La Copa Rio e altri finti “mondiali”

Creato il 04 novembre 2014 da Calcioromantico @CalcioRomantico

Una Coppa sospesa tra due continenti. 11° puntata: La Copa Rio

Ottorino Barassi (1898-1971)

L’idea originale è forse lanciata da Franck Thompson, giornalista del Daily Mirror, ed è probabilmente indice della voglia di rivalsa che ha il calcio inglese dopo la pessima figura fatta nel Mondiale brasiliano. O forse è di Ottorino Barassi, vicepresidente FIFA, che qualche giorno prima del Maracanazo propone un torneo internazionale, sul modello della Coppa Latina, che metta di fronte le squadre campioni di Brasile, Argentina, Italia e Inghilterra. Poi vince l’Uruguay e forse questa è la molla decisiva: anche il calcio brasiliano ha voglia di riscatto, quindi bisogna far partecipare al torneo club in rappresentanza delle migliori nazionali mondiali.[1]
Il progetto è imponente, ma al gotha della FIFA la cosa piace e così una parte dell’estabilishment che aveva contribuito a metter su il Mondiale brasiliano dà una mano alla Confederação Brasileira de Desportos federazione brasiliana (la CBD), che nel luglio del 1951 è lieta di poter ospitare negli stadi di Rio de Janeiro e São Paulo la prima edizione della Copa Rio.
Tre delle otto partecipanti hanno vinto il titolo nazionale nel 1951 (Sporting Lisbona, Nizza e Stella Rossa Belgrado), tre l’anno prima (Juventus, Nacional Montevideo, Austria Vienna), le ultime due si sono fregiate sempre nel 1950 del titolo statale (nel campionato carioca il Vasco da Gama, nel campionato paulista il Palmeiras), anche perché un vero campionato in Brasile ancora non esiste. Nonostante l’idea sia partita forse da un inglese, il Tottenham Hotspur ha dunque rinunciato alla traversata oceanica. Non ci sono neanche squadre spagnole e argentine, ma il torneo sembra essere molto più che una manifestazione internazionale cui partecipano club europei e sudamericani.

Sembra solamente, perché pochi mesi prima del calcio d’inizio Jules Rimet, timoroso forse della non disputa del torneo, ha scaricato definitivamente la CBD e ha dichiarato che la Copa Rio non è sotto egida FIFA. Il Palmeiras maledirà questo smarcamento ufficioso, che di fatto non permette al club di risultare come primo vincitore di un campionato del mondo FIFA per club, onore che -ironia della sorte- toccherà al suo grande rivale sportivo, il Corinthians.[2]

Veniamo, però, al dato tecnico, anche perché non di una sola edizione dobbiamo parlare. Il Palmeiras e la Juventus si dimostrano le squadre più forti nel 1951. Si incontrano nel girone preliminare in una partita inutile perché le due squadre sono già promosse al turno successivo, poi la Juventus regola nelle due partite di semifinale previste a São Paulo l’Austria Vienna (3-3 e 3-1 i risultati), mentre il Palmeiras riesce nell’impresa di battere il Vasco da Gama a Rio de Janeiro (vittoria per 2-1 nel primo match, 0-0 nel secondo). Anche la finale si disputa in due partite, una da disputare a São Paulo, una a Rio. Il Palmeiras vince la prima per 1-0 (gol di Rodrigues) e poi resiste agli attacchi avversari. Nella partita di rivincita la Juventus passa al 18′ con Praest, poi botta e risposta a inizio ripresa: Rodrigues pareggia riprendendo una palla calciata da Liminha sulla traversa, Boniperti riporta in vantaggio i bianconeri. Il gol decisivo al 77′, quando Liminha prende palla, semina il panico nella difesa avversaria e deposita in rete il 2-2 che regala la Copa Rio ai verdão.

