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La cortigiana nel XVIII-XIX secolo: fondamentale figura sociale del suo tempo

Creato il 15 dicembre 2011 da Lalenene @Irene_Marziali
Come dice un detto, quello della prostituta è uno dei mestieri più antichi del mondo, e purtroppo su questo credo che nessuno possa avere qualcosa da dire. ( Ai tempi dell'Antica Grecia esistevano le prostitute del tempio, le ierodule, che rappresentavano una delle tante funzioni sacre del tempio attraverso la quale adorare le divinità. Uno degli esempi più famosi è il tempio di Corinto. ).
Posto ciò, perché nel nostro salottino ho deciso di trattare con voi un tema così inusuale e, se vogliamo, scabroso? Molto semplice. Perché la figura della cortigiana è stata per secoli, ma in particolar modo nel Sette-Ottocento, non solo la detentrice del piacere fisico, "la creatura del peccato", ma anche padrona della società e protagonista di salotti letterari e mondani.
Naturalmente, per rimanere in linea con il tema generale del nostro blog e soprattutto perché altrimenti ne verrebbero fuori una decina di post, noi ci concentreremo sulle cortigiane dei secoli XVIII e XIX.

La cortigiana nel XVIII-XIX secolo: fondamentale figura sociale del suo tempo

Una maison close della seconda metà dell'Ottocento

Innanzitutto c'è però da definire CHI fosse una cortigiana. C'era una notevole differenza fra la prostituta di strada, o quella che operava all'interno di una maison close ( ed anche fra esse ve ne erano di alto, medio o bassisismo livello a seconda del ceto sociale dei clienti che....si aggiudicava), e la cortigiana. Le prime infatti erano spesso dipendenti di una maitresse,signore prive di scrupoli che disprezzavano le loro sottoposte ma che le usavano per proprio tornaconto economico ( in genere abusandone loro stesse, sfruttandole in modo pressoché inumano e trattandole come creature di inferiore natura, cercando di distinguersi da loro atteggiandosi a figura di dirittura morale che cerca di tenere a bada e salvaguardare delle anime perse nel peccato ), ed erano quasi esclusivamente strumenti di piacere e di gratificazione dell'ego maschile. La cortigiana invece poteva, e si discostava in effetti molto dalla mera funzione di mezzo per la soddisfazione fisica dei suoi clienti. Era un'importante figura della società del tempo, in grado di esercitare un'influenza (un autentico potere) anche sui cuori dei propri amanti. Le cortigiane non erano pagate, ma mantenute. E converrete con me che fra le due condizioni c'è una bella differenza: si paga qualcuno che svolge per noi un servizio dovuto e che lo fa in modo per noi soddisfacente, spesso una persona con la quale non si ha alcun legame ( pensate all'idraulico se l'esempio della cortigiana è un po' lontano ), mentre si mantiene economicamente qualcuno con cui abbiamo rapporti frequenti e che ci sta a cuore ( un figlio, un genitore anziano...). Capite bene, dunque, che si faceva un bel salto sociale in avanti nell'essere cortigiana anziché prostituta.
Talvolta, quando l'uomo aveva particolarmente perso la testa, e loro erano straordinariamente fortunate, venivano addirittura sposate, cosa assolutamente impensabile nei riguardi di una prostituta.

La cortigiana nel XVIII-XIX secolo: fondamentale figura sociale del suo tempo

Madame de Pompadour

Erano fra le donne più ricche della loro società, ( naturalmente il loro agio economico era direttamente proporzionale a quello dei propri amanti ) e dunque arbitri di tutti i divertimenti mondani della facoltosa aristocrazia: scrivevano ( le loro memorie, racconti o addirittura romanzi ) e discutevano di letteratura, animavano i salotti mondani più altolocati, avevano i posti migliori a teatro ( l'unico luogo dove potevano incontrare le mogli e le figlie dei propri amanti ) ed alcune addirittura ( le più desiderate e famose ) potevano permettersi palchi fissi nei teatri più importanti della città. Anche nella moda, per quanto in genere indossassero abiti osé, che difficilmente una signorina per bene si sarebbe potuta mettere, dettavano legge o comunque ispiravano le altre donne. I loro armadi erano continuamente rinnovati al fine di essere sempre attraenti e fonte di nuovi stimoli per i propri amanti, così che erano loro ad avere per prime l'esclusiva dell'ultima moda, i tessuti ed i modelli più pregiati o le acconciature ed i monili più vistosi ed appariscenti.
Chi erano i gentiluomini che si facevano ammaliare dalle loro arti e dal loro fascino? Nobili, membri delle Famiglie Reali, uomini di politica, economisti, scrittori e filosofi dunque uomini di cultura, artisti di gran fama ed i più ricchi fra i professionisti ( avvocati, architetti, giudici...). Praticamente, chiunque potesse permettersi di affrontare le ingenti spese richieste per i loro servigi.
Servigi che come abbiamo visto non erano solo fisici, ma anche sociali. Si arrivò al punto di fare quasi a gara fra amici e fra nemici nel conquistare, ed essere quindi accettati, dalla cortigiana di rango e prestigio maggiori. Eh sì perché, a differenza delle semplici prostitute, le cortigiane potevano scegliere i loro amanti, rifiutare chi non andasse loro a genio ( magari perché troppo brutale, troppo poco ricco e influente, o noioso ) e cacciarli quando si fossero stufate ed avessero trovato un valido sostituto disposto ad accollarsi i loro notevoli costi ( in fondo...non avevano altro reddito con cui sostenere l'altissimo tenore di vita che mantenevano). C'è, ora, da sfatare il mito con il quale accomuniamo le cortigiane di allora alle...."amichette" dei potenti di oggi: non sempre le cortigiane sceglievano come propri amanti uomini ricchi ma brutti e vecchi, anzi, in genere quando erano ormai "avviate alla carriera" prediligevano uomini ricchi, certo, ma anche giovani e aitanti. Più "anziane" diventavano e più giovani erano i loro compagni: pensate a Chéri e Léa, i protagonisti del romanzo di Colette "Chéri" appunto.

