Quello che sta avvenendo a livello di “passione per lo sport nazionale” – il calcio, è un crollo totale delle tifoserie, e della presenza dei relativi tifosi negli stadi.
La diminuzione è stata del 55% nel 2009, del 52% nel 2010, di quasi il 56% nel 2011. E il 52%, l’anno seguente. Attualmente (dati Demos Coop) si parla di un calo di circa il 35 per cento.
In quattro anni, chi poteva definirsi tifoso di calcio, non può più quasi permetterselo. Oggi il tifoso che va allo stadio è quasi una minoranza da proteggere, una specie “a rischio estinzione“.
Senz’altro hanno influito dato come la credibilità del calcio e dei campionati. Scandali senza fine, vicende giudiziarie, inchieste con nomi famosi hanno rovinato quella che era la passione degli italiani. Non sottovalutiamo poi lo scandalo riguardate gli arbitri e le ben note partite “giocate a tavolino”.
Inoltre, la crisi della presenza negli stadi, oltre la crisi economica (andare a vedere la partita della squadra del cuore, costa), è da ricercare nella rischiosità dell’essere presente allo stadio (violenza, razzismo, etc.). Qualcuno ha cominciato a porsi la domanda, ma tornerò “integro” dopo la visione della partita, o sarò vittima della violenza ultras sempre presente?
Altro elemento, degno di considerazione, e riguardante la crisi della tifoseria calcistica è rappresentato dalla perdita di interesse di molti tifosi nei tornei nazionali. E’ fuori di dubbio che i tornei internazionali, o a rilevanza europea, stanno avendo una presa maggiore su chi si appassiona al mondo del calcio. Discorso a parte meriterebbe poi la gestione del Club calcistico di ogni squadra (anche qui gli scandali finanziari l’hanno fatta da padrone negli ultimi anni).
L’Italia, nazione amante del gioco calcio, sta per sparire, o quanto rilevato è solo il frutto di una crisi economica/valori della nostra società?