Inquadrare questo libro non è così semplice, perché parlare di romanzo storico o d’avventura sarebbe riduttivo, data la vastità di situazioni contenute nelle sue circa 600 pagine. La trama si snoda come un lungo viaggio e presenta le vicende di un nutrito gruppo di personaggi nel periodo della Prima Crociata, percorrendo vari corridoi temporali che si intrecciano tra loro durante la lettura.
I fatti sono mostrati in una duplice prospettiva: da una parte seguiamo i passi del conte fiammingo Geoffroy de Saint-Omer, dall’altra le orme del principe maghrebino Ghassan. Al centro della storia due figure emblematiche, che fanno da perno al confluire di diversi destini, quella del medico sufi Mandhur e quella di Jamil, giovane schiavo misterioso.
L’autrice dipinge l’intera epoca con grande ricchezza di particolari, quindi senz’altro l’aspetto storico è quello più rilevante. Avvenimenti documentati – la presa di Gerusalemme, la battaglia di Ascalona, la fondazione dell’Ordine dei Cavalieri Templari – vengono ricostruiti con grande cura.
Accanto alle vicende storiche c’è poi l’aspetto psicologico. Molta attenzione è dedicata alle emozioni dei vari protagonisti, vissute sempre con intensità e profondità. Ogni personaggio appare sfaccettato nella sua complessità e mai banale, e scatena un forte coinvolgimento in chi legge. I legami sono spesso tormentati e distruttivi, e si alternano a sentimenti più delicati, come l’amicizia e l'amore, nelle sue sfumature più ampie.
Altro volto del romanzo altrettanto affascinante è quello mistico-soprannaturale, con percorsi spirituali che sposano in modo molto naturale le vicende terrene, dove visioni e figure superiori guidano i personaggi e indirizzano intere vite. L'elemento soprannaturale assume varie forme, fino a sfociare nelle pagine che raccontano della fondazione dell’ordine dei cavalieri Templari, una parte che ho trovato molto toccante e intensa.
Infine, prima di lasciarvi all’intervista, una nota sulla prosa, sempre fluida e raffinata, in perfetta armonia con il periodo storico narrato. Insomma, un romanzo di grande respiro, da cui non si può uscire che arricchiti sotto molti punti di vista.
1) Le vicende narrate ne “La Colomba e i Leoni” abbracciano un vasto periodo a cavallo tra l’XI e il XII secolo, concentrandosi sulle vicende della Prima Crociata. La prima cosa che ti chiedo è dunque come è caduta la scelta su questo periodo storico in particolare?
Innanzitutto grazie per avermi dato l’opportunità di parlare di questo romanzo la cui stesura è stata particolarmente impegnativa, molto più di quella de Il Pittore degli Angeli. Per quanto riguarda il periodo storico, sono sempre stata appassionata di Medioevo, che tuttavia si estende lungo un arco di tempo, convenzionalmente delimitato ma molto esteso, in cui ci sono state parecchie trasformazioni a più livelli. Mi ero già immersa in questo segmento temporale con un primo romanzo sulla Firenze medicea di fine 1400. La scelta di questo periodo specifico, ora, non è stata studiata a tavolino, piuttosto si è come imposta da sola a causa di una serie di fattori: la formazione di alcuni primi personaggi che militavano in campi opposti – quello cristiano e quello musulmano – e pure erano attratti l’uno dall’altro e legati in vario modo, anche spirituale, l’ambientazione di molte scene in geografie desertiche o, viceversa, rigogliose in cui riconoscevo il Nord Africa, o la Terrasanta, o la Sicilia, assedi, combattimenti e battaglie che avvenivano in contesti ben precisi. Per puro caso (anche se nel caso non credo molto), avevo già letto dei volumi su questi “pellegrinaggi armati”, ed ero rimasta colpita in special modo dalla Prima Crociata, che aveva dato origine alle successive ondate, grandi e piccole, e dalle sue figure di spicco. Mi è sembrato che personaggi, luoghi ed eventi si sposassero bene al periodo. Poi, se una cosa abbia generato l’altra o se, piuttosto, non si siano alimentate a vicenda, non è possibile sapere… e fa parte del fascino della scrittura.
2) In effetti posso confermare che nel tuo romanzo personaggi e fatti inventati si integrano perfettamente con figure e situazioni storicamente documentate. Ci racconti come è nato e come si è sviluppato questo lavoro di fusione (immagino non facile)?