La nuova edizione della manifestazione è prevista per il 1953, ma il Fluminense ottiene di anticiparla al 1952 per farla rientrare all’interno delle celebrazioni per il cinquantenario della sua fondazione. E fa bene perché alla fine la compagine carioca risulterà vincitrice. Dall’Europa stavolta arrivano Austria Vienna, Saarbrücken, Sporting Lisbona e Grasshopper, mentre la Juventus rinuncia alla seconda trasferta oceanica consecutiva (addirittura la terza per chi ha giocato i Mondiali del 1950) e opta per la Coppa Latina. Il Palmeiras non c’è perché il paulistão l’ha vinto il Corinthians e, oltre al Fluminense campione carioca nel 1951, ci sono gli uruguayani del Peñarol e il Club Libertad, vicecampione in Paraguay. Il Racing Avellaneda è stato invitato, ma l’AFA ha proibito alle squadre argentine di partecipare alla coppa. Il format è simile a quello dell’anno precedente. Dai gironi passano le due brasiliane, il Peñarol e l’Austria Vienna. Le padrone di casa Fluminense e Corinthians battono, rispettivamente, austriaci (1-0 e 5-2) e uruguayani (2-1, poi il Peñarol non si presenta per la rivincita per protesta nei confronti del comportamento del pubblico) e si sfidano nei due match di finale, stavolta giocati entrambi al Maracanã. 2-0 per il Fluminense nel primo, pareggio 2-2 nel secondo e coppa a Rio de Janeiro.

C’è anche una terza edizione, nel 1953, denominata Torneio Octogonal Rivadavia Corrêa Meyer. Ma proibizioni (della federazione uruguayana) e ritiri (del Real Madrid) fanno aumentare a cinque il numero delle squadre brasiliane in campo. Olimpia Asuncion, Hibernian e Sporting Lisbona non riescono a incidere e così il tutto diventa una specie di Taça Brasil che viene vinta dal Vasco da Gama. Poi la manifestazione non viene ripetuta.

1953: i Milionarios di Bogotà

Anche il Venezuela a partire dal 1952 tenta, nel suo piccolo, di organizzare una manifestazione che metta di fronte squadre europee e sudamericane. Ma nella Pequeña Copa del Mundo de Clubes il governo del calcio mondiale non c’entra per niente e, quindi, la coppa non può considerarsi né un Mondiale FIFA ante litteram, né una antenata della Coppa Intercontinentale. Real Madrid, Millionarios di Bogotà, Corinthians, São Paulo, di nuovo Real Madrid e Barcellona i vincitori tra il 1952 e il 1957 di questa manifestazione, che poi proverà a riciclarsi con toni sempre più amichevoli in tempi in cui Coppa Campioni, Libertadores e sfida intercontinentale annessa saranno ormai un fatto compiuto.

Non sappiamo se la squadra vincitrice del torneo venezuelano si vantava di essere la “piccola” campionessa del mondo. Non sappiamo neanche se, a parte la “vecchia” Intercontinentale europeo-sudamericana e alla Copa Rio, altre coppe sospese tra due o più continenti abbiano conferito l’ufficiosa laurea di campioni del mondo, magari a club non iscritti alla UEFA e alla CONMEBOL. Sappiamo, invece, con certezza che sfide poco più che amichevoli e tornei pionieristici abbiano spinto gli organizzatori o i giornalisti di turno ad assegnare il titolo iridato a Hibernians, ai Wolverhampton Wanderers, persino ai minatori del West Auckland.
Una licenza della carta stampata, una trovata pubblicitaria volta a catturare l’attenzione del pubblico, un’iperbole da calcio d’altri tempi che in ferreo regime FIFA non è più possibile fare. E non è detto che ciò sia un bene.

federico

Puntata precedente: Le coppe tra Asia e Africa
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[1] Nel diramare gli inviti si segue la classifica finale del Mondiale del 1950, con qualche eccezione: il Malmö, campione di Svezia (nazionale terza al Mondiale), non è gradito. L’India vorrebbe inviare una sua squadra, Barassi è d’accordo, ma la federazione brasiliana si oppone, perché la nazione asiatica non aveva partecipato al Mondiale
[2] Nel 2001 il Palmeiras presenta un dossier in cui richiede alla FIFA di essere riconosciuto come primo vincitore di un campionato mondiale per club gestito dalla FIFA. Il Palmeiras mostra come gli esponenti FIFA Barassi e Rous abbiano partecipato a riunioni organizzative in veste ufficiale. Dopo lunghe discussioni nel dicembre 2007 il governo del calcio mondiale dà responso negativo, perché la Copa Rio era organizzata dalla CBD, la federazione brasiliana. La FIFA riconosce, comunque, la competizione come Mondiale per Club non-FIFA, equiparandola (dal suo punto di vista) alla Coppa Intercontinentale europeo-sudamericana, che però ha avuto sin dall’inizio l’avallo delle due Confederazioni UEFA e CONMEBOL. Nell’agosto 2014 Blatter afferma che la FIFA riconoscerà la Copa Rio, ma aspettiamo di capire in quali termini 


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