La Crisi Italiana e la Politica.

Creato il 04 dicembre 2011 da Mir Gorizia @Ettore_Ribaudo
L’Italia è in una posizione difficile. La situazione della Grecia non sembra migliorare e molti ne chiedono da tempo il fallimento, ovvero che lo Stato greco dichiari di non poter far fronte ai propri debiti e discuta con i creditori di restituire solo una piccola parte di quanto gli hanno prestato in passato. Ma il vero pericolo è quello del “contagio”, ovvero che la crisi della Grecia si espanda a economie molto più grandi. E qui entra in gioco l’Italia, che in termini di prodotto interno lordo ha un’economia circa sette volte più grande di quella greca: negli ultimi mesi, il nostro paese ha preso il posto della Spagna come principale candidato a entrare in seria difficoltà. Eccovi un riassunto semplice e chiaro di che cosa va e di che cosa non funziona nell’economia del nostro paese.1.   Il debitoIl nostro problema principale, come si sa e si ripete da molti anni e ancora dipiù dall’inizio della crisi, è il debito pubblico. Uno dei celebri parametri di Maastricht, che regolavano l’ingresso degli stati europei nella moneta unica, stabiliva il tetto del 60 per cento del rapporto tra debito e prodotto interno lordo (PIL): un rapporto che l’Italia raggiunse nel 1982. Da allora, il nostro debito pubblico è cresciuto in modo drammatico nell’arco di pochi anni: tra il 1982 e il 1994, in soli dodici anni e per colpa di una politica scellerata messa in atto dai nostri ottusi politici, è passato dal 60 per cento al 122 per cento del prodotto interno lordo.






2.   Il debito: come è fattoDall’inizio dell’unione monetaria, alcuni paesi “di periferia”, come l’Irlanda e la Grecia, hanno ricevuto grandissimi investimenti da parte delle banche delle nazioni forti, come la Francia e la Germania. Se da un lato questo ha favorito la crescita dei paesi periferici, dall’altro ha alimentato un meccanismo molto rischioso, poiché i principali creditori sono i paesi stranieri.La situazione italiana è differente. La maggior parte del nostro debito pubblico, rimane all’interno del nostro paese ed in mano alle banche ed assicurazioni e, questo mette l’Italia in una condizione, sicuramente peggiore, per quanto riguarda il debito pubblico, della Francia, del Canada o del Regno Unito della Germania.3.   PrudenzaUn altro aspetto che l’Italia dovrebbe mettere in campo è la prudenza finanziaria. Dopo la rapidissima crescita del debito pubblico che abbiamo descritto poco sopra, l’Italia, invece di contrarre le spese ed avere una oculata gestione del denaro pubblico, anche attraverso un controllo serrato degli Enti locali, ha preferito, solo di facciata fare manovre di nuove tasse, camuffate da tagli, questo ha ulteriormente impoverito il tessuto produttivo della Nazione, provocando una recessione. Invece di Investire in operazione oculate, lo Stato ha preferito non investire affatto. Uno Stato che non investe in se Stesso non ha nessuna credibilità. In questo caso il nostro governo ha deciso di spendere meno, in servizi ai cittadini.4.   La crescitaChe cosa non funziona, quindi? Il fatto è che l’economia italiana non cresce. Negli ultimi 15 anni, la crescita media del nostro PIL è stata uno scarsissimo 0,75%, molto meno degli interessi che sono stati garantiti in passato agli investitori che hanno voluto prestare soldi allo Stato italiano per finanziare il debito pubblico. L’effetto è che, nonostante l’avanzo primario, il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo (che come abbiamo visto è quasi stagnante) non diminuisce, e può addirittura aumentare, come succede da circa tre anni.5.   Le soluzioniLe soluzioni possibili per sostenere la crescita senza ricorrere all’inflazione sono diverse. In Primis dico che sono balle quelle di chi dice che i costi della politica sono ben poca cosa rispetto ai problemi dell’Italia.

In Italia i costi della politica locale, regionale, nazionale ed europea superano i 9 miliardi di Euro. L’equivalente di una nuova manovra lacrime e sangue.

Certo i costi della politica non possono essere azzerati, questo è chiaro. Ma l’obiettivo del dimezzamentodei costi della politica è abbondantemente raggiungibile se si eliminano a tutti i livelli i vitalizi e gli assurdi privilegi di cui godono i nostri politici.Ossia riduzione delle indennità e dei rimborsi spesa, niente più auto blu e scorte a chiunque ne faccia richiesta, abolizione di tutte le province, dimezzamento dei parlamentari e degli assessori regionali di tutte le regioni d’Italia.