I personaggi di fantasia hanno svolto la parte del leone nel romanzo, e sin da subito hanno dettato legge sulla narrazione. Poi avvengono queste strane alchimie per cui alcuni personaggi storici possono essere accolti nello sviluppo della trama e interagiscono bene con quelli primari, altri si limitano a rimanere sullo sfondo o addirittura non sono mai ufficialmente presentati. Questo vale per molti dei principi cristiani che guidarono le armate dei crociati: sono nominati nelle conversazioni per conferire credibilità e spessore alla narrazione, ma non fanno parte del mio casting, per usare un termine cinematografico. Se un personaggio storico è utile, sia come figura di rilievo sia come elemento di contorno, gli do il giusto spazio, come il vecchio sovrano almoravide Yūsuf ibn Tāchfīn cui ho dedicato un cameo all’inizio; se è un di più, viene scartato nella selezione… ma non è detto che non ritorni nei successivi romanzi del ciclo. Ad esempio in questo romanzo specifico si accenna appena a Baudouin, o Baldovino in italiano, il primo re di Gerusalemme, che avrà invece un ruolo di tutto rilievo nel terzo libro della serie. Poi ci sono personaggi storici che sono entrati in maniera quasi inavvertita nella trama, e che hanno un carisma tale per cui hanno finito per giganteggiare sugli altri, come il conte fiammingo Geoffroy de Saint-Omer. La stessa cosa avviene con gli eventi storici: se danno movimento e significato alla trama, come accade con alcune battaglie dove i protagonisti possono partecipare, li inserisco e creo una scena ad hoc; altrimenti no. Bisogna comunque fare molta attenzione sia nel verificare le età anagrafiche di tutti quanti i personaggi, sia le date degli eventi per non incorrere nell’anacronismo, che è uno dei molti terrori dell’autore di romanzi storici.
3) Indubbiamente le vicende raccontate nell'arco di tempo del romanzo sono molte; ho avuto l'impressione che a fare da filo conduttore sia soprattutto l'elemento mistico-spirituale, che assume forme molteplici, ma che dona coerenza all'insieme. Mi confermi questa prospettiva?
È proprio come dici. Ci sono difatti più livelli di lettura del romanzo, uno dei quali è appunto quello mistico-spirituale. Ho voluto arricchire quest’ultimo aspetto che spesso, nei romanzi storici, è poco presente se non nella religione e nei suoi rituali strettamente intesi, qui appartenenti al periodo del primo Medioevo. In questa tipologia di romanzi si dà ampio spazio al lato avventuroso, com’è giusto che sia, ma spesso tralasciando lo scavo interiore; e il tutto diventa un po’ superficiale. Ho quindi voluto che i miei personaggi fossero collegati tra loro da veri e propri gemellaggi spirituali, in una vasta ragnatela che trascende sia la Storia sia la consanguineità, e conferisce un significato differente ai loro incontri e anche ai loro scontri. Proprio per questo motivo, a qualsiasi schieramento e fede appartengano, tutti hanno pari dignità e il loro giusto spazio. Questo collegamento non avviene però solo a livello terreno, e quindi orizzontale, tra esseri in carne ed ossa, ma tra il piano del visibile e quello dell’invisibile. I due mondi si rispecchiano l’uno nell’altro e dialogano in maniera continua, a volte sorprendente (“Come sopra – così sotto, come sotto – così sopra”) tramite sogni, simboli e messaggi, e veri e propri colpi di scena. Il mondo invisibile diventa una forza operante e attiva nella Storia – un po’ come la Provvidenza manzoniana, solo dal respiro più ampio.
4) Un'altra cosa che mi ha colpito molto è stato lo sguardo imparziale e bilanciato che hai adottato sia per i Cristiani che per i Musulmani, civiltà in conflitto tra loro ma guardate da te con lo stesso occhio, disincantato e amorevole al tempo stesso. Purtroppo ancora oggi questo conflitto è di tragica attualità…
… e questo viene dimostrato dal fatto che scrissi e pubblicai il romanzo, dapprima in forma self, ora con casa editrice, ben prima delle cosiddette primavere arabe e dell’attuale crisi che tutti noi stiamo vivendo. In genere ci si dimentica che il cosiddetto nemico è un essere umano che ha le nostre stesse paure e speranze, i nostri stessi timori, le nostre stesse forme affettive, anche se vive in un contesto sociale e religioso differente. Si tende a farlo diventare “qualche altra cosa”, e a disumanizzarlo, per poterlo esorcizzare e avere la scusa per ignorarlo. Invece la paura deriva essenzialmente dalla mancanza di conoscenza, questo in entrambe le direzioni, diventa fonte di manipolazione e propaganda politica dall’alto; e così è sempre stato in ogni epoca storica.
