La conchiglia di chiara

Da Nina
La prima volta che ho ricevuto e letto questa conchiglia, ero lieta di ospitarla perché ci offriva l'occasione per una riflessione in più sulla maternità vissuta da donne che hanno faticato per raggiungerla, sui dubbi e le paure che la costellano, sul sentirsi diverse anche in quello. Poi sono passati i mesi e come spesso accade a quelle come noi, in poco tempo possono cambiare tante cose e accaderne di davvero tragiche e atroci.
Così la conchiglia si è trasformata in una Denuncia: aperta, schietta e dolorosa.
Ma se sono qui è anche per questo, per farmi forza e affrontare i miei limiti, per guardare in faccia quel che più mi spaventa, come donna. Per fare squadra insieme a voi e riuscire così a parlarne, a sollevare il problema, la questione, a informare. Se sono qui è perché un giorno mi sono detta che nel mio piccolo avrei potuto fare qualcosa per me e per tante donne lì fuori, per loro e insieme a loro.  Così neanche stavolta voglio tirarmi indietro. Anche se leggere mi ha fatto male, mi ha ferito nel profondo, mi ha fatto piangere di rabbia.  Ma si può e si deve trascendere se stessi, si può e si deve andare oltre, esigere di vedere e sapere la verità. Che vita è quella vissuta nell'ignoranza, nel buio delle proprie comode certezze, con la sicurezza che il male che vediamo accadere agli altri a noi non ci toccherà mai? Una mezza vita. Perché io grazie a voi, a quel che mi mettete in mano, io sto crescendo, sto scoprendo realtà che non conoscevo, ci sto entrando dentro, nel vivo, insieme a voi. Perciò anche se fa male io sono grata a Chiara che mi ha permesso di vedere oltre la mia limitata esperienza, di capire - una volta di più - quanto può cambiarti la perdita di un figlio e perché mi ha fatto scoprire che esiste una realtà davvero disumana e crudele, proprio nel posto che più dovrebbe farci sentire al sicuro.  Ma soprattutto le sono grata perché mi ha permesso di provare a fare qualcosa.  Che è poco, lo so, forse non cambierà nulla, ma se servirà anche solo a non farci sentire sole, a trovare nelle parole dell'altra conforto e vicinanza, sarà servito comunque a qualcosa.  Fosse anche solo ad avere meno incubi. I cambiamenti cominciano sempre così, dal basso: quando una manciata di persone si incontrano e smettono di fingere e nascondere, quando una manciata di persone porta alla luce la verità. E quella manciata diventa centinaia, una voce capace di farsi ascoltare.

Il Diritto al Rispetto, nel Dolore della Perdita, il Diritto al Rispetto delle nostre Volontà. Questo si meritano donne come lei, come voi, come noi. Chiara voleva forte questa condivisione e io sono onorata di potergliela offrire.
"Ho scritto ad un blog che aveva denunciato la violenza che subiscono le donne per l'aborto... se credi, leggi, e dimmi che ne pensi. Se credi che sia il caso, lo possiamo mettere come aggiornamento, soprattutto mi piacerebbe cercare di farci forza e fare rete..." "Non mi sento pronta, però penso anche se riuscissimo a sensibilizzare qualcuno su ciò che è il nostro vissuto e magari anche sul fatto in sé di un rischio su cui non gravare con il malcostume di far fare pratica ai nuovi medici senza chiedere il consenso dei pazienti e senza valutare i rischi...sarebbe un bel passo, forse riuscirei anche ad avere meno incubi...al consultorio la psicologa non ha esitato a parlare di 'stupro' e sebbene io mi sentissi invece 'pronta' e 'razionale' ho avuto la prova che il mio vissuto profondo è stato proprio quello...Un altro aiuto sarà preparare un pezzettino per la tua copertina :)" "Ho pensato che potrebbe succedere ad un'altra donna, ho pensato alla forza che mi arriva dalle altre conchiglie e dai tuoi racconti, ho pensato che insieme possiamo provare a cambiare le cose..."
LA CONCHIGLIA DI CHIARA
Illustrazione di Francesca Ballarini *
La mia conchiglia arriva sulla tua spiaggia fuori tempo massimo, con una perlina che ormai le gira intorno e si mangia la sabbia. Però sulla tua spiaggia ha bisogno di passare: perchè avrebbe voluto conoscere prima te e le altre conchiglie, perchè vuole ringraziarle per averla fatta riconciliare almeno un po', rivivendole nelle loro parole, con tutte le maree e le tempeste che anche quando passano, non passano mai del tutto. Rimane un segno una traccia. 


