse ambientali e per i gruppi umani che saranno interessati dalla mega opera.


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