Forse è un bene che la maggior parte dei vertiginosi progetti dell'architetto futurista Antonio Sant'Elia non siano mai stati realizzati, per quanto il suo concetto di città nuova, fortemente legato al razionalismo, abbia in seguito influenzato l'architettura moderna. I suoi disegni per una città futurista esercitano tuttavia un fascino particolare, quasi fossero bozzetti per le scenografie di un film espressionista tedesco mai realizzato.
« … La Casa e la Città Futuriste. La casa e la città spiritualmente e materialmente nostre, nelle quali il nostro tumulto possa svolgersi senza parere un grottesco anacronismo […]. Il problema dell'architettura futurista non è un problema di rimaneggiamento lineare […]. Questa architettura non può essere soggetta a nessuna legge di continuità storica. Deve essere nuova come è nuovo il nostro stato d'animo […].
Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile ad una macchina gigantesca […].
L'architettura futurista è l'architettura del calcolo, della audacia temeraria e della semplicità […].
Per l'architettura si deve intendere lo sforzo di armonizzare con libertà e con grande audacia, l'ambiente con l'uomo, cioè rendere il mondo delle cose una proiezione diretta del mondo dello spirito […].
Da un'architettura così concepita non può nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri fondamentali dell'architettura futurista saranno la caducità e la transitorietà. LE COSE DURERANNO MENO DI NOI. OGNI GENERAZIONE DOVRÀ FABBRICARSI LA SUA CITTÀ … »
(A. Sant'Elia, L'architettura futurista, Milano, 11 luglio 1914)