La dichiarazione
Serie The Declaration #1
di Gemma Malley
Serie: The Declaration #1
Edito da: Salani Editori
Prezzo: 16,50 €
Genere: Distopico
Pagine: 304
Trama: Anna non avrebbe mai dovuto nascere. Insieme a tutte le Eccedenze come lei, è costretta a vivere in un apposito istituto, per diventare Risorsa Utilizzabile e poter pagare in questo modo il suo “Peccato di Esistenza”. Non conosce il Mondo Esterno e non ricorda il proprio passato, è come se fosse nata lì dentro, prigioniera in una Casa d’Eccedenza. Finché in quel luogo spietato e grigio non arriva un ragazzo strano, che non tiene lo sguardo a terra ma guarda tutto e tutti con occhi penetranti e curiosi. E che racconta ad Anna una storia diversa… Nel suo audace debutto narrativo Gemma Malley ci costringe a riconsiderare alcuni miti dominanti nella nostra società, come quelli della bellezza e della giovinezza, e getta una luce inquietante su grandi temi ecologici e politici, quali la sovrappopolazione e la limitatezza delle risorse del nostro pianeta, creando un potente dramma futuristico. Ma “La Dichiarazione” è anche qualcosa in più: il manifesto che l’esistenza ha già in sé e per sé la propria giustificazione e che l’essere utile non ha un valore consumistico ma è all’interno della logica dell’amore.
Divorai questo libro in meno di 24 ore. Ma non è un bel libro. Cercai di capire perché ovunque fosse così osannato. Tuttora non capisco. Ma ora basta parlare per enigmatiche frasi criptiche.
La copertina è straordinaria, la adorai quando comprai questo libro, una cosa come 5 anni fa, e in tutto questo tempo non ho mai smesso di amarla. Ieri lo presi in mano dopo tutti questi secoli in cui aveva stazionato intonso sui miei scaffali, solo soletto a prender polvere. Ero sconfitta già in partenza perché la Salani ha bellamente deciso di non pubblicare i due seguiti della trilogia in Italia, ma d’altronde il libro l’avevo comprato (e pagato caro per altro!), e così, nel disperato bisogno di staccare da una saga interminabile che mi sta tuttora strappando lentamente la pelle da dosso, lo presi in mano e lo lessi tutto d’un fiato.
Già le premesse di copertina che lo paragonano a 1984 e a McCarthy, oltre alla trama promettente, mi prepararono alla lettura di un libro indimenticabile, accompagnato dalle sue mille ottime recensioni… e poi la bomba mi esplose in mano. Era un aereo sempre pronto a decollare ma che non ha mai staccato le rotelle dalla pista. Non so se sia una pessima traduzione, perché in alcuni punti le descrizioni sono commoventi, ma per la maggior parte del racconto la sensazione che più mi sembra presente è la bidimensionalità: il libro sembra privo di profondità, personalità, tutto è piatto, freddo, impersonale, apatico, giusto una storiella da leggere la sera, senza possibilità di immedesimarmi; i personaggi sono privi di particolari caratteristiche, gli ambienti sono solo piantine ben descritte, i sentimenti poi non ne parliamo, un piattume del tipo paura, amore, odio e stop. Questo libro è tutto un cartonato di un mondo ben dipinto, eppure vi è zero approfondimento, zero carattere, zero personalità. Ma parliamo della storia…
2140. La vecchiaia è stata abbattuta, ora ci sono solo individui di mezza età che non moriranno mai.Tuttavia, i pochi “giovani” che hanno avuto la fortuna di assistere alla scoperta della Longevità spesso non ci stanno e procreano figli che ora non sono più benvoluti e vengono chiamati “Eccedenze”, a meno che i genitori non rinuncino alla vita eterna potendo avere quindi uno e un solo figlio. Le Eccedenze vengono messe in dei collegi/penitenziari dove imparano mestieri utili che i Legali (i longevi, gli immortali insomma) si rifiutano categoricamente di fare (sarti, cuochi, camerieri, ma soprattutto governanti). Anna è un’Eccedenza e fino all’arrivo di Peter era sempre stata un’Eccedenza modello, impeccabile, consapevole del peccato della sua esistenza e dei suoi genitori egoisti. Una povera scema. Poi arriva Peter, che con due paroline la fa diventare una super ribelle, pronta a scappare attraverso un tunnel nelle segrete del loro collegio, tunnel riparato solo da una grata, ma ovviamente mai scoperto in centinaia di anni di usufrutto della struttura!
Da qua in poi la trama si dipana ben poco: rari i colpi di scena (per la maggior parte prevedibili e annunciati dall’autrice stessa), stesso livello di tensione medio bassa per tutto il libro; concedetemi di dire una noia veramente scocciante. Poche citazioni degne di nota, zero figure degne di figura, tutte caratterizzate o da odio profondo o da amore profondo, senza mezzi termini, bah. Per non parlare poi (ATTENZIONE! Piccolo ma prevedibilissimo spoiler) della ridicola “storia d’amore” (?) fra Anna e Peter, che a 15 anni o poco più si amano e stanno vivendo un’intramontabile storia d’amore che segnerà le loro brevi esistenze e melensaggini varie e appunto ridicole.
E’ un libro che si legge super in fretta perché è scritto a caratteri cubitali e comunque speri sempre che il fringuellino prenda il volo (speranza inutile, gente!). Mi ritrovo a non poter consigliare questo libro a nessuno: non è minimamente rappresentativo del genere distopico, che in quanto genere almeno in parte politico-sociale, ci tiene sempre a precisare la scala gerarchica, le attuali usanze, il passato e la tirannia regnante all’epoca del libro, cose che in questo libro sono a malapena accennate, certe cose non stanno davvero né in cielo né in terra. Sono veramente amareggiata, ma forse, potrei consigliare questo libro a una generazione di dodicenni che si vogliono avvicinare alla distopia, ma moooooolto in generale. Il libro si chiude perfettamente anche da solo senza bisogno dei seguiti, di cui ho letto la trama in inglese e mi paiono ancora peggio del primo anche a livello di trama.