La cortigiana nel XVIII-XIX secolo: fondamentale figura sociale del suo tempo

Ninon de Lenclo

Eblematica l'esperienza di Harriette Wilson, la più ricca e bramata cortigiana dei primi anni dell'Ottocento, che si stufò dopo poco del suo nuovo amante ( il numero....non si sa aveva perso il conto ), ovvero il Duca di Wellington Sir Arthur Wellesley, e lo liquidò perché lo trovava " soffocante di retorica e narcisismo". Di lei comunque parleremo ampiamente in futuro: è infatti in cantiere una serie di post sulle più famose cortigiane del tempo.
Perché un rigoglio tale di cortigiane da poter addirittura imbastire una serie di post? Bisogna considerare vari fattori. Il primo, niente affatto irrilevante, è che in quel periodo si susseguirono al potere tutti regnanti che non brillavano affatto per la loro etica morale: pensiamo a Giorgio III ( pazzo ), Giorgio IV ( arrogante e bizzarro debosciato, totalmente ed esclusivamente votato ai piaceri ) o Guglielmo IV ( che visse per vent'anni con una delle amanti, un'attrice, e continuò regolarmente a dare scandalo anche dopo il matrimonio ufficiale ). La società è in genere lo specchio di chi la governa, dunque non c'era da aspettarsi che la nobiltà si conducesse diversamente dai propri Reali.
I membri dell'aristocrazia, secondo, non avevano in genere molto altro da fare se non diventare letterati o filosofi ( quando andava bene ed impegnavano la mente ) o dedicare la propria esistenza alla soddisfazione dei propri istinti e piaceri ( quando andava peggio e sceglievano di concentrarsi sul corpo ).  
Terzo, e non per importanza, i matrimoni erano contratti economici decisi dalle rispettive famiglie ( o anche dagli sposi stessi se arrampicatori sociali o titolati senza portafoglio): comunque si sceglieva il coniuge in base a ciò che poteva offrire economicamente e come posizione sociale agli occhi altrui, non secondo l'amore, l'affetto, il rispetto reciproco o l'attrazione fisica e sessuale che si poteva provare. Spesso non si conoscevano neppure, e continuavano ad essere estranei anche durante la vita matrimoniale. Per le donne era molto più difficile, ma gli uomini ( in una società fondamentalmente maschilista ) sfogavano i loro impulsi al di fuori, rimanendo però nel raffinato ( almeno secondo loro ) affidandosi alle braccia di una cortigiana - anziché andando in una maison close alla ricerca della prostituta di turno - divenendo così preda dei loro capricci e spesso anche dei loro ricatti.
Indipendenti, ambiziose, affascinanti regine dell'eros, queste donne conducevano la loro vita nella perdizione perseguendo il benessere economico e una posizione sociale che mai avrebbero avuto per eredità di famiglia, proveniendo in genere dagli strati più bassi della società. Seducevano chiunque governasse l'impero o la società, e che dunque poteva loro garantire ciò che desideravano.

La cortigiana nel XVIII-XIX secolo: fondamentale figura sociale del suo tempo

Vittoria Puccini nei panni della cortigiana Violetta Valéry

E qual era la loro fine, ci chiediamo a questo punto?
Solitamente la loro vita si spegneva presto, immerse nel lusso finché erano delle giovani donne disponibili e desiderabili, ma spesso costrette a ricatti e ridimensionamenti economici per campare il resto della loro ( breve ) esistenza, non di rado corrosa dal vizio e dalle malattie; non erano certo donne felici. Difficilmente si ravvedevano, rimpiangendo o esprimendo rimorso per la propria condotta passata, giacché non solo i loro corpi erano stati venduti, ma anche le loro anime e le loro menti erano state plagiate dal vizio. Solo in rari casi, come quello romanzato presentato nella fiction Rai "Violetta" ( della quale potete vedere al lato un'immagine ), ed in genere solo quando accadeva loro di innamorarsi veramente, comprendevano quanto deprecabile e sciocco fosse stato il loro modo di condurre la vita, turbate dal rimorso di non aver serbato la mente, il fisico ed il cuore ( ormai logorato ed indurito anch'esso) per il proprio innamorato. L'amore faceva quindi rinsavire e dimenticare in parte le schifezze del passato, ma i casi erano molto molto sparuti. In genere erano ricche donne, certo, ma povere anime. Femmes Fatales, ma disposte a cedere la loro dignità di donne per l'agiatezza economica e la posizione sociale tanto agognate.
Anche Cipria e Merletti parlerà di loro, perché sono esistite ed hanno rappresentato figura importanti del loro tempo, agendo e modificando le loro epoche e il mondo al quale si sono imposte e dal quale sono state usate, tuttavia non vogliamo che sia presa come una manifestazione di ammirazione o promozione del loro stile di vita. A livello personale aborriamo questo modo immorale di condurre la vita, ma non per questo le singole persone meritano l'oblio o il disprezzo. Vi presenterò, con delle piccole biografie, le più influenti di queste donne nei prossimi post.
Spero che la cosa sarà apprezzata e non fraintesa.
Con affetto, Irene

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