All'inizio del 2013 abbiamo deciso di regalarci la nuova cucina e dopo un'estenuante ricerca abbiamo trovato quella che ci piace! Una cosa tira l'altra e... "visto che ci siamo spostiamo quell'interruttore", "visto che ci siamo togliamo le mattonelle" e alla fine sono dieci giorni che la nostra cucina vuota ospita elettricisti, idraulici e muratori.
Ci siamo quasi e la prossima settimana la nuova cucina sarà montata e potrò finalmente rimettermi ai fornelli! Visto che logisticamente non ho potuto fare esperimenti culinari, ho letto ed ho riflettuto...Cosa? Ho pensato che sottovalutiamo il valore e l'importanza del cibo e il piacere della tavola. Senza un luogo di incontro come la tavola imbandita, ci sono meno momenti per stare insieme, non possiamo usare le cene come spazio per incontrare amici e non possiamo goderci il cibo. Il cibo è occasione di incontro e relazione, quindi.In realtà ci stanno ospitando parenti e amici deliziandoci di ogni prelibatezza, ma lo scegliere cosa mangiare, assecondare i propri gusti è comunque una necessità.Ho letto un bellissimo saggio sul valore antrolopogico del cibo dove si afferma che la scelta del cibo ha un forte valore simbolico: gli alimenti che scegliamo e ingerirli significa traformarli nella nostra sostanza intima, farli diventare parte di noi. L’alimentazione quindi come desiderio, appetito, piacere, ma anche della diffidenza, dell’incertezza, e dell’ansietà, se pensiamo a ciò che potrebbe non piacerci, intossicarci, farci del male.
Una scelta spontanea, selezione per sopravvivere, ma anche per assecondare i propri gusti e se volessimo andare oltre e insinuarci nella sociologia, scelta legata anche ruolo e abitudini sociali: dimmi cosa mangi e ti dirò che sei.
E potremmo parlare del cibo nelle religioni, delle scelte etiche vegetariane, delle ritualità e delle tradizioni del cibo. Che meraviglia....
Questo post senza ricetta è finito per diventare un mix filosofico, ne sono consapevole e cercherò di concludere con il mio pensiero: credo che dovremmo essere sempre più consapevoli di ciò che mangiamo, compriamo, per noi, per il nostro benessere, per il pianeta, ma anche per la nostra identità.
"Il punto non è mangiare nè vivere,
è sapere il perchè"
M. Barnabey "Estasi culinarie"