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La Costa Rica condannata per proibire la fecondazione in vitro

Creato il 30 dicembre 2012 da Eldorado

La Corte Interamericana per i diritti umani ha posto fine all’annoso contenzioso con la Costa Rica, condannando il paese centroamericano per proibire la fecondazione in vitro. Si chiude così una vicenda che si è trascinata per più di dodici anni, dopo che il Congresso costaricano si era negato più volte di votare la legge sulla fecondazione assistita, con il sostegno della Corte costituzionale, che aveva criminalizzato la pratica e costretto così le coppie ad accollarsi grosse spese e un pesante fardello morale al rivolgersi alle cliniche dei paesi vicini, come della Colombia o di Panama, dove il metodo è considerato legittimo.
Unica nel continente americano, la Costa Rica era diventata così una sorta di bastione del conservatorismo cattolico, dove il Congresso della repubblica aveva mostrato la preoccupante tendenza di difendere i privilegi di gruppi particolari a scapito degli interessi dello Stato laico e indipendente. Lo stesso papa Benedetto XVI era sceso in campo sulla vicenda, congratulandosi con la presidente Chinchilla, durante la visita in Vaticano del 2011, per ¨non violare il diritto alla nascita con leggi che legittimano l’aborto e la fecondazione in vitro¨.
La battaglia legale e giudiziaria si era inasprita proprio nell’agosto di quell’anno, quando la querela giungeva per l’ennesima volta alla Corte Interamericana, sostenuta da un nutrito gruppo di opinione, del quale facevano parte non solo le persone danneggiate dalla proibizione, ma anche di coloro che credono nel valore della laicità dello Stato. In cambio, la Chiesa cattolica aveva risposto con una vera e propria crociata: corsi per i professori di religione, sermoni domenicali, interventi nei mezzi di comunicazione e, per ultimo, un tetro jingle per le radio dove una bambina declamava: ¨Hola, sono Sofia, ho cinque anni ed anche se i miei genitori mi amano con tutto il cuore, so che per farmi venire al mondo hanno dovuto uccidere i miei fratellini in laboratorio¨. Un messaggio da fare accapponare la pelle, che intentava di infondere il sentimento di colpa nella coscienza delle persone, usando un metodo vecchio di secoli dal sapore di oscurantismo e censura.
Secondo la sentenza della Corte, la Costa Rica ha violato i diritti umani fondamentali nonché una serie di trattati internazionali. Per questa ragione dovrà ora correggere la legge e pagare un indennizzo di 50.000 dollari per ogni coppia danneggiata. Le reazioni non si sono fatte attendere. Lo Stato, attraverso il Ministro per l’Informazione, Francisco Chacón, ha fatto sapere che il verdetto –che è inappellabile- sarà rispettato. Critico, invece, il Procuratore della Repubblica, Ana Lorena Brenes, che continua a difendere la tesi della proibizione alla fecondazione assistita: ¨l’embrione ha diritto alla vita e ci sorprende di essere stati condannati per averne tutelato l’esistenza¨ ha dichiarato in conferenza stampa.  
Scontata la posizione della Chiesa cattolica, che dopo aver espresso, attraverso le parole dell’arcivescovo di San José, monsignor Hugo Barrantes, il rifiuto alla decisione della Corte, ha rinnovato l’invito ai fedeli di mantenersi coerenti alle indicazioni pastorali. Domenica scorsa tutti i sacerdoti del Paese hanno approfittato la messa per sermoneggiare dal pulpito contro la sentenza che è, come ha dichiarato monsignor Barrantes, ¨contro la vita¨.
Soddisfazione invece per le coppie a cui per anni è stato negato il diritto a formare una famiglia. Per la maggioranza di loro sarà impossibile ormai ricorrere alla fecondazione assistita, ma anche così hanno fatto sapere che tutta la vicenda era necessaria per dare speranza ed un futuro a centinaia di coppie.

L’articolo esclusivo è apparso sull’edizione di giovedì 27 dicembre dell’appzine L’Indro: http://www.lindro.it/


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