A parte il fatto che, come ho già più volte ripetuto, l'attuale crisi è solo l'ultimo atto di una decadenza iniziata da almeno mezzo secolo, appare ormai in tutta evidenza che la sua causa principale sta nelle stesse fondamenta delle istituzioni statali: il sistema democratico, sia esso di impronta liberista che socialdemocratico, non funziona più in modo adeguato e non è in grado di affrontare e risolvere i nodi sempre più complessi che la società globalizzata gli pone di fronte.
"E' stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora", pare abbia detto una volta Winston Churchill, il grande statista inglese, al quale non mancava il necessario cinismo per ammettere che le forme di governo per essere considerate buone devono funzionare, ovvero essere in grado di prendere nei giusti tempi le decisione giuste per garantire il benessere dei cittadini governati.
Da tempo ormai le democrazie occidentali non sembrano essere più in grado di poterlo fare, per ragioni anche molto semplici da individuare.
La politica, i partiti e tutte le forme di partecipazione alla vita sono ormai divenuti contenitori di lobbies e di gruppi di pressione che spingono continuamente per tutelare interessi particolari, di minoranze, spesso in contrasto con quelli generali. Questi gruppi sono ispirati e finanziati da grandi industriali e finanzieri che con l'uso di grandi risorse riescono a far eleggere alle cariche di governo persone a loro legate, eludendo di fatto la selezione del personale politico col voto popolare, che sembra sempre più un rito superfluo.
Le assemblee parlamentari non sembrano più le selezioni dei migliori ingegni del Paese che per un periodo della loro vita abbandonano i propri interessi per curare quelli dello Stato, ma una accozzaglia di avventurieri, spesso senza arte né parte, in cerca di prebende e vantaggi di ogni tipo.
Il prezzo da pagare a questo tipo di democrazia è la mancanza di autorevolezza dei governi che essa esprime. Governi in balia di maggioranze ballerine, dei ricatti di piccoli gruppi politici, se non di singoli parlamentari e in balia delle pressioni dei grandi gruppi finanziari e industriali che hanno finanziato le campagne elettorali dei vari candidati.
Il risultato è un sistema ormai sclerotizzato, che ha perduto la sua funzionalità e che non riesce a reggere il confronto con sistemi di governo più forti, stabili e autorevoli, magari pure autoritari.
Gli effetti sono evidenti: tutti i leader di governo dei paesi occidentali sono in crisi di popolarità e di fiducia, a cominciare dal Presidente della prima potenza del pianeta, quel Barack Obama che eletto solo poco più di 2 anni or sono è oggi l'inquilino della casa bianca meno credibile della storia, con un indice di fiducia al 42%.
Non va meglio per i suoi colleghi europei al governo, che se si dovesse votare oggi probabilmente nessuno di loro sarebbe rieletto, a cominciare dal Nanoleone dell'Eliseo Nicolas Sarkozy.
Quello che è involontariamente, e tragicamente, comico è che i cosiddetti paesi occidentali, o qualcuno di loro, pretende pure di "esportare" questo modello di governo nei paesi considerati tiranneggiati, con spesso il risultato di agevolare la presa del potere a estremisti religiosi, come sta accadendo in nord Africa, dove in Egitto è ormai caccia all'infedele nell'indifferenza del mondo intero, e come in Tunisia dove le elezioni sono state appena vinte da un partito islamico "moderato", ma che era estremista e fuorilegge fino alla vigilia della cosiddetta "primavera araba".
Le esperienze come la guerra in Iraq e in Afghanistan sono pure fin troppo chiare per illustrarne i fallimenti.
In realtà i valori condivisi sui quali si fondava la democrazia rappresentativa dei paesi occidentali si sono erosi e consunti da tempo. Occorrono riforme urgenti e profonde per ridare alla Politica la dignità e la forza perdute, consentendole di liberarsi dall'abbraccio mortale della finanza e di imporre regole e comportamenti capaci di assicurare il benessere a tutti i cittadini.
Questa è la difficile sfida che ci aspetta per il futuro e non ha nemmeno un risultato scontato.