La città magica

Creato il 06 marzo 2011 da Manuelapeace

Si può amare una città che non possiede nessuna delle cose che dovrebbe avere una città per la tua vacanza ideale?

Niente mare cristallino, non una palma, nessuna sabbia bianca, assenza totale di sole cocente ma, al contrario, un fiume gelato, alberi ricoperti di neve, un cielo color ghisa e un’atmosfera che più invernale non si può. Per di più una città-ripiego, dopo che la tua vacanza ideale, quella sognata e programmata da mesi per un compleanno importante, trattasi di Thailandia, salta miseramente per problemi di lavoro della tua dolce metà?

Eppure sì, si può amare una città fredda, specie quando nel suo cuore si respira un’atmosfera calda di fermenti culturali, musei di ogni tipo e quella struggente atmosfera d’altri tempi, tipica di tante capitali europee. Praga.

  Praga dunque, Praga che chiunque l’abbia visitata dice “Oh siiiiiiiii…deliziosa, davvero bellissima!”, quella famosa per il magico Ponte Carlo e per l’onnipresente prosciuttino , per la torre con l’orologio da cui ogni ora, oltre al passaggio dei dodici apostoli, un trombettiere vestito giallorosso si affaccia sui tre lati suonando una curiosa tromba e saluta la folla di turisti con il naso all’insù radunati nella piazza sottostante. Praga con le sue piazze colorate e i suoi tetti che sembrano fatti di marzapane, Praga con i suoi abitanti gentili che si fermano volentieri se vedono un turista in difficoltà che tenta di raccapezzarsi con una cartina bagnata di neve e che il vento continua ad accartocciare, Praga con le sue bancarelle di marionette di legno di ogni foggia e grandezza e di ballerine roteanti dentro spirali di cristallo, con i suoi negozi eleganti di cristalli della vicina Boemia e il suo vin brulée che quando vengono giù fiocchi di neve grandi come fagioli fa davvero piacere.

Praga un po’ fanè con quelle vecchie librerie polverose dove puoi trovare delle vere chicche di carta stampata e quelle orologerie di una volta nel quartiere ebraico dove per poche corone puoi acquistare la copia perfetta e non cinese di un antico orologio a pendolo.

  Già….il quartiere ebraico, testimonianza di un orrore infinito perpetrato solo l’altro ieri, dove i turisti transitano rapidi, come tour impone, con la guida alla mano che spiega in dieci righe la storia delle tenebrose sinagoghe, dove i disegni e le foto ingiallite di bambini che non sono mai diventati vecchi ti fanno male al cuore, dove l’odore di sacro si mischia al profano delle ciambelle con i semini neri, dove i palazzi sono sormontati da gargoyles e stucchi ricamati, dove le boutique e le auto sono davvero di lusso. E poi il cimitero ebraico, un luogo incredibile, che pare contenga più di ventimila tombe sovrapposte in dodici strati, oblique e riverse, così che il numero delle lapidi non corrisponde a quello delle tombe, l’unico luogo dove, per più di trecento anni, agli ebrei di Praga era concesso seppellire i loro morti.

  Praga con i suoi localini dove si suona jazz e si beve l’assenzio dei poeti maledetti o anche buonissime birre, che non sono così gassate e puoi berne a litri che, non si sa se per il freddo o perché sono meno alcoliche, ma si riescono a reggere bene.   E dopo la Praga turistica, che comprende anche un giro in battello sulla Moldava promozionato da improbabili marinaretti neri come l’ebano che dicono di trovarsi benissimo in una città tanto diversa dal Congo o dal Botswana, dopo aver ammirato i mulini ad acqua accanto all’isoletta di Kampa, perché non salire su uno di quei tram rossi a caso e arrivare fino al capolinea, attraversando una città innevata che, via via che si allunga verso la periferia, diviene sempre meno turistica mostrando quella che probabilmente è la sua vera natura. E poi entrare da Billa, supermercato dove confondersi con le massaie ceche e comprare la mitica Becherokva, un delizioso distillato che può essere aperitivo o digestivo, il prosciutto, la birra e i wrustelloni alla metà delle gastronomie del centro storico.

Quindi, al ritorno, ripassare su Ponte Carlo e sentirsi una nobildonna dell’età di mezzo ( che tanto la mezza età ci sta) e raggiungere Malà Strana, il “piccolo quartiere” e dopo, con la funicolare, arrivare al parco Petrìn al tramonto, con gli alberi da frutta che in primavera sfoggiano la loro veste migliore, ora coperti di neve, e salire sulla torre dell’osservatorio, una piccola copia della torre Eiffel.

Praga, la città più magica e mistica della vecchia Europa, un tempo popolata da templari, alchimisti e altri inquietanti personaggi ed oggi votata prevalentemente al turismo, tra le sei città più visitate del continente, custode di preziose architetture che si rincorrono tra Barocco e Rococò. Ma anche Praga città dei re, che nel corso della sua storia ha visto di tutto, sovrani di Boemia, compositori classici, nazisti invasori, carri armati sovietici, rivoluzionari, letterati, tutti sono passati sulle strade a grandi ciottoli e sotto le guglie delle sue chiese. Praga che, oltre ai musei classici, ricchi di storia ed opere d’arte, soprattutto sacra, sempre per quel gioco di sacro e profano, si è inventata un’infinità di musei turistici, da quello degli orrori a quello, divertentissimo, del…sesso.

Praga romantica e dannata, dove i fiocchi di neve continuano a cadere e a posarsi sulle statue, sui ponti, sui fregi barocchi, sui cappellini di ragazze dalla pelle di porcellana, come le filiformi “Donne di Praga” esposte in ogni vetrina.

Praga merita una visita, probabilmente anche più approfondita.

La Thailandia può aspettare ancora un po’.

 

 

(Testo e Photo Manuela Minelli)


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