La scelta di non obbligare il governo a pagare gli arretrati agli Statali, infatti, evita di appesantire i conti pubblici che, altrimenti, avrebbero oltrepassato il livello del 3% di indebitamento delle pubbliche amministrazioni, precludendo al governo di utilizzare i margini di flessibilità previsti dai trattati Ue.Palazzo Chigi ha appena fatto fronte alla sentenza della Corte Costituzionale sul blocco della rivalutazione delle pensioni che spunta un’altra minaccia per i conti pubblici appesa alla questione di legittimità costituzionale del blocco degli stipendi degli Statali a partire dal 2010 sollevata da alcuni sindacati. La Consulta, chiusa in camera di consiglio, deciderà su un tema molto delicato, analogamente a quanto avvenuto per il blocco delle indicizzazioni delle pensioni (oltre tre volte il minimo) per gli anni 2012 e 2013. Se la Corte si esprimerà contro lo stop ai contratti l’onere per i conti pubblici sarà di gran lunga superiore a quello determinato dalla sentenza sulle pensioni. Il congelamento degli stipendi era stato deciso con l’obiettivo i contenere la spesa pubblica e ha portato a una perdita per gli statali fino al 9%. Un impiegato pubblico con uno stipendio di circa 17mila euro ne avrebbe ricevuti, con i rinnovi, 18.600 nel 2014 e 18.800 quest’anno. I dirigenti di prima fascia delle agenzie fiscali perdono invece oltre 10mila euro rispetto agli oltre 118mila cui avrebbero avuto diritto nel 2015 con i rinnovi. Per i dirigenti di seconda fascia dei ministeri la perdita supera i 4.600 euro. Dal confronto tra la retribuzione netta effettiva e quella che gli statali avrebbero ricevuto in presenza dei rinnovi contrattuali (con relativi aumenti stabiliti in base all’Indice dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat) emerge che la perdita annua cumulata va da poco più di 2mila euro a oltre 10mila.
La scelta di non obbligare il governo a pagare gli arretrati agli Statali, infatti, evita di appesantire i conti pubblici che, altrimenti, avrebbero oltrepassato il livello del 3% di indebitamento delle pubbliche amministrazioni, precludendo al governo di utilizzare i margini di flessibilità previsti dai trattati Ue.Palazzo Chigi ha appena fatto fronte alla sentenza della Corte Costituzionale sul blocco della rivalutazione delle pensioni che spunta un’altra minaccia per i conti pubblici appesa alla questione di legittimità costituzionale del blocco degli stipendi degli Statali a partire dal 2010 sollevata da alcuni sindacati. La Consulta, chiusa in camera di consiglio, deciderà su un tema molto delicato, analogamente a quanto avvenuto per il blocco delle indicizzazioni delle pensioni (oltre tre volte il minimo) per gli anni 2012 e 2013. Se la Corte si esprimerà contro lo stop ai contratti l’onere per i conti pubblici sarà di gran lunga superiore a quello determinato dalla sentenza sulle pensioni. Il congelamento degli stipendi era stato deciso con l’obiettivo i contenere la spesa pubblica e ha portato a una perdita per gli statali fino al 9%. Un impiegato pubblico con uno stipendio di circa 17mila euro ne avrebbe ricevuti, con i rinnovi, 18.600 nel 2014 e 18.800 quest’anno. I dirigenti di prima fascia delle agenzie fiscali perdono invece oltre 10mila euro rispetto agli oltre 118mila cui avrebbero avuto diritto nel 2015 con i rinnovi. Per i dirigenti di seconda fascia dei ministeri la perdita supera i 4.600 euro. Dal confronto tra la retribuzione netta effettiva e quella che gli statali avrebbero ricevuto in presenza dei rinnovi contrattuali (con relativi aumenti stabiliti in base all’Indice dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat) emerge che la perdita annua cumulata va da poco più di 2mila euro a oltre 10mila.