Apparentemente, dalla trama, "La Corrispondenza" sembra uno di quei thriller intriganti e ricchi di colpi di scena in cui c'è da stare attenti ad ogni singolo dettaglio o parola per risolvere quello che potrebbe essere un puzzle dai piccoli pezzi, ognuno dei quali sparsi, un po' ovunque e alla rinfusa. In realtà, tuttavia, la pellicola scritta e diretta da Giuseppe Tornatore, tale schema, invece, lo risolve immediatamente con la stessa velocità con la quale aveva deciso di allestirlo, incanalandosi precisa all'interno di una cornice romantica a trecentosessanta gradi da cui si fa prendere forse fin troppo la mano, lasciandosi avviluppare. E' l'amore infatti la colonna portante che muove i sentimenti e le azioni dei protagonisti, un amore di cui sappiamo poco per quanto riguarda le origini, ma di cui - dobbiamo fidarci - è impossibile mettere in discussione autenticità e intensità. La protagonista Olga Kurylenko, del resto, sa benissimo del matrimonio con figli del suo amante, come è perfettamente consapevole della differenza d'età sostanziale che passa tra lui e lei, eppure ciò non è sufficiente ad ammorbidire la disperazione e l'afflizione che porta dentro quando le cose tra loro due sembrano essere arrivate al capolinea e l'unica maniera per sgrovigliarle diventa quella di analizzare da vicino lo strano fenomeno che sta subendo, insieme - e in particolare - ad alcune questioni personali, del passato, che aveva sempre lasciato in sospeso.
L'avesse reso meno privato, l'avesse lasciato respirare di più, l'avesse concepito con meno estremizzazione, allora, si, forse, "La Corrispondenza" poteva realmente risultare efficace. Perché forse, ciò che stavolta paga di più Tornatore, è l'aver fatto troppo suo un progetto sul quale avrebbe giovato il consiglio o la parola di qualcun altro, qualcuno più distaccato, di fiducia, ma capace di vedere con altri occhi, ciò che a lui stava sfuggendo.
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