Prendi la tua Arroganza e intrecciala.
Fanne un robusto cappio.
Forte, vigoroso, tale da reggere la Presunzione che ti contraddistingue.
E impiccati nel Giardino dei Sentimenti, all’albero della Comprensione, arbusto che in te non è mai riuscito a mettere radici.
Terry Taylor, “Marlin’s Spike”
Notturnia
«Aglio?».
«Funziona» rispose Strigoia. La voce era tagliente. Un fastidioso ronzio affilatissimo.
La femmina asciutta dominava, imperturbabile, la spianata.
E la cocente brezza estiva imprigionava l’esile figura in un caldo amplesso stagnante. Quanto unilaterale.
Dragaica, frattanto, la fissava. E pendeva dalle sue labbra. E si beava di ogni indecifrabile pausa.
Adesso il crepuscolo lambiva i filari. Ripudiava gli ultimi sprazzi di luce, sconfessandoli. Le sagome grigie della pioppaia s’imponevano aspre, e l’odore della notte saliva maestoso dall’umida terra.
Così, Dragaica fece un balzo all’indietro. Una capriola lesta.
E corse al primo albero, arrampicandosi frenetica. Agile, una fanciulla acerba, primaverile.
Arti in movimento, tutto un fremito, per domare il tronco con un abbraccio sgraziato, potente e scomposto. Una sfida muscolare. Nervosa.
«Crocifisso?» domandò di getto alla sorella, con veemenza. Era piena d’anima, e l’intero cosmo era per lei da mungere.
«Ma per favore…».
«Paletto nel cuore? Acqua Santa?».
«Sì al primo, no alla seconda. E niente scampagnate diurne, l’abbronzatura è per la plebe» concluse Strigoia, stringata, stracarica di quel terzo grado petulante. E si voltò verso gli argini del canalone artificiale, vittima soprattutto della calura.
Terry Taylor, “Fallen”
E dunque, si guardò attorno studiando una quercia. Sognante. Cupida di solitudine.
La piccola, la pupetta, era incontenibile. E la pazienza di Strigoia inesistente.
Si arrogò, pertanto, una piccola pausa dall’interrogatorio.
Difatti, aprì le ali e cercò il cielo.
«Se mi lasci sola lo dirò a nostra Madre» miagolò maligna Dragaica. E ondeggiava. Era in cima, in alto, altissimo. Sulla sommità del flessuoso pioppo. Sconfitto, suo.
Strigoia chiuse gli occhi, chiuse le ali e chiuse le braccia al petto.
«Che cosa diavolo vuoi adesso?» ruggì graffiante. Il visetto appuntito.
«Dimmi di loro». Dragaica si lanciò nel vuoto, lieve, una piuma. Una corrente ascensionale incrociò quel suo planare, cullandola.
Il fossato rigurgitava energia briosa: la frenetica attività degli insetti colmava il silenzio del tramonto, e le rane, a pelo d’acqua, attendevano la preda immerse in uno specchio palustre, un succo verdognolo screziato da oblunghi aloni marroni. E quella tovaglia macchiata di sugo ribolliva.
Oltre, la sterile periferia della città di mare; oltre, la baia; oltre, l’infinito.
«Parlami degli uomini, un’altra volta» insisteva la piccola. Una raffica d’innocenza morbosa.
E Strigoia sorrise, arrendevole.
Respirava la Terra, figlia dei suoi anfratti bui.
Era un parto della Notte. Un’abitante della tenebra. E non desiderava essere altro.
Sicché salutò l’imbrunire, avvolta dall’oscurità. Come di consueto. Come le diceva il suo istinto.
«Caldi, sudati…» replicò vellutata, e l’acquolina l’assalì. Ardente, incontrollabile, matta.
E voleva bere, e voleva dissetarsi, e voleva riempirsi, e zavorrarsi fino a saturazione. E poi dilaniare, e poi strappare, e poi mordere. E affondare, tutta, nel rosso.
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Terry Taylor, “Suckling Devils”
Shiny Happy People
L’odore era insopportabile.
Aderiva alle pareti del bagno. Marcio. Simile alla Morte.
Dalla finestra, un’opulenta canicola notturna si conficcava tra gli stucchi scalcagnati, riempiendoli d’estate.
