Lo ammetto, sono uno di quelli che comprano Ciak. Da sempre. Senza storcere il naso e senza cadere nel facile snobismo del 'cinefilo-doc' che rifugge come la peste tale rivista. Ma tant'è, non si può vivere solo di 'Cahiers du Cinema'! E non bisogna commettere l'errore di pretendere da Ciak quello che non è: ovvero, Ciak è una rivista di informazione cinematografica e NON di critica. Inutile quindi scagliarsi dozzinalmente contro lo scarso spazio dedicato alle recensioni e agli approfondimenti: se volete quelli, cercate altrove. Il mensile diretto da Piera Detassis funziona come un buon trailer, e si rivolge principalmente a un pubblico giovane e adolescenziale, che forse non leggerà Cineforum o SegnoCinema ma che, magari, vede molti più film di qualche 'parruccone' di cui sopra...
Ebbene, proprio Ciak nel numero di dicembre appena uscito dedica ampio spazio alla classifica dei 25 film più belli degli 'anni zero', cioè quelli dal 2000 al 2010, votati dai propri lettori.
E prima di passare ai commenti, vediamo dunque questa classifica. Eccola:
1. Kill Bill (2003) di Q. Tarantino
2. Inception (2010) di C. Nolan
3. Il Gladiatore (2000) di R. Scott
4. Million dollar baby (2004) di C. Eastwood
5. Il Signore degli Anelli (2001) di P. Jackson
6. Il Cavaliere Oscuro (2008) di C. Nolan
7. Avatar (2009) di J. Cameron
8. Moulin Rouge (2001) di B. Luhrmann
9. The Departed (2006) di M. Scorsese
10. Up (2008) di P. Docker
11. Into the Wild (2007) di S. Penn
12. I segreti di Brockeback Mountain (2005) di A. Lee
13. Donnie Darko (2001) di R. Kelly
14. La maledizione della prima luna (2003) di G. Verbinski
15. Il pianista (2002) di R. Polanski
16. Big Fish (2003) di Tim Burton
17. Mystic River (2003) di C. Eastwood
18. Wall-E (2008) di A. Stanton
19. Le vite degli altri (2006) di F. Henkel Von Donnesmark
20. Non è un paese per vecchi (2007) di J. e E. Coen
21. Gran Torino (2008) di C. Eastwood
22. Match Point (2005) di Woody Allen
23. Gomorra (2008) di M. Garrone
24. Bastardi senza gloria (2009) di Q. Tarantino
25. Se mi lasci ti cancello (2004) di M. Gondry
Come si vede la prima cosa che balza subito agli occhi, per quanto ovvia, è che sono tutti titoli più o meno 'commerciali'. Normale, trattandosi della classifica della rivista più nazional-popolare del nostro paese. La sola eccezione è rappresentata dal 19.posto de Le vite degli altri, il grandioso e commevente affresco sulla guerra fredda firmato del tedesco Von Donnesmark, unico vero film 'd'essai' della lista (e tra parentesi anche il mio preferito, ma questo non conta). E appare chiaro anche quale sia l'età media dei partecipanti al sondaggio, ovvero medio-bassa. Non è un caso infatti che nei primi 25 ci siano molti titoli decisamente avventurosi e fantastici (generi prediletti dai ragazzi) come Il Signore degli Anelli, La maledizione della prima luna, Big Fish, Il Cavaliere Oscuro, Inception, Avatar. E anche ben due cartoni (Up e Wall-E), dato questo davvero sorprendente se si pensa che molti nemmeno considerano l'animazione come genere cinematografico a se stante.
E se il primo posto di Kill Bill (votato a stragrande maggioranza come miglior film), insieme al 24. di Bastardi senza gloria, confermano Quentin Tarantino come regista di culto di questo inizio millennio, a sorpresa si scopre che il cineasta più amato (con ben tre titoli in lista, nessuno ha saputo far meglio) è proprio il grande vecchio Clint Eastwood: il suo cinema asciutto, rigoroso, scarnificato, disilluso, scevro di qualsiasi pietismo o ruffianeria, innegabilmente onesto, è lo specchio del mondo in cui viviamo. Qualche rivista lo ha addirittura eletto a propria 'guida morale' (vedi FilmTV), e certamente la sua faccia rugosa, austera, scolpita ma anche rassicurante e malinconica, è davvero quella di un uomo del nostro tempo. Clint, fortissimamente Clint: mi associo a questo risultato e a questo modo di fare cinema. E gli auguro (e MI auguro) che il suo prossimo film, Hereafter, dedicato a un tema tanto spinoso quanto assoluto (la vita dopo la morte) possa essere il primo capolavoro della prossima decade. Da noi uscirà il 5 gennaio 2011.
