La danza della pioggia contro Berlusconi

Creato il 10 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Gianni Pardo il 10 ottobre | ore 09 : 19 AM


La prima idea era stata quella di pubblicare tutti i titoli politici di sabato scorso della rassegna stampa della Camera dei Deputati, per dimostrare quanti di essi sono anti-governativi e quanti giornalisti e uomini politici – praticamente tutti – hanno il preciso desiderio di mandar via il Primo Ministro. Non per contestare le loro tesi: soltanto per dire che la noia provocata da questo coro è indicibile. Solo i selvaggi possono pensare che la parola abbia poteri magici, che se lo stregone ballerà in un certo modo, farà certi versi e dirà certe cose, il cielo si commuoverà e interromperà la siccità. Gli uomini civili sanno che la pioggia non ci ascolta. La stessa Chiesa Cattolica, che pure ha previsto una preghiera “per far piovere” (pro pluvia), quella preghiera non la rivolge al cielo o alle nuvole, ma a Dio stesso. Questi, essendo onnipotente, ha anche la forza di far piovere.
Il singolo, dinanzi a qualcosa di sgradito, prima si dispera, poi si rassegna. Questo atteggiamento cambia quando sente di far parte di una grande folla che invoca la stessa cosa: perché le masse, nei moderni stadi come negli anfiteatri romani e nei moti di piazza, hanno quasi un sentimento di onnipotenza. Mentre il singolo piange la morte dei propri genitori, migliaia, forse milioni di persone non hanno “accettato” la morte di Elvis Presley: non può essere, è vivo. Un uomo non è niente, ma se fa parte di un esercito si sente invincibile, non si arrende dinanzi ai fatti e men che meno alla logica.
Che ciò avvenga al livello dei tifosi di calcio o di musica pop in fondo non stupisce. Per interessarsi a quegli spettacoli non si richiede la laurea in filosofia. Stupisce invece che nello stesso abbaglio cadano persone colte. In particolare quegli specialisti del senso del reale (e perfino del cinismo) che sono i politici, e quei giornalisti pensosi che gli reggono la coda.
È evidente che molti desiderano che Berlusconi si tolga di mezzo. Ed è pure evidente che ciò sarebbe loro utile: ma non ha senso ripetergli ogni giorno, con cortesia o con brutalità, che se ne deve andare, e a quali condizioni, e perché, e come, condendo l’invito con inchini o con insulti e dimenticando che il destinatario ha un interesse opposto e che può rispondere con un semplice, rotondo “no”. Molti reputano (o sostengono ipocritamente) che il famoso “passo indietro” sarebbe utile alla nazione, ed è per questo che lo chiedono; ma il Presidente del Consiglio reputa (o sostiene ipocritamente) che un suo ritiro danneggerebbe il Paese, e dice di no. Dopo questo pareggio il Primo Ministro ha ancora il coltello dalla parte del manico e due Camere pronte a riconfermargli la fiducia. A che scopo insistere instancabilmente con la danza della pioggia, se il cielo non ha orecchie?
Si parlava di una noia indicibile, del tedio ispirato da una diatriba sul sesso degli angeli in un’assemblea di atei. L’uggia è viepiù accentuata dal fatto che, ispirati dall’antipatia – e in qualche caso dall’odio – coloro che non sopportano Berlusconi ne spiano ogni parola, ogni sospiro, ogni battuta scema per riferirla, farsene beffe o indignarsi. Concludendo inevitabilmente che quella è una ragione in più per mandarlo via, come se la gaffe contribuisse al supposto potere dei critici di eliminare quell’uomo dalla scena politica. Il fatto è che quel potere non l’hanno e saremmo tanto lieti che se ne accorgessero. E che si discutesse d’altro.
Che Silvio straparli spesso e volentieri, riempiendo molto fastidiosamente i giornali, non è cosa che importi. Un politico è come un chirurgo: se mentre opera un malato bestemmia, prega o fischietta, quello che importa è come starà il paziente dopo l’intervento. Gli antiberlusconiani sono del parere che in questo caso il chirurgo stia ammazzando il malato? E sia: ma devono ottenere che gli si voti la sfiducia. Solo dopo avranno il diritto di mettersi a discettare della prossima mossa, a indicare con chi ci si allea e per fare che cosa. Discuterne oggi è straordinariamente inutile e straordinariamente noioso. Dopo avere battezzato con almeno una ventina di nomi diversi un governo senza Berlusconi, sembrano non essersi resi conto che il problema non è il nome del nascituro, ma che la donna partorisca.
Per questo viviamo un periodo in cui molti non hanno più la forza di leggere giornali o ascoltare dibattiti. Aspettiamo che lo stregone smetta di strapazzarsi e poi si potrà discutere fra persone serie.
giannipardo@libero.it
9 ottobre 2011


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