L’elevato numero di parlamentari non ha portato alcun beneficio al nostro paese, sia in termini di democrazia che di benessere degli italiani (politici a parte naturalmente). Il confronto fra il numero di parlamentari in Italia e quello delle altre grandi democrazie del mondo è sconfortante, ad esempio i parlamentari italiani sono più di quelli degli Stati Uniti d’America…

Quasi cinque miliardi di euro in meno sui costi pubblici, equivalenti all’introito di quasi due punti di iva. Ecco cosa porterebbe il dimezzamento dei costi della politica italiana.E invece il precedente governo ha preferito alzare l’iva di un punto…

Senza considerare il fatto che un serio e deciso sacrificio da parte della classe politica è fondamentale per la sua stessa credibilità, , inoltre bisogna intervenire con decisi tagli alla spesa pubblica, liberalizzazioni, riforma delle pensioni e controllo ella spesa degli Enti LocaliMa il meccanismo non è automatico. Minore spesa pubblica, così come maggiore tassazione, significano anche meno soldi nelle tasche dei cittadini, e quindi portano molto probabilmente a una diminuzione dei consumi e a un aumento della disoccupazione (le imprese investono meno e assumono meno). In altri termini, mettere a posto i conti dello Stato può avere effetti pesanti sull’economia e ostacolare la crescita del prodotto interno lordo.Questi effetti negativi spaventano i mercati, che quindi chiedono interessi più alti per prestare denaro all’Italia e innescano un circolo vizioso pericolosissimo. Come abbiamo visto, l’Italia usa i soldi che gli vengono prestati essenzialmente per pagare gli interessi del suo enorme debito pubblico accumulato in passato: ma se i soldi continuano ad essere prestati al nostro paese a interessi alti, il nostro debito diventa sempre meno sostenibile e chi ci rimette è sempre e solo il CITTADINO!Permettetemi una piccola provocazione.Non è vero che è difficile ottenere il pareggio di bilancio e contemporaneamente ottenere una crescita alta. E’ sufficiente studiare le dinamiche della macroeconomia, materia sconosciuta alla maggior parte dei Professori di Economia.Basterebbe sapere che il deficit di bilancio non dipende, solo, da un eccesso di spesa ma semplicemente da un eccesso di importazioni (in senso lato) rispetto alle esportazioni. Per importazioni s’intendono tutti gli esborsi di valuta verso l’estero (vedi anche pagamenti di interessi sul debito pubblico ad investitori stranieri). Per esportazioni s’intendono tutti gli afflussi di denaro dall’ estero (anche turismo straniero).Detto e capito ciò il governo sappia su cosa agire per azzerare il deficit ed andare in surplus (incentivare il turismo straniero, incentivare l’acquisto di titoli di stato da parte di investitori nazionali, incentivare le esportazioni ecc.)Per quanto riguarda la crescita bisognerebbe che sappia che il PIL è dato (nella attuale situazione italiana) dalla spesa pubblica moltiplicata per l’inverso della pressione fiscale (48%). Quindi riducendo di 1% le imposte dirette si aumenta del 2% il PIL mentre riducendo di 1% l’IVA aumenta di 1% il PIL. Tutto questo senza modificare di un centesimo il gettito erariale che è indipendente dal livello impositivo e pari alla spesa pubblica più il saldo della bilancia dei pagamenti con l’estero.Per convincersi di questi semplici concetti basta fare una semplice simulazione su una filiera di contribuenti, cosa mai affrontata nei manuali di macroeconomia che si accontentano di enunciare i principi teorici, senza dedicarsi ai risultati pratici.Purtroppo i nostri governi passati, presenti e futuri ignorano questi principi credendo di risolvere il deficit tagliando la spesa ed aumentando le tasse, riducendo in tal modo il PIL senza intaccare se non in maniera marginale il deficit. Come se per evitare la dispersione termica di un locale anziché intervenire sulle finestre o le pareti, si abbassa il riscaldamento!In sintesi siamo stufi di sentirci dire che la situazione è grave, mentre si spendono milioni di euro per mandare in giro i nostri generali in costosissime Maserati Quattroporte, oppure si pagano delle tangenti per finanziare progetti di fondazioni Politiche, con corruzioni d’alto bordo o vedere i tagli alle forze dell’ordine mentre i nostri carabinieri sono costretti a fare la scorta a soubrette, veline ed escort…


In ultima analisi, vedo un periodo di recessione per la ns. Economia e per noi.

http://feeds.feedburner.com/blogspot/sHlyJTags: assicurazioni, Auto, banche, banche e commissioni, classe politica, crisi, crisi italia, economia italiana, Governo, imu, one italia, pdl e rinnovamento, pensioni, politica, politica italiana, Tag, Tasse