La Giunta ha anche stabilità che le torri non potranno essere costruite a meno di 150 metri sul livello del mare. Perlomeno ci siamo risparmiati un paesaggio sul modello di Benidorm, in piena Costa del Sol. Ma si parla già di un 4-5 torri di altezze comprese tra i 28 e i 36 piani, lungo la costa della cittadina. Il che ha spinto l'opposizione a parlare di "nuove colate di cemento" e "nuovi disordini urbanistici". E spinge gli osservatori a notare che la Spagna non ne uscirà mai, se continua a cercare nelle costruzioni e nelle bolle immobiliari il suo modello di sviluppo. Cinque anni di crisi, che hanno cambiato il volto sociale del Paese, impoverendolo, sembrano non aver insegnato niente. Al momento c'è un solo progetto concreto, firmato da Ricardo Bofill, che prevede la costruzione di un grattacielo da 30 piani, circa 115 metri, nell'area della strada di Istán, nell'entroterra marbellino, a circa un chilometro dal mare. E' l'unico progetto concreto presentato agli uffici competenti, ma non l'unico che si sta studiando per il futuro di Marbella: secondo Diario Sur, il più importante quotidiano dell'area, ci sono altri investitori interessati costruire grattacieli. A Marbella non mancano le polemiche. Su change.org c'è una petizione per chiedere al sindaco Ángeles Muñoz lo stop alla costruzione dissennata sulla costa. "Se non fosse sufficiente la crisi così forte che stiamo vivendo in Spagna, dopo lo scoppio della bolla immobiliare, frutto della speculazione urbanistica e dalla cattiva prassi delle banche, ci rimane almeno imparare dagli errori" scrivono i promotori, che chiedono di "non ripetere un processo con cui si sono devastati molti territori e città di Spagna, distruggendo i segni d'identità essenziali dei nostri paesaggi e culture locali, rimpiazzate da cemento e modelli insostenibili". Nella petizione si legge inoltre che il governo comunale ha modificato il Piano Regolatore dopo "un opaco negoziato con investitori per poter costruire grattacieli di 50 piani, in una città in cui non esiste questo tipo di costruzioni e, pertanto, risulta un grande impatto sul nostro tradizionale paesaggio urbano. Queste modifiche, che non erano nel programma elettorale né erano una necessità urgente, sono contro il modello turistico della città, consolidato e maturo, grazie al quale ci visitano ogni anno centinaia di migliaia di turisti". Di qui la richiesta che si metta fine alla speculazione edilizia. L'ultimo a scendere in campo contro la costruzione dei grattacieli nella cittadina andalusa è Pablo von Hohenlohe, nipote di Alfonso, l'ex marito di Ira von Furstenberg, che fu uno degli inventori del successo internazionale di Marbella. Morto il patriarca, gli Hohenlohe continuano a far sentire la propria presenza a Marbella, per cui l'indignazione di Pablo non lascia indifferenti in città: "Marbella non merita un futuro ipotecato per sempre, per soddisfare le tasche di pochi" ha detto a vanitatis.com.
Pablo è pronto a seguire l'esempio dello zio Alfonso, che, al vedere un progetto di costruzione di sei torri sul porto della cittadina, disse: "Fatelo e io vendo il Marbella Club e me ne vado con la mia famiglia e i miei amici". E cosa sarebbe di Marbella, del suo glamour, della sua potente capacità di richiamare aristocratici e milionari grazie al Marbella Club, se il fiuto e i rapporti internazionali degli Hohenlohe la abbandonassero per altri lidi?
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