Magnetoterapia o mesmerismo è l’impiego terapeutico del “magnetismo animale”: si basa sul presupposto che ci siano "fluidi universali", o " magnetici", che abbracciano e penetrano ogni organismo vivente in un delicato equilibrio, dal movimento ritmico e perpetuo simile a quello del flusso e reflusso delle onde del mare. Quando questo equilibrio si altera l’organismo si ammala, e per farlo guarire il terapeuta deve utilizzare il magnetismo per concentrare e dirigere questo "fluido", il tutto con particolari movimenti delle mani detti "passi magnetici", toccando direttamente la persona o soffiandole sul viso.Franz Anton Mesmer (1734-1815), laureatosi in Filosofia e Teologia a Ingolstadt e poi in Medicina a Vienna, fu famoso per aver sostenuto proprio l'attività terapeutica del magnetismo, che fu l’oggetto della sua tesi di dottorato, completato presso l'Università di Vienna nel 1766: influenzato dal lavoro di Isaac Newton e dalla sua teoria della gravità, egli teorizzò appunto che l’influenza dei pianeti agisse come una marea sul corpo umano attraverso una forza universale, che chiamò "magnetismo animale". Ispirandosi probabilmente al gesuita francese Père Hell, al secolo Maximillian Hell, un gesuita professore di Astrologia che curava vari tipi di malattie ponendo, con un particolare rituale, delle calamite sulle parti malate delle persone, egli propose un modus operandi piuttosto originale che, indubbiamente, lo fece identificare più come uno sciamano o un santone piuttosto che come un medico con tutti i crismi.
Nel corso di sedute collettive, Mesmer accoglieva i malati nel suo studio vestito con una palandrana color lilla e una bacchetta “magica” di metallo tra le mani. Così addobbato li guidava poi nella stanza delle terapie, detta "l'enfer de convulsions", un salone al cui centro era presente una grossa tinozza di legno di quercia, chiusa da un coperchio metallico nel quale erano stati praticati dei fori. In un angolo della stanza un pianista suonava intanto delle arie di Mozart. Mesmer scoperchiava la tinozza, poi vi versava dentro limatura di ferro e vetro polverizzato, quindi mescolava e immergeva le mani e la bacchetta nell'acqua recitando particolari formule, per richiamare le energie animali e magnetiche e caricare l'acqua col suo fluido magnetico. Chiuso il coperchio, invitava i malati a introdurne l’estremità di una barra di ferro nella tinozza attraverso uno dei fori, mentre l'altra estremità doveva essere appoggiata sulla parte del corpo malata. Pare anche che la lunghezza della barra fosse stabilita in funzione alla parcella pagata (chi aveva pagato di più disponeva delle sbarre corte, e viceversa), e pare anche che Mesmer tenesse a disposizione dei meno abbienti una tinozza isolata e gratuita, che dava però risultati meno soddisfacenti.Per finire, i malati venivano legati l'uno all'altro con una corda metallica in modo da formare un cerchio, mentre Mesmer passeggiava intorno a loro. All'improvviso si avvicinava ad uno qualsiasi dei pazienti, gli afferrava la nuca e portava il viso vicinissimo al suo fissandolo intensamente negli occhi mentre mormorava qualcuna delle sue formule incomprensibili, oppure gridava. Si tratta di una tecnica definita "fascinazione" dagli ipnotisti e a quanto si dice funzionava, perché i malati così “trattati” cadevano a terra urlando, in preda a convulsioni isteriche, e, una volta risvegliati, dichiaravano di sentirsi bene, se non del tutto guariti. Un'altra pratica, per esempio, consisteva nel far sedere i pazienti con i piedi immersi nell'acqua “magnetizzata” di una fontana, mentre reggevano dei cavi attaccati ad alberi magnetizzati.
Il medico scozzese James Braid, il primo ad usare il termine ipnotismo, dimostrò l'inesistenza di un fluido magnetico nel fenomeno ipnotico ed il carattere soggettivo del fenomeno stesso. In seguito sia Jean Martin Charcot, neuropatologo francese, che Bernheim, professore della facoltà di medicina dell'Università di Strasburgo, avallarono le sue ipotesi con studi indipendenti. Fu però Pierre Janet, professore al collegio di Francia, che rilevò il carattere di automatismo e di semicoscienza degli stati ipnotici. Secondo lui l'ipnotismo è possibile perché in particolari condizioni si verifica una sorta di dissociazione psichica durante la quale la coscienza dell'ipnotizzatore riesce a prendere il posto di quella dell'ipnotizzato. Altri studiosi come Ochorowicz, invece, sostennero che esiste una sensibilità ipnotica di diverso grado nelle persone che le rende più o meno facilmente ipnotizzabili; l'ipnosi rientrerebbe nella fenomenologia paranormale, dato che sarebbe possibile anche ipnotizzare qualcuno a distanza. Poi arrivò Freud con le sue teorie che vedevano anche l'ipnosi in chiave psicanalitica: l'ipnotizzatore assumerebbe per la persona ipnotizzata la figura chiave che nella sua infanzia ha costituito l'autorità etica e morale (uno dei genitori, generalmente il padre) e quindi ha formato il suo super-io, e così riuscirebbe a farsi obbedire.Questi e altri illustri studiosi hanno espresso i più diversi punti di vista, ma siamo ben lontani dall'aver trovato una definizione univoca, universalmente accettata di ciò che è davvero l'ipnotismo, sebbene quasi tutti concordino che l'ipnosi di gruppo è inattuabile e inutile: sarebbe spettacolo, puro intrattenimento.Nel tempo ci sono stati anche diversi tentativi di rivalutare almeno in parte tecnica di Mesmer; ora come ora, molti lo vedono come un precursore sia nell'uso della suggestione (come una sorta di effetto placebo) per curare l'isteria, sia nel tentativo di attuare quella che oggi è conosciuta come psicoterapia di gruppo. Un bel riscatto per un uomo che quand'era in vita ebbe l'onta di venire definito un volgare ciarlatano.