La classe operaia va in paradiso

Creato il 19 ottobre 2010 da Robydick
1971, Elio Petri.
Il grande Volonté stavolta interpreta un operaio in una fabbrica della Lombardia, Ludovico, nel pieno degli anni delle lotte per ottenere contratti nazionali di lavoro, le 8 ore, ecc..., in una definizione: lo Statuto dei Lavoratori.
Sono anni in cui si lavora a fisso più cottimo, ogni secondo di lavoro al tornio deve essere ottimizzato per produrre quanti più pezzi possibile. Capireparto, cronometro alla mano, vigilano sugli operai in continuo ed ogni tanto vengono ridefiniti gli standard produttivi, quelli oltre i quali scatta il pagamento a cottimo. Una vita abbastanza infernale, noi "lavoratori moderni" fatichiamo ad immaginarla. Mio padre me l'ha raccontata più volte in passato e vederla così descritta m'ha suscitato una certa emozione.
Ludovico è uno stacanovista, il migliore nella produzione, lavora a ritmi vertiginosi nonostante il fisico debilitato dal lavoro nella precedente fabbrica di vernici. Col cottimo raddoppia quasi lo stipendio base e riesce a mantenere qualche vizio a sé ed alla famiglia attuale, anche se non molla uno sghello a moglie e figlio del precedente matrimonio. Cinico, poco affabile coi colleghi che lo odiano perché a causa sua chiedono anche a loro di sovraprodurre, paga con l'impotenza un prezzo alto al suo lavorare, ne è cosciente, ma solo quando perderà l'indice di una mano vicino al tornio comprenderà appieno la sua condizione di sfruttato, gettandosi nella lotta sindacale, con metodi fin più duri di quelli consigliati dai confederati... e il resto lo lascio alla visione.
L'ansia di mostrare tanto e di più ha prodotto un film forte, poetico in alcuni momenti che poi sottolineerò, ma anche un po' di situazioni poco approfondite. Sarebbe dovuto durare molto di più, e ne avrei goduto appieno, avremmo toccato l'Olimpo probabilmente, invece stavolta il buon Elio Petri si deve accontentare della sezione Cult. Ad esempio avrei tanto voluto capire meglio la situazione con la ex moglie di Ludovico, un separato della prima generazione se pensiamo che la legge Fortuna-Baslini entrò in vigore solo nel dicembre 1970, e se ci aggiungiamo il fatto che parliamo di un operaio e che le separazioni ancora oggi sono lunghe e costose ed a maggior ragione allora, era una vicenda che da sola poteva onorare una pellicola. Tante le cose da raccontare quindi ed Elio non ne salta una, solo che, purtroppo, se le fa in parte sfuggire.
Un aspetto che pochi forse conoscono era quello degli studenti universitari che andavano fuori dalle fabbriche a fare propaganda per la sinistra con proclami particolarmente oltranzisti ("alla violenza dei padroni si risponde con la violenza operaia!" urlavano, tra le varie) e fortemente improntati all'ideologia dura e pura, spesso contro i sindacati "ufficiali" considerati troppo morbidi.
Scusatemi, ma qua non posso evitare una personalissima boutade, assolutamente extra recensione, il buon Elio non c'entra: Che personaggi che erano!, quegli studenti... non discuto la loro passione e sincerità, quelle ognuno le conosce dentro di sé, e nemmeno voglio generalizzare, ma fa sorridere che buona parte di loro erano quelli che io, figlio incazzato d'operaio incazzato, allora chiamavo "figli di papà" (gli studenti universitari "proletari" erano pochini e spesso lavoravano per mantenersi agli studi come ha fatto chi scrive, altro che andare davanti alle fabbriche coi megafoni!). C'era la situazione, "comica" in potenza, che l'ingegnere che ti massacrava di lavoro in officina aveva il figlio fuori che ti esortava a protestare e ribellarti. Peccato che poi le ritorsioni ricadevano tutte sull'operaio, che perdeva spesso il lavoro e lo studente invece, pur avendo faticato ad urlare e a sventolare bandiere, se ne tornava in aula a studiare e papino e mammina a casa da mangiare non glielo facevano certo mancare. Mi sono sfogato un po' su questo, è che ai miei tempi questi studenti "impegnati" mi facevano montare in bestia. In alcuni casi si sono persino arrogati il merito delle conquiste sociali, qua tocchiamo l'apogeo del delirio. Gli riconosco, nei casi "sani", impegno e fervore sociale, che vorrei vedere ancora oggi tra gli studenti ed invece pare completamente assente, però diciamolo, chi s'è conquistato quel poco che in questi giorni si vuole mettere in discussione pesantemente sono stati gli operai! (cito, per memoria futura non per discuterne in questa sede, le "modernissime" novità introdotte da Marchionne in Fiat a partire da Pomigliano d'Arco: disconoscimento del CCNL dei Metalmeccanici, "bella mossa" a cui ha fatto prono seguito confindustria).
Così la penso, questa è stata la mia esperienza e tutt'oggi la mia interpretazione. In troppi casi il comportamento di studenti (ed intellettuali), certamente mosso da buoni propositi ed inconsapevolmente colpevole (voglio fare uno sforzo di comprensione) s'è tradotto in un "armiamoci e andate", atteggiamento da lasciare in esclusiva a ben altri ed infausti personaggi e culture politiche. Tranne uno, il mai abbastanza lodato Pasolini, gli Dei lo abbiano in gloria, ne ho parlato QUA e non mi ripeto.
Fine della boutade.
Il film si concede una splendida e poetica allegoria, quella di un operaio ricoverato in un manicomio. La sua pazzia? Origina dal lavoro, da quel modo delirante di portare gli uomini alla frenesia produttiva, all'essere trattati alla stregua delle macchine che devono manovrare. Ludovico lo va a trovare spesso quell'uomo, gli chiede tante cose, anche lui ha paura d'impazzire. Un momento bellissimo del film, di chiara invenzione ma perfetto nel suo senso e significato.
Un particolare importantissimo: viene sottolineato il bisogno primario, per un uomo, di conoscere il frutto del lavoro che fa, un valore umano. "A che serve il pezzo che produco e ne produco a centinaia, migliaia, sempre lo stesso pezzo?" questa la domanda. L'IVA entrò in vigore nel 1973 ma già il lavoro era fortemente suddiviso e frazionato. E' vero, verissimo: produrre un pezzetto di qualcosa e non sapere a che serve, cosa contribuirà a fare come prodotto e quindi come bene per la collettività, è molto frustrante! Non c'era quindi solo una pessima condizione economica e di protezione sociale, c'era anche uno svilimento profondo della dignità dell'uomo.
Mi fermo qua, avrò altri film per altri argomenti a riguardo, non vorrei esaurirli tutti ora. Fantastico film, e che bel titolo che ha. Mi ha fatto venire in mente un tale, uomo a cui non sono devoto ma certamente persona rispettabile, che diceva qualcosa a riguardo di un cammello, la cruna di un ago...
Adoro Elio Petri e ne vedrò certamente altri.

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