La diatriba Wellywood

Da Angelozinna

Perche` voi pensate che “si dai, laggiu`, in quella piccola isola isola in mezzo al Pacifico, cosa vuoi che succeda?”. Voi pensate che solo in Libia, solo in Egitto, solo in questi posti accadano proteste e rivoluzioni. Voi che scendete in piazza per le riforme scolastiche, manifestate contro Berlusconi, raccogliete firme, credete che in Nuova Zelanda sia tutto tranquillo, che qui si viva in un clima di costante pace, che apparte qualche terremoto, infondo si sta bene. E invece no cari amici, vi sbagliate, vi sbagliate di grosso.

Pochi giorni fa si respirava un clima di odio qui a Wellington, la paura era negli occhi dei cittadini della capitale, dopo che e` stata annunciata la messa in atto della proposta avvenuta lo scorso Marzo. Circa una settimana fa infatti, e` stato dato il via libera alla costruzione dell’enorme segnale “WELLYWOOD”, che sarebbe dovuto sorgere sulle colline che circondano l’aeroporto, per celebrare la crescente industria cinematografica del Paese, che ha visto passare capolavori come “Il Signore degli Anelli” e “L’Ultimo Samurai”. La rivisitazione del famoso cartello americano, delle dimensioni di 3,5 metri per 28, sarebbe dovuto essere pronto per l’inizio dei mondiali di rugby, in Settembre, quando l’intera citta` sara` sotto la luce dei riflettori, con l’intento di attirare l’attenzione ed aumentare il turismo, una mera operazione di marketing insomma, un po` come il Centro Coop a Empoli (avrei preferito un cartello Empoliwood eh, intendiamoci).

Ma il popolo non ci sta, e cosi`, vedendo il ridicolo segnale come un oltraggio alla propria dignita`, ha, nelle ultime ore, iniziato le proteste, minacciando di mettere a ferro e fuoco la citta` se la decisione non verra` rivista. Il gruppo “Hey, let’s NOT have a WELLYWOOD sign in Wellington” ha gia` raggiunto quindicimila iscritti, e numeroso proteste hanno gia` bloccato il traffico piu` volte nell’area dell’aeroporto. La fabbrica di birra Moa, di Blenheim, ha offerto 15 casse di birra senza fare domande, a chi buttasse giu` parte del del segnale una volta costruito, dicendo “Vedendo il segnale come un qualcosa di completamente inoriginale, sarebbe carino vederlo distrutto in maniera originale, sentitevi liberi quindi di pensare fuori dalla scatola”. In molti hanno gia` promesso di appiccare il fuoco al segnale in caso venisse costruito, e degli abitanti della zona hanno gia` costruito un cartello simile sul tetto della propria casa con scritto “FAIL”, per far capire, a detta loro, quanto sia antiestetico. Operatori del settore cinematografico si sono dichiarati contrari, vergognandosi di dover essere costretti a dover copiare qualcun altro per attirare l’attenzione del pubblico. Guerra aperta al segnale, insomma, i bambini per le strade non giocano piu`, la tensione e` nell’aria, e le facce cupe dei cittadini di Wellington ti scrutano quando passi per capire se anche tu sei un Anti-Wellywood. La forze di polizia e le squadre anti-sommossa hanno dichiarato nel terrore “Siamo felici per le persone che fanno una protesta pacifica in nome delle loro opinioni, e siamo felici che la gente abbia qualcosa da dire, che sia positivo o negativo”. Parole dure, a Wellington, in questo periodo, non si fa vita facile.

Ma e` di quest’oggi, nel tardo pomeriggio, la notizia che la costruzione del cartello e` stata momentaneamente sospesa, in attesa di una soluzione migliore che metta d’accordo tutti, tra le alternative proposte sulla pagina di Facebook “WELLY WOULDN’T” e “WELL Y, WOOD YOU?”, oltre a scienziati ed esperti di cartellonistica che si chiedono perche` non scriverci “WELLINGTON” e basta. Il popolo ha vinto quindi, il popolo ha preso il potere sulle autorita`, tutti vissero felici e contenti, senza il segnale di WELLYWOOD.

E tutto questo casino solo per un cartello, pensate se avevano un presidente che andava a troie.

Angelo Zinna, in diretta dalle trincee di Wellington, ripasso la linea allo studio.



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