La tenda a fiori si muoveva appena, oscillava. Un vecchio claudicante.
Persino il modello floreale, stampato sul tessuto del drappo, era sfiorito.
E il sobborgo boccheggiava, e con lui gli abitanti. Tutti.
E la vita si presentava in tale modo: ti adulava tendendoti la mano, ma non era altro che corruzione, un malefico spirito che ti divorava e andava di corpo. Evacuato, consunto e dimenticato: così ti riduceva. Così ti annientava.
E Amelia tossì.
E la tubatura nella stanza adiacente tossì.
E il lavandino tossì, e con esso tossì pure il bidet.
Gorgogliavano catarrosi. Erano tutti infettati d’esistenza. Imbevuti.
Terry Taylor, “The Pigs Asleep”
La giovane donna era seminuda, sdraiata sul pavimento in maiolica.
Il tonfo le aveva fatto perdere i sensi per alcuni minuti.
Aveva i capelli corti, unti e forse biondi, se solo li avesse lavati. E respirava con affanno.
Quindi, intontita, inquadrò una ragnatela ancorata al water, e fu ammaliata dai fili argentei.
L’alacre tessitore era un puntino maculato al centro di quella magione di seta.
Riluceva nel bianco del sanitario. E il luccichio del faretto lo sferzava, frenetico.
E le sarebbe stato sufficiente stendere il piede per rovinare quell’opera d’arte perfetta.
Un’infantile rivincita su chi le appariva soddisfatto del suo industrioso microcosmo.
E invece Amelia sospirò stanchissima e serrò le palpebre.
Ma doveva divorziare da quel buco maleodorante, e doveva vestirsi, e doveva andare da sua figlia.
Perciò, tastò le mattonelle a casaccio e venne premiata dalla Dea Bendata. L’eroina era lì.
Non l’aveva sognato.
Ed era tanta.
E lo aveva fottuto, e lo aveva inculato. Spogliato, razziato e stuprato. Quel che lui aveva fatto a lei.
E faceva. E avrebbe fatto, all’infinito.
Amelia lavorava per Antares da circa due anni.
L’infausto sodalizio era avvenuto per strada, la sua dimora d’allora.
Lei batteva, lui incassava. E per tenerla buona la pasceva ad eroina.
Un pappone. Uno spacciatore. Un delinquente come tanti e con un nutrito seguito di leccaculo.
Se non che, venti giorni prima, Amelia aveva dato alla luce un fagottino magro.
Sola, sul cesso. Il suo cesso. Lo stesso cesso puzzolente che, adesso, cromava l’alloggio.
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di Vera Q., estratti tratti da La croce.
La croce è l’ultimo libro di Vera Q. Per acquistarlo on-line, clicca qui. Per saperne di più su di lei, clicca qui. Clicca like sulla sua pagina facebook.
Per illustrare Vera Q., ho scelto la serie dei Vaginal Skulls di Terry Taylor che al proposito dichiara: «I teschi umani che dipingo richiamano frammenti del passato. Una storia di vita e di morte, umorismo e tragedia, verità e menzogna. I miei quadri sono dei viventi morti e dei morti viventi, come se l’anima continuasse a esistere come un’ombra che si radica altrove. Questo duo vita e la morte continua ad affascinarmi, come se da un passato magico e antico creassero tempeste nascoste che lacerano l’inconscio e lo possiedono».
La croce
2015
Quando si segna l’ubicazione di un tesoro su una mappa si annota una X.
Ma se è il Destino ad assegnarla, il Cammino diventa l’Incognita.
Miruna è madre, consacrata alla prole.
Amelia è madre, consacrata alla prole.
E in qualche modo, entrambe sono dipendenti da una sostanza.
Una dal sangue, l’altra dall’eroina.
La prima, a capo di un clan di Notturne, vampire, predatrici della razza umana.
La seconda, dedita alla fuga dal suo mondo lisergico.
La croce racconta il tortuoso percorso di due creature ai margini e della loro caccia al bene più prezioso: la Vita.
Uno scritto morboso, violento. La ricerca di una virgola da mettere sulla propria esistenza, laddove, invece, c’è un definitivo ed inestirpabile punto.