di Giuseppe Leuzzi. “….Prendiamo il caso dell’Italia, dell’offensiva contro i Btp della primavera 2011, i buoni del Tesoro italiano. La Deutsche Bank, subito imitata dalle banche tedesche minori, vendette tutti i suoi Btp, che allora quotavano a valori superiori al nominale. Vendette cioè non per ricoprirsi da perdite ma per guadagnarci. E a luglio ne informò il Financial Times, dopo aver ricomprato Btp a termine, a prezzo prevedibilmente più basso. E aver fatto incetta di credit default swap collegati ai Btp, titoli di controassicurazione sul rischio insolvenza dell’Italia, sui quali intanto lucrava un rendimento elevato. Con una mano. Con l’altra diffuse a fine luglio un rapporto favorevole ai Btp.
“Un modello di speculazione. Fu l’inizio della crisi dell’Italia. Innescata a freddo, non per caso. Era a capo di Deutsche Bank Josef Ackermann, “il più potente banchiere del mondo” per il New York Times. Potente coi politici, in Germania e fuori – in Italia aveva Giuliano Amato a “maggior consulente”. Per Simon Johnson, capo economista al Fondo Monetario, “uno dei banchieri più pericolosi del mondo”. Amministratore delegato dal 2002, aveva impegnato Deutsche Bank nei mutui senza garanzie, la bolla scoppiata nel 2007. Per queste e altre attività arrischiate della sua gestione – la vendita di derivati agli enti locali in Italia e la manipolazione dei tassi interbancari – la banca tedesca è tuttora la più coinvolta in azioni risarcitorie, per fronteggiare le quali accantona in bilancio tre miliardi. ……… “A maggio 2012 Ackermann sarà in pratica licenziato, dai piccoli azionisti Deutsche, e dai grandi. Ma dodici mesi prima proiettava “una lunga ombra sull’Europa”, notò il New York Times. In precedenza, il 18 ottobre 2010, sul lungomare di Deauville, Angela Merkel aveva imposto a Sarkozy, quindi all’Ue, il principio che “gli Stati possono fallire” – la Grecia, ma non solo. Era la ricetta Ackermann: non ristrutturare il debito (allungare le scadenze, tagliare gli interessi) ma farlo pagare con l’austerità, anche cruenta. A questo fine limitando gli aiuti Ue, al capitale di giro per rifondere le banche creditrici. Il capo della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, francese, reagì furioso: “Non vi rendete conto di cosa provocate”. Ma il suo presidente, lo statista emerito Sarkozy, lo mise a tacere.”
“Al contempo, in una sorta di divisione del lavoro sporco, i consiglieri monetari di Angela Merkel impedivano alla Bce ogni intervento calmieratore, Axel Weber, Jürgen Stark, Jens Weidmann. Tre personaggi influenti, accreditati portavoce della migliore Germania, di saggezza incontestabile e potere decisivo. Anche se il curriculum di Weidmann si limita a una laurea, e ad alcuni anni di servizio nella segreteria di Angela Merkel. “Alla svendita Btp della primavera 2011 seguì un’estate di comode incursioni sui “latini” sbandati. I fondi hedge favorirono l’offensiva allineandosi pronti. I fondi sovrani, pensione, d’investimento si adeguarono in automatico. Le vendite di Btp non si limitarono al ribasso (short) dei future, il mercato cash fu coinvolto, il giorno per giorno. In pochi mesi il future sul Btp si deprezzò del 22 per cento: da 110 sul nominale all’avvio delle vendite Deutsche, aprile 2011, quotazione sopravvalutata a motivo della solvibilità del debito, crollò a 87,5 a novembre. Mentre il Bund saliva dal 125 al 140 per cento del nominale. Il divario tra le due quotazioni è lo spread”.
Dal cap. IV di “Gentile Germania”, La colpa è dell’Italia
Featured image, grafico spread BTP-BUND