Non è facile circoscrivere in poche parole la curiosità.
“La curiosità evoca la cura, l’attenzione che si presta a quello che esiste o potrebbe esistere; un senso acuto del reale, che però non si immobilizza mai di fronte a esso; una prontezza a giudicare strano e singolare quello che ci circonda; un certo accanimento a disfarsi di ciò che è familiare e a guardare le stesse cose diversamente; un ardore di cogliere quello che accade e quello che passa; una disinvoltura nei confronti delle gerarchie tradizionali tra ciò che è importante e ciò che è essenziale”
(Michel Foucault).
È la caratteristica di un intelletto attivo ma inquieto, forse inquietante, che spinge a conoscere, a cogliere l’ignoto che sfugge; “è essenziale alla fotografia, ma la sua spaventosa controparte è l’indiscrezione, che è una mancanza di pudore” (Henri Cartier- Bresson), per riuscire ad affacciarsi nelle vite, nel privato, negli sguardi ignari degli altri. Eppure è un motore propulsore, una passione, una forma di libertà, tant’è che “Si dovrebbe vivere se non altro per soddisfare la propria curiosità “(Dylan Dog) perché “colui che non è più capace di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto: i suoi occhi sono spenti” (Albert Einstein). Non a caso Ezra Pound esortava i giovani a essere curiosi e Stephen Hawking a guardare il firmamento: “Guardate le stelle e non i vostri piedi. Provate a dare un senso a ciò che vedete, e a chiedervi perché l’universo esiste.” In fondo in ogni epoca una schiera di uomini particolarmente attenti si è interrogata di fronte ai misteri della vita, della natura, dell’eternità e se “In milioni hanno visto la mela cadere, solo Newton è stato quello che si è chiesto perché.” (Bernard Baruch). Ancor oggi anche i più semplici e comuni mortali, senza grandi ambizioni, continuano a interrogarsi sul “chi, cosa, dove, come, quando e perché”, in quanto la scintilla della curiosità s’accende all’ improvviso: a volte per paura o convenienza viene spenta, ma il più delle volte alimenta “la mente (che) non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere.” (Plutarco). In verità però non per tutti “Il sole splende e riscalda e ci illumina e non abbiamo curiosità di sapere perché è così; e invece ci chiediamo la ragione di ogni male, del dolore e della fame, e delle zanzare e delle persone stupide.” (Ralph Waldo Emerson)
Chissà perché proprio gli stupidi incuriosiscono morbosamente, soprattutto quelli che credono di esserne molto distanti, ignari che prima o poi la stupidità coglie tutti, in modo diverso e più o meno evidente.
La curiosità è apertura, a volte invadente e sfrontata, a volte subdola e furtiva, comunque
Esiste una curiosità benevola, propria di coloro che raccolgono le lacrime altrui. Per Friedrich Nietzsche “Se la curiosità non esistesse, si farebbe assai poco per il bene del prossimo. La curiosità però si insinua sotto il nome di dovere o di pietà nella casa dello sventurato e del bisognoso. Forse anche nel famoso amore materno v’è una buona parte di curiosità”, spesso definita incoscienza.
A quella più innocua dell’umarell che controlla lo svolgimento dei lavori nei cantieri, si contrappone una curiosità malevola e fastidiosa, propria di chi si nutre del sangue e delle disgrazie altrui, e si fionda non appena capta odor di zuffa al punto tale che “Se la terra e la luna stessero per scontrarsi, senza dubbio molte persone farebbero in modo di trovarsi sui tetti per essere testimoni della collisione. (Stephen Crane). Insomma nel bel mezzo di un’apocalisse spunterebbero prontamente gli umarelli intergalattici.
Senza la curiosità si imparerebbe ben poco: “Si può insegnare a uno studente una lezione al giorno; ma se gli si insegna la curiosità, egli continuerà il processo di apprendimento finché vive. (Argilla P. Bedford). William Arthur Ward va oltre: “ L’insegnante mediocre racconta. Il buon insegnante spiega. L’insegnante superiore dimostra. Il grande maestro ispira” e motiva lo studente. L’apprendimento è per sua natura curiosità … indiscreto in tutto, riluttante a trascurare qualsiasi cosa, materiale o immateriale, inspiegabile (Filone di Alessandria). Chi da bambino non è mai stato curioso? Per natura “ i bambini sono curiosi. Nulla è peggio di una curiosità che si blocca. Niente è più repressivo della sua repressione. La curiosità genera amore e ci sposa nel mondo. Fa parte della nostra perversione, l’amore folle per questo pianeta impossibile che abitiamo. La gente muore quando la curiosità se ne va. (Graham Swift).
Dal connubio con il mondo è inevitabile ricordare che nell’ammore “c’è sempre molta illusione e molta curiosità (Alphonse Karr, un po’ pessimista), e che “ il desiderio di sapere se una donna è o non è tormentata dalla curiosità è peraltro una delle passioni più intense e insaziabili dell’animo maschile” (Ambrose Bierce). Altro che Bacco, tabacco e le forme di Venere ! Allo squillo di tromba delle umane passioni corrisponde però anche il più dimesso campanello d’allarme per cui l’ammore è finito quando non si è più curiosi di sapere a chi o a che cosa sono rivolte le attenzioni del partner.
Poco male, l’inesauribile, stravagante e multiforme curiosità decollerà prontamente per regalare nuove meraviglie.