Nel mio romanzo, infatti, ci sono personaggi con luci e ombre negli schieramenti opposti: per quanto riguarda i musulmani, o saraceni come venivano anche chiamati, è Ghassan ibn Rashid, figlio di un emiro del Marocco – personaggio di pura fantasia – spirito inquieto e uomo affascinante, che ha varie esperienze avventurose; nelle file dei cristiani, è Hugues de Payns – in questo caso è un cavaliere cristiano realmente esistito ma di cui si sa pochissimo, se non che fu uno dei cofondatori dell’ordine del Tempio e primo Maestro – la cui ferocia nasconde una sottile, corrosiva invidia. Tanto per dire, la maggior fonte del tormento di Ghassan è l’amore assoluto e impregnato di gelosia che prova per il suo schiavo cristiano, ma anche un segreto terribile che emergerà verso la fine del romanzo. Ci sono però figure luminose come il medico musulmano Mandhur, seguace della corrente mistica del sufismo, una sorte di “folle di Dio” che viaggia lungo le coste del Mediterraneo, un mare che ha sempre unito e diviso i popoli. Con la sua persona egli mette in relazione vari personaggi, li soccorre e lenisce le loro terribili sofferenze fisiche e spirituali. Non si riesce, quindi, a definirli con i colori netti del bianco e del nero, o a suddividerli in un elenco di buoni e cattivi: sono tutti concepiti per sfumature, esattamente come ogni essere umano. O almeno, io ho provato a renderli in modo complesso.
5) Una mia curiosità: ho notato che nel romanzo non ci sono personaggi femminili, o meglio tutte le presenze femminili assumono un ruolo particolare, al di fuori delle vicende ordinarie. Non credo sia stata una scelta casuale, giusto?
Sì, non è stato per niente casuale. Il romanzo ha una fortissima connotazione maschile, dato che in questa specifica “puntata” del ciclo si parla molto di battaglie, di scontri o comunque del potere in generale, che storicamente è sempre stato appannaggio dell’uomo (almeno all’apparenza: in realtà molte donne hanno manovrato i loro uomini dietro le quinte come abili burattinaie!). Le donne però sono presenze vive e operanti nelle vicende del romanzo, specie una di loro che è molto in contatto con il trascendente. Lungi dall’essere relegate in un ruolo marginale, sono come la cornice preziosa e salda di un quadro, che aggiunge valore all’opera e fa da collegamento tra l’interno e lo spazio esterno e invisibile.
Vorrei rimarcare un altro dettaglio, non percepibile a livello razionale, cioè che c’è un protagonista maschile che racchiude un’anima al femminile. Si tratta dello schiavo cristiano Jamil, soprannominato la Colomba dai musulmani e molto amato dal suo padrone Ghassan. È colui attorno a cui ruotano tutte le vicende e i destini dei personaggi, e che fa da detonatore, per molti versi, alle tensioni che corrono sottotraccia tra loro, come quella tra Ghassan e il suo tirannico padre. Con riferimento al titolo, la colomba è un animale che simboleggia la terza persona trinitaria, ed è arrivato, col tempo, a incarnare il concetto di pace. Chi non ha ancora letto il libro potrebbe pensare che sia una ragazza… e in fondo è proprio così!
6) “La Colomba e i Leoni” è il primo di una serie di romanzi. Quindi ti chiedo: quali personaggi e situazioni ritroveremo nei successivi volumi? E quali le differenze fondamentali?
A livello corale, nel primo romanzo grande spazio è stato dato al mondo musulmano, che nel successivo volume, Le strade dei pellegrini, sarà obbligato ad arretrare, e con esso tutti i personaggi che vi appartengono, Ghassan in testa, che in qualche modo lo rappresenta pur con le sue bizzarrie. È un po’ quello che accade nell’opera lirica, in cui c’è un coro che, in un dato momento, ha un grande spazio sulla scena; subito dopo si dispone sul fondo e tace, ma è comunque presente e osserva. Come si può dedurre dal titolo del secondo romanzo, gran parte delle vicende si svolgeranno lungo i percorsi, specialmente italiani, dei pellegrinaggi nella cristianità medievale. Sarà un viaggio non solo nello spazio, ma anche nel passato e nella giovinezza per ritrovare motivazioni e identità. In questa avventura ideale ci saranno, come sempre, le irruzioni del trascendente, in modi che non posso svelare per non rovinare le innumerevoli sorprese del libro. Una caratteristica che va a mutare ed evolversi, inoltre, sarà il lato esoterico che coinvolgerà maggiormente alcuni di loro: non dimentichiamoci che il gruppo armato che viaggia lungo la Via Francigena ne Le strade dei pellegrini è composto proprio dai futuri cavalieri templari, di cui si è favoleggiato in abbondanza!
