Una giornata particolare è uno dei classici del cinema italiano, vertice del cinema di Ettore Scola e della coppia Loren/Mastroianni. Il film è noto per lo straordinario lavoro di desaturazione del colore operato dal direttore della fotografia Pasqualino De Santis. Dopo un primo restauro analogico realizzato 11 anni fa, oggi le tecnologie digitali hanno permesso di restituire al meglio il procedimento elaborato all’epoca.
Arlecchino(1983), cortometraggio di Giuliano Montaldo girato in esterni reali a Venezia con la fotografia di Vittorio Storaro e interpretato da Ferruccio Soleri, il grande Arlecchino di Strehler, fu il primo esperimento al mondo di film interamente girato e montato in alta definizione.
Per festeggiare i cent’anni di Alberto Lattuada, il CSC-Cineteca Nazionale presenta per la prima volta restaurato un classico del neorealismo italiano, Senza pietà (1948). Alla Mostra del Cinema verrà anche presentato il libro-intervista Il cinema secondo Lattuada, ultima opera del grande critico torinese Gianni Volpi, scomparso l’anno scorso.
DATI TECNICI
Arlecchino
Il film venne girato in un formato sperimentale, elettronico HDTV (alta definizione televisiva) analogico dal quale era prevista la successiva trascrizione – mediante apparato elettronico ad hoc – su pellicola negativa 35 mm per la stampa di copie standard cinematografiche. La RAI di Milano ha recuperato il video dal nastro originario ripristinando le ormai obsolete macchine d’epoca e collegandole a un moderno HD recorder di standard televisivo odierno (1920 x 1080 linee) dal quale nei laboratori Deluxe di Roma è stato realizzato a cura della Cineteca Nazionale un DCP standard DCI per cinema digitale. La fase di restauro e realizzazione del DCP è stata seguita da Vittorio Storaro.
Una giornata particolare
La Technicolor mise a punto un sistema di stampa - ENR – che permetteva di desaturare i colori per ottenere il particolarissimo tono fotografico voluto da Ettore Scola e Pasqualino De Santis. Nel 2003 questo sistema era ormai desueto e per il restauro analogico-fotochimico, curato da Giuseppe Rotunno, fu adottato un ingegnoso metodo con il quale, utilizzando diversi dosaggi di bianco e di nero, si cercò di raggiungere un risultato equivalente. Undici anni dopo, per realizzare digitalmente ciò che per via fotochimica è ormai impossibile, e per riproporre il film in standard e ambiente D-Cinema, si è ripartiti dai negativi originali, acquisiti digitalmente mediante scanner a risoluzione 4K. Successivamente si è attuato un attento “grading” del colore per test successivi, avendo quali modelli di riferimento una copia stampata negli anni novanta dalla Cineteca Nazionale con il sistema ENR e una più recente frutto del restauro del 2003.
Le lavorazioni a cura del CSC-Cineteca Nazionale sono state effettuate presso il laboratorio L’immagine Ritrovata di Bologna con la supervisione di Luciano Tovoli.