La coperta corta gallese

Creato il 02 aprile 2013 da Rightrugby
Si potrebbe pensare ad una forma ovale di masochismo perché già l'anno scorso certi pensieri trovavano spazio in Galles dopo la vittoria del 6 Nations: malumori, orizzonti cupi per giocatori prossimi a levare le ancore, destinazione per lo più Francia, e franchigie impegnate in spending review per limitare limitare i costi e aumentare il contante in cassa. Così i Cardiff Blues rinunciarono a giocare al nuovo stadio di proprietà della squadra di calcio, il City, dove stavano in affitto e sono tornati all'Arms Park. I Newport Dragons hanno rivisto i piani di investimenti, apparentemente sembravano fuori dal discorso sia gli Ospreys che gli Scarlets, ma qualche mese fa la società di Swansea veniva data per prossima a scomparire mentre ciò che sta succedendo a Llanelli ha generato il clamore che, puntualmente, si è ripresentato all'indomani del successo nel 6N. 
E' una coperta corta quella che circola in Galles: non per ciò che concerne il vivaio, i rimpiazzi, le nuove leve, ruoli scoperti, ma le finanze - e se mancano i dané poi ne risente tutto il resto dell'impianto, si sa. Dunque: George North con ogni probabilità l'anno prossimo giocherà per i Northampton Saints in Premier e non più con gli Scarlets in Pro12. L'agente dell'ala gallese lo ha confermato, lo staff tecnico della franchigia dell'ovest pure dicendosi rammaricata di non poter competere, di non poter assicurare che il giovane nazionale rimarrà dov'è. Poi è intervenuta la Welsh Rugby Union che nello stesso giorno in cui sia Leigh Halfpenny che Dan Biggar confermavano che sarebbero rimasti rispettivamente a Cardiff e Swansea (il primo dicendo di stare bene a casa, il secondo firmando il rinnovo del contratto), ha lanciato il sasso nello stagno: gli Scarlets già l'anno scorso hanno tentato di svincolare North di fronte alle richieste continentali (leggi "francesi"). Uno in più con la valigia, assieme a Gethin Jenkins, Mike Phillips, James Hook, Lee Byrne, Luke Charteris? Non è andata così, ma intanto preparano i bagagli Jamie Roberts (Racing Metro) e  Dan Lydiate (pure lui pare nel club parigino). E' un esodo, altroché. 


Lo scorso sabato il Millennium Stadium ha raccolto 37.000 spettatori per i confronti diretti in campionato tra le quattro "regioni" ed è stato in questa occasione che i nodi sono venuti al pettine per le affermazioni giunte dai piani alti della WRU, proprio mentre si cercava di "creare nuove opportunità per promuovere il regional game in Galles", come si legge nel comunicato stampa congiunto di Blues, Dragons, Ospreys e Scarlets. La federazione vuole che le pedine restino nella Land of my fathers, so precious to me e in tal senso fu proposto il Professional Regional Game Board (PRGB), per "assicurare che il rugby gallese avesse un organo collaborativo, con un presidente indipendente, con la competenza e l'autorità per trovare soluzioni ad alcune questioni che riguardano il rugby gallese". 

Una commissione super partes che risolva i grattacapi nel momento in cui franchigie e federazione non possono riuscirci, magari perché si muovono da interessi contrapposti. Siamo al 17 dicembre 2012, quando il PRGB si riunisce per la prima volta. Ma pare che non funzioni come nelle intenzioni e la franchigie scaricano la responsabilità sulla WRU, l'unico tra i cinque soggetti firmatari del board che abbia in seguito sollevato richieste e dubbi che ne hanno rallentato il processo. 
La federazione oggi si è mossa, invitando le dirigenze di Cardiff, Llanelli, Newport e Swansea ad un incontro che non ha però ancora una data precisa (nella foto il chief della federazione Roger Lewis con i manager delle quattro società in una precedente occasione). La WRU ha rilanciato sottolineando come lo scorso agosto avesse proposto alle franchigie dei contratti centralizzati per arrestare l'esodo, suggerimento lasciato non preso in considerazione. E ancora, la federazione "ha scoperto che le regioni hanno siglato un accordo che preclude dal far giocare chi abbia un contratto firmato con la federazione". Affermazioni che hanno fatto scoppiare la grana. Per quindi provare a riportare la quiete nelle valleys ecco l'invito al confronto tra le parti. Un tavolo sul quale saranno presentati i dettagli e le opzioni da discutere, in aggiunta a ciò che è già stato presentato. 

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