La Dia: il porto di Palermo è Cosa Nostra. Scattano i provvedimenti preventivi

Creato il 14 marzo 2012 da Andreaintonti

foto: palermo.repubblica.it

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Palermo, 14 marzo 2012 – Quello dei porti – Gioia Tauro e la 'ndrangheta sono lì a testimoniarlo[1] – è uno dei principali interessi coltivati dalla criminalità organizzata.
Prima della parziale vendita avvenuta lo scorso anno, alla società “New Port”, operante nell'area del porto palermitano, era stata chiesta una vera e propria “bonifica” da individui che la mettevano a serio rischio infiltrazioni. Quaranta dei 157 soci, infatti, avevano precedenti per mafia. La cessione di alcuni rami d'azienda alla “Portitalia srl” ed alla “Tcp srl”, a cui sono affidate la distribuzione delle merci, i trasporti e la logistica all'interno dell'area era parsa però solo un'operazione di facciata, come ha sottolineato il procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia palermitana Vittorio Terresi, che ha poi precisato come questo sia di fatto un provvedimento preventivo «che ha la durata di sei mesi, rinnovabile per altri sei» e che potrebbe portare anche ad un nulla di fatto. «Se non si ravviseranno le paventate infiltrazioni i beni saranno restituiti agli originari amministratori» - ha concluso il procuratore - «Se invece si riscontra effettivamente l'infiltrazione, le società e i beni potranno essere sequestrate e confiscate» come prevede il nuovo codice antimafia.
Proprio grazie alla scoperta dei “rappresentanti” di Cosa Nostra portate avanti dalla Direzione Investigativa Antimafia e dalla prefettura di Palermo è stato possibile sospendere l'amministrazione delle tre società ed al sequestro dei beni di quattro soci della “New Port”, società nella quale si trovavano gli esponenti delle famiglie. A far partire le indagini è stato il fatto che la New Port «diventata una scatola vuota», come dice il colonnello Giuseppe D'Agata, capocentro della Direzione Investigativa Antimafia palermitana, «abbia ceduto i rami d'azienda alle altre due società oggetto della sospensione dell'amministrazione. Ci sono gli stessi soci, gli stessi organi direttivi, i rami d'azienda sono stati acquisiti nella stessa data, hanno la stessa sede e, soprattutto, hanno programmato un pagamento molto comodo (216 rate mensili, ndr) che non considera nemmeno gli interessi».
Ma chi sarebbero, potenzialmente, gli esecutori di questo nuovo “tavolino”?
Per il mandamento di Porta Nuova c'erano Girolamo Buccafusca, 55 anni, accusato di associazione e traffico di droga, destinatario dell'obbligo di soggiorno per quattro anni e sottoposto al sequestro dei beni, diventato effettivo nel 2008, ed il cugino, omonimo ma nato sei anni dopo.
Per la famiglia di Partanna Mondello c'era Giuseppe Onorato, 57 anni, indagato ma mai condannato. È fratello di Francesco, oggi collaboratore di giustizia.
Per la famiglia del mandamento di Corso dei Mille, Antonino Spadaro, 56 anni, condannato per mafia, estorsioni e droga.
Da Brancaccio arriva invece Maurizio Gioè, nipote acquisito di Pino Savoca, 71 anni, tra i più fedeli alleati di Salvatore Lo Piccolo e consegnatosi nel 2006 al carcere di Spoleto.
Per il mandamento di Borgo Vecchio Erasmo Fiore, figlio di Giuseppe, indicato dal collaboratore di giustizia Antonino Calderone come uomo di spicco della famiglia e fratello di Giovan Battista, sottoposto a regime di sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel 1994.
Salvatore Macaluso, indagato per estorsione, traffico di droga, riciclaggio e intestazione fittizia di beni in complicità con il boss Angelo Galatolo, sarebbe invece il referente del mandamento di Acqua Santa.
Per quanto riguarda i non-rappresentanti, Ferdinando Parrinello è stato coinvolto nella vicenda “Brancagel”, la società che tra un carico di prodotti ittici e surgelati era diventata anche corriere della droga con l'America Latina[1]. Martino Brancatelli, suocero di Parrinello e titolare della società, fu raggiunto nel settembre del 1992 da un'ordinanza di custodia cautelare da parte. Venne poi assolto e le quote societarie gli furono restituite.
Nel 1986 il nome di Vincenzo Spataro, presidente della “New Port”, è stato controllato insieme al già citato Girolamo Buccafusca, Melchiorre Guglielmini – condannato per estorsione nell'operazione “Old Bridge”[3] - Ciro Battiloro, Antonino Davì e Antonino Mancino.

Note

[1] 'Ndrangheta, 26 arresti per il porto di Gioia Tauro di Giuseppe Baldessarro, Repubblica, 22 dicembre 2009;
[2] Nel bunker 20 metri cubi di miliardi di Marco Nese, Corriere della Sera, 29 settembre 1992;
[3] Mafia, 90 arresti tra Palermo e Stati Uniti, Corriere della Sera, 7 febbraio 2008

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