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La denuncia di Flavia Perina: “Vogliono chiudere il Secolo d’Italia”

Creato il 29 ottobre 2010 da Kobayashi @K0bayashi

secolo_ditaliaFlavia Perina, direttrice del quotidiano di centro-destra Il Secolo d’Italia, ha denunciato dalle colonne del suo giornale alcune manovre sospette per arrivare entro breve alla chiusura della testata, già colpita dall’azzeramento del finanziamento pubblico dell’informazione cooperativa e politica (con la cancellazione della legge sul diritto soggettivo, sostituita con un generico fondo per l’editoria) e colpevole – a suo dire – di non rispettare alla lettera l’allineamento al pensiero dell’attuale maggioranza di governo, in particolare quello del Pdl.

Al netto delle dietrologie e della strenua difesa della sua creatura da parte di chi la dirige, però, è indubbio constatare la difficile situazione editorial-politica della vicenda: non è un mistero che la linea del “Secolo” più sia vicina alla componente finiana che a quella berlusconiana del(l’ex) Popolo della Libertà, ora confluita in parte nel nuovo soggetto Futuro e Libertà, ma è pure un dato oggettivo che le redini del quotidiano siano in mano agli ex colonnelli di An rimasti invece fedeli in blocco (con la sola eccezione di Raisi e, in parte, di Alemanno) al premier in carica.

Ci vogliono cancellare. Non è un gioco di parole, o una battuta, o una drammatizzazione giornalistica. Negli ultimi tre giorni, lontano dai riflettori, si è consumato quello che potrebbe essere l’ultimo atto del “Secolo d’Italia” dopo 50 anni di storia. Raccontare quello che è successo è molto semplice: ieri avremmo dovuto avere la garanzia delle anticipazioni economiche che ci servono per arrivare a fine anno (700mila euro) e invece non è arrivata.

Dopo una confusa riunione del Comitato dei garanti, molte promesse, rassicurazioni. trattative, l’atto conclusivo che ci avrebbe consentito di “metterci a posto” non è stato varato. Per di più il Comitato ha “dimissionato” a maggioranza il senatore Franco Pontone, che rappresentava per noi una garanzia di trasparenza e di equilibrio, sostituendolo con Franco Mugnai sulla base degli accordi raggiunti dagli “ex colonnelli” (che hanno la maggioranza nel Comitato).

Il colpo di mano era stato largamente annunciato un paio di settimane fa dalle dichiarazioni di Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri su Libero e il Giornale, con aperti rimproveri sulla “linea” del nostro quotidiano. C’è qualcuno, evidentemente, che ritiene provocatoria l’esistenza di un giornalismo di destra che si sottrae al coro: anche se non fa decine di migliaia di copie, anche se non è ospite fisso dei talk show come gli onnipresenti Belpietro e Sallusti, anche se non fa polemiche ad personam ma cerca di lavorare sulle idee, la riflessione, il ragionamento.


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