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La cultura ferita. Il “Golpe ai libri” dell’ultima dittatura argentina

Creato il 21 maggio 2015 da Allocco @allocco_info

La storia mondiale è piena di pagine nere per la cultura, in tutte le sue componenti (letteratura, cinema, arte, ecc.). Ciò che avvenne dagli anni ’60 agli ’80 del secolo scorso in alcuni stati dell’America latina, – e in particolare in Argentina – però, ha qualcosa di tristemente unico. Alla repressione “fisica” di tutto ciò che poteva rappresentare avanzamento, crescita e apertura, si accompagnò una serie di iniziative volte alla vera e propria “colonizzazione delle anime”, così come la definì il sociologo Max Weber.

È questo il fulcro del libro Golpe ai libri. La repressione della cultura durante l’ultima dittatura militare in Argentina (1976-1983) (titolo originale Un golpe a los libros. Represión a la cultura durante la última dictadura militar) di Hernán Invernizzi e Judith Gociol, frutto della collaborazione di due diversi ma paralleli progetti di ricerca nati indipendentemente l’uno dall’altro. “Repressione e cultura” nasce nel 2000 dalla Defensoría del Pueblo della città di Buenos Aires, con l’intento di osservare la nascita, lo sviluppo e le conseguenze della repressione della cultura ai tempi della dittatura di Jorge Rafael Videla; “Un golpe a los libros” si è da subito occupato di libri, autori ed editori perseguitati, alle dipendenze della Segreteria di Culturale del governo della capitale argentina. Così, nel 2002, condividendo l’idea che la cultura fosse l’obiettivo primario della dittatura militare argentina, le due iniziative hanno unito i propri sforzi e iniziato una ricerca condivisa. La repressione, sebbene da molti negata o sminuita, era affidata a militari spesso poco istruiti e ciò è provato dalle censure ordinate anche a quei titoli che, apparentemente, potevano contenere elementi pericolosi; ad alcune materie scolastiche che, nei propri programmi, prevedevano concetti “pericolosi”; a libri per bambini e ragazzi che facevano riferimento a riunioni e scioperi, eccetera.

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La censura in Argentina – ma basti pensare anche ai vicini casi del Cile e del Brasile, seppur con le dovute differenze – non prendeva di mira soltanto la produzione culturale nazionale ma anche e, forse, soprattutto quella proveniente dall’Europa (in particolare dalla Spagna) e dal Nord-America. A provvedimenti quali sequestri e roghi di libri, si affiancavano tentativi anche più crudeli come la “censura della persona”, per cui a qualsiasi persona poteva essere impedito di affermare le proprie idee o di pronunciare certe parole: conseguenza di ciò era quasi sempre un’auto-repressione che le stesse persone o gli enti culturali operavano in via precauzionale (occultamento e distruzione delle biblioteche personali e anche di collezioni e intere biblioteche pubbliche). Un processo di “riorganizzazione” (così veniva definita la dittatura argentina) che colpiva tanto studenti e intellettuali quanto autori e case editrici, come accadde per la EUDEBA, la Casa Editrice dell’Università di Buenos Aires o per altre editoriali. Tutto questo a dimostrare quanto la cultura, diritto umano menzionato negli articoli 22 e 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, sia pericolosa per il potere e quanto, al tempo stesso, sia essa stessa detentrice del potere dell’uomo.

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Golpe ai libri ripercorre la storia della repressione dell’epoca attraverso storie di idee, autori e case editrici, con un filo che lega queste esperienze, anche attraverso contributi fotografici, a molti altri esempi fuori dai confini argentini. Un’occasione per ripensare alle forme di censura passate e, purtroppo, presenti anche se invisibili.

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