Adesso però vi faccio la domanda-trabocchetto: Quali e quanti sono i film 'meritevoli' rimasti fuori da questa lista che meritano un posto nei 25? Magari quelli più 'di nicchia', meno distribuiti, meno inseriti nello star-system? I miei amici cinefili di sinistra, ultra-snob, con la kefiah al collo e 'Il Manifesto' sottobraccio (scherzo! ma li conosco davvero!) prima si metteranno a ridere, poi andranno con la mente a cercare tutti quei titoli 'de spessore' (come dicono a Roma) che in questo primo decennio hanno strappato loro un timido applauso... solo che, oibò! Già me li vedo scervellarsi a tirare fuori 'sti titoli: vuoi vedere che non è poi così facile. Certo, manca nella lista un film come Le conseguenze dell'amore. Pellicola straordinaria, un manuale di recitazione e uno spietato affresco di un'epoca. Insieme a Gomorra (unico italiano della top-25) poteva davvero starci. Così come poteva starci lo splendido Marie-Antoinette, meravigliosa allegoria pop firmata Sofia Coppola. E anche l' 'obamiano' La 25.a ora di Spike Lee, o un altro film dei Coen, L'uomo che non c'era. I più temerari potrebbero poi spingersi fino al glaciale ma sontuoso In the mood for love di Wong-Kar-Wai, mentre ai cultori dell'animazione potrebbe sembrare un insulto l'assenza del grande Hayao Miyazaki (soprattutto con La città incantata, capolavoro del genere e non solo). E poi? Gratta gratta... si vede che non c'è poi molto. Insomma, i film del decennio sono questi. Se non 25 potranno essere 4-5 in più ma è difficile uscire da questi. Certo, ovviamente ognuno la vede a modo suo. Anche per me in questa lista ci sono parecchi film decisamente sopravvalutati (a partire proprio da Kill Bill, ma anche The Departed, La maledizione della prima luna, Inception), qualcuno addirittura davvero brutto (Il gladiatore, Avatar), ma grossomodo non si esce da questa rosa.
Questo cosa vuol dire? Beh, innanzitutto che i giovani di oggi sono tutt'altro che stupidi. Certo, preferiscono le emozioni forti e le situazioni romantiche e 'assolute', a tutto tondo (ne sono esemplari perfetti due titoli già cult come Donnie Darko e Into the Wild) e disdegnano il nostro cinema (da sempre carente del famoso 'prodotto medio': o si fanno commedie sguaiate e volgari oppure drammoni iper-verbosi 'tre stanze e una cucina) ma le loro preferenze rispecchiano quelle della critica. Seconda cosa, questa lista è la dimostrazione evidente che 'commerciale' non è sinonimo di bassa qualità. Sembra che oggi la parola 'commerciale' sia quasi offensiva, che girare film che incassano tanti soldi sia un demerito e non un pregio. E' chiaro che non è così, e che non è giusto generalizzare. Non tutti i film commerciali sono cine-panettoni e non tutti i film d'essai sono capolavori. D'altronde, ci sono film che nascono 'di nicchia' e che poi col passaparola della gente diventano veri e propri successi: è il caso del già citato Donnie Darko, ma anche di Big Fish o Se mi lasci ti cancello. Mi vengono sempre in mente le parole di Peter Weir in un'intervista di qualche anno fa: 'I critici proprio non li capisco: se giro film a basso budget come Picnic ad Hanging Rock allora sono 'uno di loro', se invece faccio Master and Commander allora sono 'allineato'... eppure io lavoro sempre allo stesso modo!' Già...
Appuntamento al prossimo millennio!