Hortense nelle segrete delle cucine dell'Eliseo trova una squadra di chefs che le manifesta aperta ostilità e dovrà faticare per imporre la sua cucina fatta di antichi sapori allo stile greve e anche un po' presuntuoso di quella dell'Eliseo. Per un po' Hortense riesce a sopportare la pressione, aggira anche i divieti medici per la salute del presidente ma alla fine, impossibilitata a cucinare con il cuore e con l'anima come vorrebbe, schiacciata da burocrazie e ragioni di Stato, scrive la sua lettera di dimissioni irrevocabili.
Il tutto raccontato di malavoglia anni dopo durante un esilio volontario in una base francese antartica. La sua vita e carriera future saranno lontane dalla Francia. Il sogno è la Nuova Zelanda, terra vergine e di grandi opportunità.
I nomi e le fisionomie sono cambiate ma la storia raccontata nel film dell'esperto Christian Vincent è quella della cuoca Danièle Mazet Delpeuch, cuoca del Perigod che cucinò all'Eliseo per Mitterand in persona dal 1988 al 1990.
Tra i sentimenti sinceri del presente in una piccola comunità di un'isola dispersa nell'Atlantico e il racconto di un passato glorioso ma carico dell'amarezza di non aver potuto espletare al meglio il proprio compito, La cuoca del presidente è la storia di una donna ostinata che cerca di farsi strada in un mondo rigorosamente al maschile facendo letteralmente lo slalom tra veti incrociati, gelosie reciproche e burocrazie castranti.
La sua cucina fondata sui frutti migliori della terra, sulle carni più prelibate, sui prodotti più naturali disponibili è in aperto contrasto con la catena di montaggio impersonale e anche un po' arrogante che si trova nelle cucine dell'Eliseo. Ma la lotta è senza esclusione di colpi e reggere alla pressione per Hortense è difficilissimo. E dopo un po' di tempo diventa impossibile. Vincono gli altri.
Come ho già ammesso qualche tempo fa , qui sul nostro ramo d'albero siamo stati colpiti e affondati dalla sindrome di Masterchef e questo film può essere visto come una sorta di coadiuvante terapeutico.
Qui nonostante la confezione abbastanza lussuosa siamo solo dalle parti della compilazione, La cuoca del presidente è un involucro assai accattivante che racchiude poco più di una sfilata di ricette d'alta cucina tipicamente francese. E forse per questo può risultare alieno a spettatori come noi abituati ad altri ingredienti e a un altro modo di intendere alta cucina.
Tra la ricetta del guanciale della bella Aurora e il manzo dei marinai del Rodano va in scena uno spettacolo che dovrebbe essere indirizzato soprattutto a soddisfare le papille gustative e le cellule olfattive dello spettatore.
Ma purtroppo è solo cinema, non ci sono nè odori nè sapori.
La cuoca del presidente è un film senza troppe ambizioni, recitato da una Catherine Frot che si dimostra sempre esemplare nelle sue interpretazioni, che si indirizza soprattutto al pubblico francese per il suo racconto delle stanze del potere visto da una prospettiva nuova, quella di una donna energica che se ne frega di protocolli e gerarchie, di etichette e costi di gestione.
Vedibile in assoluto relax, certo, ma ampiamente perdibile.
( VOTO : 5,5 / 10 )