Tutta quell'ansia per le Fasi 2 sempre di rincorsa sulle Fasi 1, piene di speranza.  Tutta quell'ansia di sentire quei due bambini scivolare via dalla pancia, via da me, senza sapere dove, senza poterli sapere da qualche parte, immaginandoli in cielo, perchè il mare non ha stelle.  Tutte quelle parole vuote, inutili e cattive dei dottori: “Fino all'ottava settimana non la voglio nemmeno vedere” perchè non lo sapevo ma ci sono ginecologi, isterologici, e gravidologici, ad ognuno interessa un pezzo o un processo, a pochi interesso io, a pochissimi il mio desiderio di diventare mamma. A quasi nessuno, ho scoperto, interessano quei bambini che scivolano via: in un Paese in cui l'interruzione volontaria di gravidanza vive sotto minaccia costante, le analisi per capire le cause di un aborto spontaneo (spontaneo?? ma se la causa c'è... perchè 'spontaneo'??) quelle analisi si iniziano, ufficialmente, dopo il terzo aborto. Il terzo bambino perso. E' una follia! Una follia crudele e sadica! Le coppie lo sanno? La Chiesa lo sa?!? Io inizio, inizio subito. Anche se vengo presa per matta e devo subire tante analisi e tante diagnosi campate in aria. “Mi dispiace signora... chissà se mai...” “E potrebbe anche essere che siete fertili ma non compatibili” E poi eccolo, l'asterisco che cercavo nelle analisi: l'isteroblabla negativa diventata positiva, magicamente, è bastato farla leggere ad un altro medico. Uno che si è interessato a me e anche al mio desiderio di diventare mamma. Uno di quelli che ti guarda prima negli occhi. Anche fuori dalla sala operatoria, prima dell'intervento. Io e il papà non lo dimenticheremo mai, mentre speriamo un giorno di riuscire a dimenticare tutti gli altri. Passano tre mesi e lei arriva, si attacca, fa impazzire le beta, mi tiene stretta, non scivola via. E un altro bravissimo medico, mi aiuta, capisce, sostiene. Anche lui è un altro tipo da sguardi, di poche intense e utili parole. Ma l'ansia è rimasta. Ogni minuto. Non staccarti, è presto. Non lasciarmi. E da atea prego, ogni giorno. La mia preghiera è 'grazie'. 4, 5, 6, 7, 8, 12, 21, 33, 38 settimane, brava piccola, non lasciarmi... nemmeno ora che ti hanno staccata da me, non lasciarmi... Perchè tutta quell'ansia, quella paura, quei fratellini che se ne sono andati mi hanno lasciato un senso di incredulità: Ce l'ho fatta? Sei mia? Non te ne andrai? Non te ne andrai mai vero? Per tanto tempo non ho lasciato andare la pancia... l'avevo aspettata per così tanto che mi è sembrato durasse poco, pochissimo.  Sarò una mamma incredula per sempre?  Una che non capisce l'ironia delle mamme sulla febbre dei figli?  Diversamente fertile... diversamente mamma? Mando un abbraccio a tutte, in attesa con voi delle vostre perle. AGGIORNAMENTO DI GIUGNO Da quando ho scritto la conchiglia sono passati alcuni mesi e ho avuto un'altra perdita. Credevo di essere preparata ma non è stato così, è stata una perdita dolorosa, aggravata forse da come la cosa è stata gestita in ospedale. In un blog, ho letto la denuncia di ciò che le donne soffrono con l'aborto e allora ho scritto quello che è successo a me.  Con Nina, abbiamo pensato di lasciare il link. Io a distanza di poco tempo non sono ancora riuscita a rileggere il mio stesso racconto, però mi ha aiutata parlarne, perchè credo che quello che si vive quando si cerca un figlio- come dimostrano alcuni commenti recenti qui- non è conosciuto, non è ascoltato e anche la medicina è di fondo ispirata da questa generale ignoranza, tanto che si affidano donne diversamenti fertili ai tirocinanti-e questo è solo un esempio. Mi piacerebbe che dal vissuto che condividiamo qui, sulla spiaggia con Nina, potesse anche nascere una diversa accoglienza, psicologica e clinica, per chi come noi si trova su una strada in salita. Abbiamo incontrato per fortuna anche medici diversi, l'ho visto anche nelle vostre conchiglie, ma questa secondo me dovrebbe essere la comune pratica istituzionale e non l'iniziativa personale di pochi medici illuminati... Non ho idea di come potremmo fare, ma spero che insieme potremo fare qualcosa.  http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/05/29/medici-italiani-e-tanta-ipocrisia-testimonianza-del-calvario-riservato-alle-donne-che-vanno-incontro-ad-un-aborto-spontaneo
Chiara


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