Con l’argento è stato colpo di fulmine e la sua vita è cambiata. Sara Capoferri, 33 anni di Rovato (Brescia), una laurea triennale in comunicazione di massa e una magistrale in cinema, tv e produzione multimediale, invece del mestiere di copywriter ha scelto di diventare orafa, avviando Fery, la sua attività di realizzazione di gioielli, fibbie, charms e accessori in metallo con la tecnica del traforo.
Come ti definisci professionalmente?
«Mi definisco un’artisigner, o argentiera 2.0. Mi occupo principalmente della lavorazione di argento per realizzare gioielli e accessori attraverso la tecnica del traforo. Ogni fase è gestita da me, dall’acquisto del materiale, alla fusione dell’argento, alla laminatura e produzione del filo, alla realizzazione dei disegni e progetti con photoshop, fino alla vendita e alla promozione online. Unisco le competenze imparate durante gli studi e da pubblicitaria con la manualità».
Sei una copywriter: cosa ti ha portata all’artigianato per mestiere?
«Lo sono stata. Poi la scrittura è tornata ad essere un piacere e non più un obbligo. Viceversa la vera passione di sempre si è trasformata nel lavoro della vita».
L’artigianato è il tuo principale lavoro e ti consente di viverci?
«Sì è il mio lavoro. Ho fatto scelte difficili dettate da contingenze di vita e opportunità da cogliere al volo. Sicuramente sono una privilegiata perché ho avuto in partenza a disposizione uno spazio in cui allestire il mio laboratorio. Le spese sono davvero tante e non sempre è possibile viverci come si vorrebbe. Alti e bassi, ma sempre più fiducia da parte dei miei clienti che grazie al passaparola continuano a sostenermi. A volte bisogna tenere duro proprio nei momenti in cui sarebbe facile mollare tutto. Se ci credi devi provare a resistere e continuare a fare piccoli passi, magari ridimensionare gli obiettivi o cambiarli a seconda di quello che capisci sia meglio per l’attività. Navigare a vista e essere disposti ad abbandonare certe idee in favore di concretezza».
Quali sono statigli step compiuti per avviare la tua attività?
«Sono partita con tante idee e molte confuse. Ho realizzato i primi pezzi con metalli poveri e tecniche di auto apprendimento già dall’adolescenza. Ero una piccola “inventrice” con un grande amore per l’arte in ogni sua forma. Poi mi sono accostata all’argento ed è stato colpo di fulmine. Ho cercato e trovato un maestro orafo che mi desse le nozioni di base e mi insegnasse quello di cui avevo bisogno per realizzare ciò che avevo deciso di creare. Non si smette mai però di imparare, questo è un lavoro dinamico che necessita di un cervello spugna. Infatti continuo a sentire e consultare lui, il mio maestro, e a riferirmi ad altri professionisti con cui ho il piacere di scambiare idee e ascoltare le loro esperienze più che ventennali e magari più specifiche. Non si arriva mai, si migliora sempre. Una volta in grado di usare gli strumenti che avevo capito mi fossero utili, ho investito nei primi macchinari, fino ad avere un laboratorio che potesse rendermi autonoma in ogni fase del lavoro».
Chi ti ha insegnato il mestiere e come?
«Leonardo. Il mio maestro. Un orafo bravissimo e una delle persone con l’anima più bella che si possa incontrare, con una famiglia meravigliosa. Mi ha dato tanto e non so se sarò mai in grado di restituire in minima parte la fiducia che ha riposto in me».
Indicativamente quanto bisogna prevedere di investire per avviare una attività come la tua?
«L’investimento che fai è commisurato ai tuoi obiettivi e deve essere mirato. Acquisti macchinari se sai che per te sono fondamentali e semplificano il tuo lavoro. Scelte oculate. Poi man mano aumenti il numero degli attrezzi. Fosse per me, avrei il laboratorio straripante di pinze, martelli e macchinari di ultima generazione. Ancora siamo lontani, si parte piano. Obiettivo è avere un lab attrezzato come la BatCave».
Ti torna utile il tuo bagaglio culturale nel tuo lavoro e se sì come?
«Utilissimo. Per due motivi. Uno: per l’ispirazione, che non mi manca mai ed è il mio punto di forza. Non so cosa sia il “panico da foglio bianco” in questo caso. I mondi che ho studiato e con cui mi sono confrontata sono bauli da aprire ogni volta. Così come la forma mentis. Cercare, scovare, curiosare nel nuovo, capire dove vanno le tendenze. Infatti spesso bisogna coniugare il lato creativo alla vendita. Qui infatti sta il secondo motivo: per la promozione. A volte è meglio creare pezzi che incontrano il gusto e la richiesta e mettere in secondo piano l’estro, commercialmente parlando. In più saper scrivere i miei testi, editare le foto, creare le mie pagine online e il sito web, beh, sono vantaggi. Riesco a controllare tutta la filiera dall’inizio alla fine. Molto faticoso fare tutto da sola, ma per ora è l’unico modo per contenere i costi».
Mentre studiavi all’università ti saresti mai immaginata artigiana?
«Più che artigiana il mio sogno da piccola era fare la stilista o la gemmologa. Durante l’università ho sempre creato pezzi e accessori, usavo le paste sintetiche quando ancora nessuno sapeva ancora cosa fossero. Le trovavo solo nei colorifici o negozi d’arte a Bologna. In più, sui set dei nostri cortometraggi universitari mi occupavo spesso dei costumi e soluzioni più o meno creative».
Come ti promuovi?
«Uso tantissimo la rete. Sono su ogni social rilevante, ma seguirli bene tutti è impossibile. Vista la mia clientela, il mio target resta quello di Facebook. Il rapporto diretto piace. Ho comunque un sito, Twitter, Instagram, Linkedin. Non è facile collocarmi in quanto non appartengo squisitamente al mondo fashion e di design, né a quello della gioielleria. Un ibrido chic-geek, credo».
Da dove vengono i tuoi clienti?
«Ho clienti di tutta Italia e anche oltre. Amando viaggiare, ho amici e conoscenti in tutto il mondo e che spesso mi chiedono gioielli personalizzati. Ho avuto il piacere poi di collaborare con Asia Argento per la creazione del suo Cruzeiro, ciondolo che rappresenta un simbolo di protezione e buon auspicio che ha poi indossato sempre. Mi ha portato fortuna tra i suoi fans, che sono persone assolutamente adorabili».
Come ti vedi tra 10 anni?
«Non riesco a pensare al futuro. Sono totalmente proiettata al presente o ai prossimi obiettivi a breve termine».