Per quanto riguarda i personaggi principali, saranno tutti mantenuti, con diversi pesi come ho detto, ma se ne aggiungeranno altri. Già ne Le strade dei pellegrini incontreremo alcuni personaggi femminili nuovi, fra cui Clotilde, una donna fiamminga particolarmente enigmatica, e approfondiremo la conoscenza di Berthe d’Arques, la moglie del conte Geoffroy de Saint-Omer. Nel terzo romanzo, Le regine di Gerusalemme, le donne s’impadroniranno a pieno titolo della scena, i loro uomini saranno catturati dal cerchio di fuoco dell’eros, e la focale geografica si concentrerà moltissimo sulla Terrasanta e sui misteri di alcuni luoghi famosi, a livello biblico, come il Tempio di Salomone.
Bene, ringrazio Cristina C. Cavaliere per aver risposto alle mie domande e vi lascio con la sinossi e altri dati sul romanzo.
La Colomba e i Leoni (Libro I - La terra del tramonto)
Sinossi:
Nell'anno di Nostro Signore 1095, corrispondente all'anno dell’Egira 488, e dopo l’appello di papa Urbano II, gli eserciti dei principi cristiani si preparano a fluire da ogni parte d’Europa per mettere a ferro e fuoco il Vicino Oriente in nome della fede.
Le esistenze di diversi personaggi, nemici per razza e religione, sono così destinate a intrecciarsi in maniera indissolubile. Un vecchio medico e seguace sufi parte dai pressi di Damasco per recarsi nella “terra dove il sole tramonta”, il lontano Marocco, e iniziarvi una missione singolarissima. Il cavaliere fiammingo Geoffroy de Saint-Omer è costretto ad abbandonare tra i normanni di Sicilia il suo unico, adorato figlio. Un irrequieto principe e cacciatore di leoni chiede allo zio, sovrano dell’impero musulmano almoravide, una nave per assaltare e saccheggiare le coste dei cristiani nel Mediterraneo.
Passato, presente e futuro di popoli e individui scorrono in un unicum inscindibile, sotto lo sguardo sofferente di un giovane schiavo con una maschera d’oro sul volto. Pur tormentato dalle visioni, anch'egli si prepara ad affrontare il suo orgoglioso Amir. Sarà uno scontro dove combatteranno fra loro l’ultima, la più dolorosa delle battaglie; e dove sarà rivelato il più terribile dei segreti.
Editore: Silele Edizioni.
In vendita su: Amazon o Ibs.
Booktrailer
Pagina dedicata al romanzo sul blog dell'autrice
Biografia autrice:
Cristina M. Cavaliere (Milano, 1963), pseudonimo di Cristina Rossi, lavora come editor e ricercatrice iconografica nelle redazioni dell’editoria scolastica di lingue straniere. Dal 1990 ha pubblicato una serie di romanzi storici, fra i quali Una Storia Fiorentina, ambientato nella Firenze medicea di fine 1400 e Il Pittore degli Angeli, che ha come protagonista il pittore veneziano Tiziano Vecellio. Nel 2012 è apparso La Colomba e i Leoni – I La Terra del Tramonto, ambientato nel periodo storico della Prima Crociata, pubblicato poi nel 2014 da Silele edizioni. L’anno prossimo verrà pubblicato il seguito, La Colomba e i Leoni – II Le Strade dei Pellegrini. Ha appena terminato la stesura del dramma storico teatrale Il Diavolo nella Torre, che ruota attorno alla figura di Bernabò Visconti, e che verrà rappresentato a Trezzo sull’Adda. Blogger e appassionata di letteratura, gestisce anche il blog Il Manoscritto del Cavaliere, riguardante tecniche di scrittura e recensioni di romanzi, ma anche tutte quelle arti visive che contribuiscono ad arricchire ogni forma di narrazione.