La crisi dell’editoria. Vista dal libraio.

Creato il 18 gennaio 2013 da Camphora @StarbooksIt

In questi giorni c’è un sacco di confusione, qui allo Starbooks. Gli avventori non fanno altro che discutere, discutere e discutere, come quando gioca la Roma e il lunedì si trovano tutti a parlare del gol in fuorigioco. Solo che qui invece che della Roma si parla di libri.

Stavolta la discussione è partita da un post del Disagiato, che fa il libraio, o meglio, il commesso in una libreria all’interno di un centro commerciale, di mestiere. Si chiede perché la sua libreria è più piena di libri che di gente, di fatto, e si dà pure una risposta.

Non si sa se la risposta sia giusta o sbagliata, eh. Qui non abbiamo le bacchette magiche e le soluzioni miracolose non le abbiamo (come i tifosi della Roma non hanno le soluzioni per le performance di campionato, d’altronde). Abbiamo un sacco di opinioni, e le svisceriamo.  Qui ci siamo impegnati abbastanza.

La mia opinione è abbastanza drastica e radicale, e potrebbe non piacere agli aspiranti esordienti:

sospetto che il proliferare di libri e di case editrici che continuano a nascere nonostante l’evidente impossibilità del mercato di assorbire un numero di nuove uscite che continua a salire dipenda da un fattore: la questione pubblicazione che viene vista troppo spesso come un diritto divino da parte di tutti quelli che ci provano. E che invece spesso dovrebbe essere moderata. La moderazione si può ottenere solo con un ritorno della qualità, che dovrebbe partire dalle grandi case editrici nate con un intento diverso dall’essere supermercati e produttori di storie di largo consumo sprezzanti della qualità e dell’intelligenza del lettore. Dubito che sia una via percorribile, in un mondo dove un editore non ha ragione di stare sul mercato se non vende e dove c’è spazio per certi direttori editoriali che considerano le lettrici come drogate… Insomma, io la soluzione non ce l’ho perché a fare come dico io sparirebbe il 90% di quello che circola.

Adesso torno dietro al mio bancone perché ho dei caffè da preparare  e dei racconti da leggere. Abbiamo pur sempre un concorso scaduto che aspetta dei vincitori, e qui dobbiamo lavorare.

Però se volete intervenire e dire la vostra, potete farlo tranquillamente. Potete pure dirmi che non siete d’accordo con me, me ne farò una ragione e mi preparerò un cuba libre.

Anzi, magari ne preparo uno pure per  voi.



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