La deriva dello sport: andiamo verso il “Giocatore per Azioni”?

Creato il 22 ottobre 2013 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Sul proprio Blog della Gazzetta dello Sport, "Che Palle!", Mario Salvini ci racconta una novità targata Stati Uniti, nel football americano, che lascia decisamente perplessi. Ha coniato anche la definizione di "giocatore per azioni" (anziché "società per azioni").

Arian Foster, runningback degli Houston Texas è stato comprato dalla Fantex, società finanziaria, che con l'autorizzazione della SEC lancerà una vera e propria OPA (offerta pubblica di acquisto) sul 20% del giocatore.

Verranno infatti messe in vendita 1,06 milioni di azioni, a 10 dollari cadauna. Solo a cittadini americani che però non potranno possedere più del 1% del valore complessivo del giocatore. Foster incasserà quindi 10 milioni di dollari, ne darà circa la metà alla Fantex e remunererà gli azionisti con il 20% dei contratti che firmerà per sfruttamento dei diritti di immagine e pubblicità.

E in fondo altro non è che un'evoluzione della TPO (Third-Party Ownership) che stiamo imparando a conoscere nel calcio e che la UEFA vuole bandire (in Inghilterra è già vietata): società finanziarie che comprano quote dei "cartellini" di giocatori poco sconosciuti, scommettendo sul loro successo.

Salvini ha anche intervistato sul suo Blog Francesco Carlà, presidente di finanzaworld.it che ha dipinto lo scenario che ci attende:

Non appena si capirà che la cosa funziona penso che molti atleti vorranno fare come Foster, per capitalizzare e magari abbattere costi di intermediazione sull’immagine.

Arriveranno gli investitori, gli speculatori. Col pericolo, già riscontato da noi con la quotazione di Juve, Roma e Lazio, che qualcuno confonda il tifo con l’interesse.

E poi arriveranno tutti quei derivati, opzioni e assicurazioni, che permetteranno di controbilanciare i rischi, primo tra tutti quello di infortunio.


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