I primi modelli, quelli che prevedevano l'impatto sulla Terra originaria di un pianeta simile a Marte, mostravano che l'anello di detriti orbitanti intorno alle due masse fuse appartenesse in buona parte al pianeta impattante, quello ipotizzato di massa simile a Marte, di probabile composizione isotopica diversa da quella terrestre. In questo modo non si riusciva spiegare la somiglianza chimica Terra-Luna. La nuova ipotesi, descritta in questa straordinaria animazione, prevede, come detto, due pianeti di massa presso che simile, 4 o 5 volte quella di Marte. In questo modo la composizione chimica dell'anello di detriti rotanti dopo la fusione dei due pianeti è simile al risultato della fusione stessa, cioè la Terra primordiale, con i detriti che poi si sarebbero condensati sotto forma di Luna. Anche le simulazioni che prevedono un iniziale maggiore momento angolare del sistema Terra-Luna di quello attualmente osservato, concorrono a ritenere valida l'ipotesi dell'impatto di un pianeta di massa superiore sulla Terra, con la conseguente eiezione di materiale simile al risultato della fusione. Il fatto che la velocità di rotazione iniziale, compresa tra le 2 e le 2,5 volte quella attualmente osservata, sia poi diminuita fino a quella attuale dipenderebbe, continuano i ricercatori, dall'interazione di risonanza tra il Sole e la Luna delle origini, la cosiddetta risonanza di evezione, che avrebbe agito immediatamente dopo la formazione del nostro satellite.
Matija Ćuk, Sarah T. Stewart, Making the Moon from a Fast-Spinning Earth: A Giant Impact Followed by Resonant Despinning, Science DOI: 10.1126/science.1225542
Robin M. Canup, Forming a Moon with an Earth-Like Composition via a Giant Impact, Science DOI: 10.1126/science.1226073
videocredit nasa.gov
imagecredit astronomy-education.com